Anne Frank e Etty Hillesum: due giovani donne ebree anticonvenzionali e con il cuore aperto

Enzo Romeo, caporedattore-vaticanista del Tg2, ha scritto Diari a confronto. Anna Frank. Etty Hillesum (Ancora Libri 2017, Collana “Profili”, pp. 192, 16 euro, traduzione dai diari di Stefano Musilli), nel quale il giornalista e saggista mette a confronto gli scritti di due donne straordinarie unite da dal medesimo tragico destino. Anna Frank (Francoforte sul Meno, 12 giugno 1929 – Bergen-Belsen, febbraio o marzo 1945) ed Etty Hillesum (Middelburg, 15 gennaio 1914 – Auschwitz, 30 novembre 1943), una appena ragazza, l’altra nel pieno della sua gioventù, che hanno in comune il «tarlo per la scrittura», travolte dai drammatici eventi della II Guerra Mondiale.
Nelle pagine dei diari di Anna ed Etty c’è ironia, buon umore, senso di gratitudine per la vita, amore, attenzione agli altri, mai odio. Ciò è anche dovuto al fatto che Frank e Hillesum non solo sono due donne anticonvenzionali ma «sono soprattutto due donne dal cuore aperto, che si abbeverano alla parte migliore della cultura del loro tempo e si confrontano non solo col Dio del Vecchio Testamento ma anche con il messaggio liberante dell’ebreo Gesù. Vogliono vivere fino in fondo la propria vita, senza farsi schiacciare dal terribile condizionamento della follia hitleriana, preservando quella libertà intima, profonda, insita in ciascuna persona che neppure il peggior nemico può usurpare. Anna ed Etty non cadono nella trappola dell’odio e della vendetta; sono convinte che ci sarà una nuova alba per l’umanità e riescono a scorgere un lampo di luce pur tra le tenebre del tempo storico cui sono inchiodate. E questo le rende attuali, anzi profetiche. Un esempio per tutti noi nell’oggi complicato con il quale dobbiamo fare i conti» precisa l’autore.
Entrambe residenti nella «cerchia dei canali di Amsterdam», l’alloggio segreto di Anna e la casa di Etty distano circa due chilometri e mezzo, Anna dal 6 luglio 1942 nascosta insieme alla sua famiglia nella soffitta segreta in Prinsengracht 263, edificio in cui ha sede la ditta del padre Otto. Etty, residente al numero 6 della Gabriël Metsustraat nell’abitazione di Hendrik Wegerif, che rimarrà la sua casa fino al momento della deportazione. Entrambe ebree e come tali destinate a finire nei campi di concentramento. L’adolescente che da grande avrebbe voluto fare la giornalista e la laureata in Giurisprudenza, consapevoli del proprio destino, decidono comunque di vivere fino in fondo il tempo che è stato loro concesso, anzi, «se possibile di renderlo più ricco, traendo frutto dalle vicende drammatiche che devono affrontare insieme ai loro familiari e amici» scrive l’autore.
Il 12 giugno 1942, Anna ha ricevuto per il suo tredicesimo compleanno un quadernino a quadretti bianco e rosso, sul quale inizia a scrivere in olandese il Diario. «Eccomi al punto da cui è nata quest’idea del diario: io non ho un’amica. Per essere ancora più chiara devo aggiungere una spiegazione, perché nessuno crederebbe che una ragazza di 13 anni sia completamente sola al mondo, e infatti non è così: ho due cari genitori e una sorella di 16 anni; conosco in tutto almeno trenta ragazze, alcune delle quali si potrebbero definire “amiche”; ho una schiera di corteggiatori che hanno occhi solo per me, e in classe, quando non possono fare di meglio, cercano di lanciarmi uno sguardo furtivo usando uno specchietto rotto. Ho una famiglia, zie e zii a cui voglio bene, un buon ambiente domestico. No, a prima vista non mi manca nulla, a parte “l’amica”». L’amica immaginaria diventa quindi Kitty, alla quale confidare i crucci, le speranze, i piccoli segreti di un’adolescente. Anna giunge ad Amsterdam da Francoforte sul Meno quando ha 5 anni, nel 1934. In Germania l’anno precedente è salito al potere Hitler e per gli ebrei non c’è più posto.
Privata della cittadinanza tedesca nel 1935, divenendo così apolide, l’Odissea della famiglia Frank inizia con l’invasione nazista del maggio 1940 che si conclude cinque giorni dopo con la capitolazione e la resa dell’esercito olandese. Entrano in vigore le leggi antisemite ma Anna non perde il buonumore. La situazione dei Frank precipita il 5 luglio 1942 quando Margot riceve da parte dell’Ufficio Centrale per l’emigrazione ebraica ad Amsterdam un invito a comparire ai fini della successiva deportazione in un campo di lavoro. Questo spinge Otto Frank a nascondersi insieme alla famiglia prima di quanto aveva previsto. Etty Hillesum è la primogenita di Levi e Rebecca Bernstein, ed è nata a Middelburg, cittadina dei Paesi Bassi non lontana dal confine belga. I coniugi Hillesum hanno altri due figli Jacob (Jaap) e Michael (Mischa), più piccoli di Etty di due e sei anni. Etty arriva ad Amsterdam nel 1932. La ragazza, ricca di interessi, un’intelligenza spiccata e una sensibilità fuori dal comune, si iscrive alla facoltà di giurisprudenza e si ricongiunge al fratello Mischa, musicista di talento, che in città frequenta il ginnasio e studia pianoforte al conservatorio.
«A suggerire Etty di tenere un diario è Julius Spier, uno “psicochirologo”, che analizzava la personalità dei suoi pazienti attraverso la lettura delle mani. Etty si rivolge a lui per vincere quella che chiama “costipazione spirituale”, vale a dire una certa tendenza all’accidia interiore. Il rapporto con Spier – che diverrà presto una relazione amorosa – la aiuterà ad aprire la sua visione sul mondo, aiutandola anche ad affrontare il dramma della Shoah» puntualizza il vaticanista del Tg2.
Romeo sottolinea che «questa ragazzina a cui stanno rubando la gioventù conclude ogni sera le sue preghiere con una frase pronunciata in tedesco, la lingua dei persecutori: “Mio Dio, ti ringrazio di tutte le cose buone, care e belle”». Lo spirito di vendetta è del tutto assente in Anna e anche in Etty. Scrive l’autore che «il male che le circonda non ne ha pietrificato i cuori, semmai li ha resi più sensibili e ricettivi». Entrambe le ragazze avrebbero conosciuto il campo di concentramento di Westerbork. «Il lager era nato nel 1939 come campo rifugiati per gli ebrei che fuggivano dalla Germania, costruito con i fondi della stessa comunità ebraica. I nazisti lo convertono in campo di smistamento per condurre gli ebrei olandesi ai lager, soprattutto ad Auschwitz. Riaperto con questa finalità nel luglio del 1942, la lugubre fama di Westerbork si diffonde presto tra gli ebrei. La sorella Margot rischia di essere tra le prime internate in questo campo, perciò i Frank entrano in clandestinità. Quanto a Etty, decide addirittura di andarci da volontaria per fare da assistente sociale e diventare – come dice lei – il “cuore pensante” del campo, dove cerca di preservare un minimo di umanità tra tutta quella gente condannata a un’orribile fine», ricorda Romeo.
Il diario di Etty redatto su undici quaderni, in tutto ottocento pagine riempite con una calligrafia fittissima, si ferma al 12 ottobre 1942, prolungato idealmente fino al 7 settembre 1943 con le lettere inviate dal centro di raccolta di Westerbork. Il 7 settembre 1943 tutta la famiglia, eccetto Jaap, viene deportata nel campo di sterminio di Auschwitz. Mentre Etty, i genitori e il fratello Mischa muoiono poco tempo dopo il loro arrivo, Jaap, perde invece la vita a Lubben, in Germania, dopo la liberazione, il 17 aprile 1945, durante il viaggio di ritorno nei Paesi Bassi. La data della morte di Etty è il 30 novembre 1943. «Se si vive interiormente, forse non c’è poi molta differenza tra l’essere dentro o fuori le mura di un campo». Il diario di Anna termina l’1 agosto 1944. Tra le 10,30 e le 11 del 4 agosto del ’44 nella soffitta segreta in Prinsengracht 263 si presenta infatti la Gestapo. Alle 13 l’operazione è conclusa. Gli otto clandestini vennero arrestati. «Sono arrivata a un punto in cui non mi importa più granché se muoio o sopravvivo. Il mondo continuerà a girare anche senza di me e non posso certo oppormi agli eventi. Lascerò che accada quel che deve e non farò altro che studiare e sperare in un lieto fine».