Vado a messa tutti i giorni. Ma è diventata un’abitudine

Vado a messa tutti i giorni. Siamo meno numerosi. Mi accorgo che anche per me è diventata un’abitudine e sono tentata di fare come tutti: andare solo la domenica. Tu cosa mi consigli? Luigia

Cara Luigia, la partecipazione alla messa è frutto di un incontro col Signore, di un cammino di fede personale, di una vita radicata in quei valori evangelici che arricchiscono il quotidiano. Le statistiche evidenziano una tendenza alla secolarizzazione e all’affievolimento della partecipazione alla messa domenicale. Per tanti credenti, come tu affermi, è reale il rischio di un’ abitudine nella pratica religiosa, che si può declinare nella disaffezione e nell’allontanamento dalla frequentazione sacramentale.

Il piccolo gregge

Questa però, può divenire un’opportunità. L’abitudine è “un abitus”, uno stato che si acquisisce nel tempo, una possibilità per approfondire i significati e le motivazioni di alcune scelte e ritrovare la freschezza del “primo amore”. La vita di fede risente della fatica della fedeltà quotidiana, della paziente perseveranza in un cammino che può ritrovarci soli, in compagnia di pochi fratelli. Comprendo il tuo disagio e la tua sofferenza di fronte alla scarsità di partecipazione alla messa. Il clima diffuso di individualismo e di superficialità nel quale si vive non aiuta; il relativismo dominante lo favorisce. La complessità del momento presente apre al realismo di una vita cristiana che non appartiene più alle grandi masse, ma a un “piccolo resto”: singoli credenti, piccole comunità numericamente esigue, ma qualitativamente più responsabili e credibili nella loro testimonianza di vita. Gli eventi di massa possono essere gratificanti, ma non sono segno di una vitalità stabile che permane nel tempo.

Lasciarsi affascinare

Occorre recuperare l’audacia della fede che, in tante parti del mondo, fratelli e sorelle ci testimoniano con l’offerta della loro vita. Non desistere dalla frequentazione nella tua comunità, nella quale con i pochi fratelli e sorelle puoi spezzare il pane e cibarti di quella Parola di vita del Vangelo che forma cuore e mente secondo i sentimenti di Cristo. Così erano le prime comunità cristiane: pochi credenti affascinati dal Cristo morto e risorto annunciato dagli apostoli! Anima la tua comunità con la freschezza della fede purificata dalla croce per generare la vita nuova della Pasqua, capace di creare opportunità là dove non sembrano presenti. Non lasciarti sedurre dal rimpianto dei “tempi lontani” che appartengono al passato, e apriti ad abbracciare il presente, l’oggi della salvezza che ti viene donato da Dio per realizzare con Lui il suo Regno.

Affidarsi, nella nostra debolezza

Il nostro tempo ha bisogno di cristiani audaci che sanno riconoscere la presenza di Dio nella Chiesa e nella storia, abitandola e irradiandola con lo spirito delle beatitudini. Mettiti in cammino con determinazione, privilegiando la dinamica del tempo su quella dello spazio, ringraziando il Signore per il cammino che chiede nell’oggi: solo così avrai gli occhi sufficientemente aperti per scoprire il comportamento di Dio e la sua rivelazione e separarli dalle ambiguità umane. Ringrazia Dio per l’incertezza in cui ci ha posto, occasione forse per scoprire i mezzi di salvezza impensati e dimenticati. Cammina in novità di vita scoprendo la forza dirompente e profetica della preghiera come luogo di apprendimento della speranza. Dal riconoscimento umile della fragilità che caratterizza la tua vita e quella del mondo può scaturire l’atteggiamento dei figli che si affidano al Padre nella loro indigenza, alzano a Lui il loro grido e ne ricevono la forza dello Spirito che ancora opera nel mondo. Quando preghi parla con Dio e ascolta Lui che parla. In questo modo si realizza in te e in ciascun orante quella purificazione del cuore mediante la quale si diventa capaci di Dio e idonei al servizio dei fratelli. Così saremo servi della speranza. E il mondo rimarrà aperto a Dio!