Padre Fulgenzio Cortesi, fondatore del villaggio della gioia in Tanzania: «I miei bambini cantano la vita»

Il motto di Padre Fulgenzio Cortesi è: «Perché aspettare domani?». L’attività missionaria del padre passionista ha dimostrato che insieme si può combattere la piaga dell’AIDS senza “se” e senza “ma”. Infatti, «il più terribile dei peccati è non fare nulla per gli altri, ma pensare solo a se stessi. Il mondo, pur globalizzato, non è tutto uguale, c’è qualcuno che muore o resta orfano» dichiara Padre Fulgenzio, originario di Castel Rozzone (BG), missionario Passionista, insegnante, giornalista e scrittore. Bisogna avere il coraggio di volgere il proprio sguardo verso i bisognosi, gli umili, i più lontani, quelli che sono dimenticati o che hanno più bisogno di comprensione, di consolazione e di aiuto.

Il Santo Padre alcuni mesi fa ha sottolineato che «la Chiesa non ha bisogno di burocrati e di diligenti funzionari ma di missionari appassionati, animati dal coraggio, dall’ardore e dalla prossimità, capaci di commuoversi e sostare dinanzi ai disagi e alle povertà materiali e spirituali». L’infaticabile opera missionaria di Baba Fulgenzio Cortesi è andata sempre nella direzione indicata da Bergoglio, giacché «è il fuoco dello Spirito Santo che ci spinge a essere prossimi a chi soffre». In questo periodo Padre Fulgenzio Cortesi si trova alla Basella di Urgnano in provincia di Bergamo, nel convento dei Padri Passionisti (dove entrò in seminario all’età di 10 anni, settant’anni fa). Qui l’abbiamo raggiunto per farci raccontare la sua esperienza in terra d’Africa, in quel continente per il quale “Baba Fulgenzio” ha sempre avuto una grande passione. Infatti, il missionario ha dedicato la Sua esistenza alla cultura, all’arte, alla civiltà africana, in questa terra spesso sfruttata dall’avidità dell’uomo.

«Mi sono innamorato dell’Africa da piccolo quando ho iniziato a studiarla. Da lì è iniziata la mia passione per la sua cultura, per la sua arte e per il suo “modus vivendi”. L’Africa è stata per me una grande sorpresa, ho scoperto come si vive la vita. Ho scoperto una realtà nuova ma soprattutto che la libertà si acquista non riempiendoci di cose inutili ma svuotandoci dalle cose per sentirci liberi di fronte a Dio. L’africano è una creatura che si sente libera, che danza, che è felice, anche se non ha nulla. Questa è una realtà che mi ha affascinato, vedendola poi nei miei “figli” così gioiosi, senza papà e senza mamma in un orfanotrofio che cerco di rendere quanto più simile a una famiglia. I miei “figli” cantano la vita tutto il giorno e sono felici, hanno una forza di affrontare le avversità con più serenità. Quella africana è una cultura molto diversa dalla nostra, molto più radicata nella realtà, molto più viva della quale dovremmo attingere a piene mani» ci spiega il missionario passionista.

Nel giugno del 2000 Padre Fulgenzio è partito definitivamente per l’Africa, in Tanzania, poco distante da Mbwen, dove ha fondato il Villaggio della Gioia per accogliere gli orfani di genitori malati di AIDS e i bambini di strada di Dar-El-Salaam. «Ho fatto un contratto con le istituzioni della Tanzania che pensano agli orfani e ho detto loro “io sono qui per i bambini, il mio scopo è quello di creare un villaggio. Li vorrei per poterli crescere insieme a me con più partecipazione. In poche parole sentirmeli miei”. Come risposta le istituzioni locali mi hanno fornito dei documenti che attestano che ho la patria potestà di questi bambini dai 2 ai 18 anni. Dopo i 18 anni i ragazzi non possono più stare negli orfanotrofi, che sono fatti per i bambini e non per gli adulti, però io li accompagno come un vero padre fino a quando diventano più maturi e sono in grado di poter affrontare la vita da soli».

Negli occhi dei suoi bambini, nella tenerezza dei loro sguardi “Baba” Fulgenzio vede nascosto il mistero, «quel mistero che si è fatto carne e ha cominciato a vivere tra noi». Attualmente i bambini che studiano alla scuola Hope & Joy sono 1400. Nel Villaggio il missionario non ha voluto creare un’isola felice ma una realtà in cui altri studenti potessero venire per vivere insieme con gli orfani del Villaggio. Sono nate così queste scuole, asilo, elementare e superiori, dove si studia dalle 7 del mattino fino alle 5 del pomeriggio. «I miei figli studiano insieme a tanti ragazzi che non sono orfani, proprio per far vivere loro un’esistenza normale, anche se non hanno più né una madre, né un padre». La tenacia di Padre Fulgenzio l’ha portato a fondare l’Istituto religioso “Le mamme degli orfani” per le suore che si prendono cura dei bambini del Villaggio della Gioia. Padre Cortesi ha scritto la regola, lo statuto che è stato approvato dal cardinale primate della Tanzania Monsignor Polycarp Pengo.

«Negli ultimi anni ero terrorizzato al pensiero di queste creature, “il Baba è vecchio, malato, ha bisogno continuamente di cure… cosa ne sarebbe stato dei miei figli quando io non ci fossi stato più? Chi si sarebbe preso la responsabilità di questi orfani?”. Sono stato illuminato dallo Spirito Santo a fondare questo Istituto religioso. Mi sono confidato con il mio caro amico il cardinale Pengo: “Sento questo tormento dentro… desidero creare un Istituto religioso, però ho paura che questo mio gesto sia scambiato per superbia, sono anziano, ci riuscirò?”. Pengo mi rispose: “Tu devi fondarlo. Io ti sarò vicino”. Ora abbiamo 12 suore che saliranno a 19 il prossimo marzo per merito di un gruppo di novizie, Il futuro c’è».

Tra pochi giorni, domenica 5 febbraio presso il Museo Africano della Basella di Urgnano Padre Fulgenzio Cortesi festeggerà in anticipo 80 anni che compirà effettivamente il 10 marzo. Questa sarà anche l’occasione per raccogliere offerte per la costruzione del secondo Villaggio della gioia il cui cantiere, fornito di macchinari e di 80 operai, è già aperto. «Il nuovo villaggio si trova a circa 300 km dal vecchio, alla fine del Mikumi National Park, uno dei più vasti parchi del Paese. Anche in questo villaggio sono già programmate scuole per 2000 studenti, un dispensario, centri sportivi e tutto quello che è necessario per far vivere una città dei ragazzi» ci svela il missionario. Prima di salutare “Baba” Fulgenzio domandiamo al religioso se esiste davvero il “mal d’Africa”.  «Io me lo sono preso fortissimo fin da ragazzo ed è un male che auguro di cuore a tutti. È un male che non fa male, fa bene, ci libera e ci rende fratelli universali».

Per aiutare concretamente Padre Fulgenzio Cortesi a completare la costruzione del nuovo Villaggio della Gioia si può inviare un contributo a: 

IL VILLAGGIO DELLA GIOIA – ONLUS
Via Don Gnocchi, 5 – 24040 Castel Rozzone (BG)

  • Conto Corrente Postale N° 30021208
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    (“sei zeri” “53” “quattro zeri”)
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