Sindaci popolari e impopolari. La politica lontana non interessa

Foto: Chiara Appendino è prima nelle percentuali di simpatia dei cittadini, Virginia Raggi, 102a, penultima

I sindaci. Chi sale e chi scende

È apparsa pochi giorni fa la notizia relativa al gradimento riservato ai sindaci dai propri cittadini. È una iniziativa del Sole 24 ore che commissiona il sondaggio alla Ipr Marketing. Mediamente la popolarità dei sindaci cala. Vanno però molto bene Claudia Appendino, Cinque Stelle, sindaca di Torino, prima in classifica, che gode del 62 per cento di percentuale e guadagna il 7,4 per cento rispetto al giorno dell’elezione. Vanno bene anche Dario Nardella, Centrosinistra, sindaco di Firenze (61 per cento, + 1,8) che è al secondo posto e Federico Pizzarotti, Cinque Stelle “scomunicato”, sindaco di Parma (60,5 per cento, + 0,5) che occupa il terzo posto. Vanno male invece Vito Damiano, Centrodestra, sindaco di Trapani (45 per cento, – 8,6), Virginia Raggi, Cinque stelle, sindaca di Roma, (44 per cento, – 23,2) e Maria Rita Rosa, Centrosinistra, sindaca di Alessandria (42 per cento, – 25,9). Questi sono agli ultimi posti: rispettivamente 102°, 103° e 104° posto.

Il testa-coda dei Cinque Stelle

Particolarmente interessante il caso dei Cinque Stelle che, si può dire, vanno in testa coda: la Appendino è al primo posto, mentre Virginia Raggi è al penultimo. Il quale caso è interessante anche se paragonato con il dato di un altro sondaggio, questa volta del Corriere del 14 gennaio. Nando Pagnoncelli, che lo commenta, titola: “M5S sorpassa di nuovo il PD” e ridiventa primo partito. Nelle pagine interne il titolo è: “Il caso UE non scalfisce M5S”. Dunque i Cinque Stelle subiscono contraccolpi, positivi e negativi, nelle amministrazioni locali, non subiscono contraccolpi o ne subiscono di trascurabili della politica europea.

La politica o serve o non è

Il che la dice lunga sull’idea di politica che gli elettori italiani hanno.  La politica “vicina” interessa e viene giudicata. La politica lontana non interessa e non viene giudicata. In altre parole ancora: la politica deve “servire” a qualcosa, o serve o non è. Gli amministratori locali devono far funzionare i trasporti e riparare le buche delle strade e quando lo fanno vengono premiati. I parlamentari europei fanno i cavoli loro e non si riesce a capire come i cavoli loro siano anche i nostri. E quindi il pasticcio, da perfetti dilettanti della politica messo in piedi dai Cinque Stelle con le alleanze “europee”, non interessa e non cambia il parere degli elettori.

Il che è preoccupante perché mentre la politica è sempre più globale, gli elettori la vedono sempre più locale. E il rischio è che le due dimensioni, se non si incontrano, non solo nei politici, ma anche negli elettori, potrebbero finire per danneggiare tutti, elettori compresi.