“Voi siete il sale della terra… Voi siete la luce del mondo”

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: “Voi siete il sale della terra; ma se il sale perde il sapore, con che cosa lo si renderà salato? A null’altro serve che ad essere gettato via e calpestato dalla gente…” (Vedi Vangelo di Matteo 5, 13-16).

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Il sale dell’amicizia, la luce del Signore

L’uso simbolico delle immagini del sale e della luce è  frequente nella Bibbia. Il sale rimanda all’amicizia e all’alleanza:

Io do a te, ai tuoi figli e alle tue figlie con te, come statuto perpetuo, tutte le offerte elevate di cose sante che i figli d’Israele presentano all’Eterno. È un patto di sale (così alcune traduzioni) e perpetuo davanti all’Eterno, per te e per la tua progenie con te (Numeri 18, 19).

Dovrai salare ogni tua offerta di oblazione: nella tua oblazione non lascerai mancare il sale dell’alleanza del tuo Dio; sopra ogni tua offerta offrirai del sale (Levitico 2, 13).

Ciò che Gesù vuole dire è che il sale che serve a qualche cosa a un certo punto può diventare inutile e può essere soltanto buttato via e calpestato dagli uomini.

Anche la luce suggerisce molte allusioni: È luce innanzitutto Dio:

Il Signore è mia luce e mia salvezza, di chi avrò paura? Il Signore è difesa della mia vita, di chi avrò timore? (salmo 27, 1).

Poi è la sua Scrittura:

Perché il comando è una lampada e l’insegnamento una luce (Proverbi 6,23).

E infine Israele, destinato ad essere luce della nazioni:

Io, il Signore, ti ho chiamato per la giustizia e ti ho preso per mano; ti ho formato e ti ho stabilito  come alleanza del popolo e luce delle nazioni” (Isaia 42,6).

Il moggio era un recipiente che conteneva circa 9 litri e che serviva per misurare il grano.

La luce dunque deve risplendere e il sale deve dar sapore. Così la vita del discepolo deve diventare “gustosa” e trasparente per annunciare la presenza del Regno.

Il cristiano non deve essere miele, ma sale

Il sale e la luce rendono utile e utilizzabile quello che trovano. Non si vive di luce e di sale, ma senza sale e senza luce non si vive. La luce ci permette di vedere, rassicura quando si ha paura, rende bello il mondo. Il sale dà sapore, impedisce la corruzione dei cibi, stimola la sete, fa sciogliere la neve. I discepoli sono “sale” e “luce” proprio perché si “mettono al servizio” di ciò che di bello trovano negli uomini. Sono soprattutto al servizio dei rapporti, li rendono possibili quando non esistono, li rendono belli quando esistono già.

Il Signore, però, mette in guardia: il sale può perdere sapore, la luce si può offuscare. I cristiani, chiamati a essere luce e sale, possono perdere e il sapore e lo splendore.

Una cristianità non si nutre di marmellata più di quanto se ne nutra un uomo. Il buon Dio non ha scritto che noi fossimo il miele della terra, ragazzo mio, ma il sale.

Ora, il nostro povero mondo rassomiglia al vecchio padre Giobbe, pieno di piaghe e di ulcere, sul suo letame. Il sale, su una pelle a vivo, è una cosa che brucia. Ma le impedisce anche di marcire. (Bernanos, Diario di un curato di campagna).