Lettera di una mamma a una bimba in arrivo: «Vorrei insegnarti a volare, verso un mondo che è tutto da fare…»

Domenica 5 febbraio si celebrerà la Giornata delle Famiglia e della Vita. Sabato 4 febbraio si terrà alle 16 partendo dalla Chiesa dei Celestini (Via dei Celestini) nella parrocchia di Santa Caterina in Bergamo la Veglia della Vita. Per questa occasione presentiamo la testimonianza di una mamma in attesa.

«Ma come vorrei avere i tuoi occhi,
spalancati sul mondo come carte assorbenti
e le tue risate pulite e piene, quasi senza rimorsi o pentimenti.
Ma come vorrei avere da guardare
ancora tutto come i libri da sfogliare
e avere ancora tutto, o quasi tutto, da provare…»

Cara figlia,
ormai dovresti conoscere a memoria il testo e la melodia di questa canzone di Guccini. Sarà perché è uno dei miei cantautori preferiti e perché proprio in questi mesi d’attesa ho partecipato alla raccolta di suoi tredici cd, sia in auto sia a casa si ascolta spesso lui. La canzone è stata scritta nel 1987 ed l’ha dedicata a sua figlia quando era bambina. Negli ultimi anni questo nonno saggio ha deciso di non cantare più e ha scritto alcuni libri, tra cui Culodritto: sì, lo so che ti fa sorridere ma è lo stesso titolo della canzone e sta ad indicare una persona con un carattere deciso. Ed è quello che mi piacerebbe avessi tu! Non arrogante, ma deciso.
Non manca tantissimo al momento in cui finalmente io e il tuo papà potremo finalmente prenderti tra le braccia. Non puoi immaginare, almeno finché non sarai mamma anche tu un giorno, che sensazione meravigliosa si prova a diventare genitore. Quando abbiamo scoperto che saresti arrivata eravamo contenti e la prima ecografia ci ha spalancato le porte della felicità: tu eri ancora un fagiolino ma con il cuore che batteva forte forte. Un’emozione sentirti!
Questi mesi non sono stati facilissimi per me e il tuo papà mi è sempre stato vicino, dribblando tra un i miei sbalzi d’umore e la mia salute non sempre al top, mantenendo sempre la palla al centro: la nostra serenità di coppia.
All’inizio mi consigliavano di aspettare a dire della tua presenza ma è stato difficilissimo. Avere in grembo un dono ed essere felicissima ma non poterlo dire è come voler coprire la luce del sole o annullare il profumo dei fiori. Dal giorno in cui non solo i tuoi sette cuginetti e i nostri cari sapevano di te, anche la pancia ha cominciato a crescere. E quante persone hanno dedicato una carezza o un sorriso buono a questo pancione!
Qualcuno ci aveva convinto che tu fossi un maschietto, invece la prima ecografia dettagliata ci ha rivelato che sei una femminuccia. L’elenco dei nomi maschili è stato quindi accantonato e quasi subito abbiamo deciso di chiamarti con il nome della mia nonna materna: una persona buona con un nome dal suono dolce.
Ti abbiamo portato ovunque in questi mesi: dalle spiagge della Toscana ai oltre duemila metri dei Laghi Gemelli, ma soprattutto sei sempre nei nostri pensieri.
Non sei una gran dormigliona, ci sono giorni in cui non stai ferma un attimo e mi piacerebbe riuscire a vedere quello che fai lì dentro: sembra, però, ti stia divertendo un sacco! Anche adesso mentre scrivo ti fai sentire: che sensazione meravigliosa è sentirti dentro di me!
Secondo gli esperti sei praticamente completa, ogni pezzettino è armoniosamente collocato al suo posto, e io cerco di immaginare come tu sia fatta. Chissà se ti piaceranno le cose che stiamo scegliendo per te. Noi stiamo facendo del nostro meglio e tu cerca di essere indulgente con noi, perché non siamo genitori esperti ma se dovessimo sbagliate sarà comunque in assoluta buona fede.
La vita non è sempre semplicissima, lo sappiamo purtroppo bene sia io sia il tuo papà, ma tu adesso sei la gioia nostra, dell’intera famiglia e di chi ci vuol bene. Vorrei che non ti accada mai alcun male, ma sarebbe utopico. Ti ricordo quindi che io e il tuo papà ci saremo sempre per te! Non vediamo l’ora di stringerti tra le braccia e, come termina la canzone di Guccini, vorrei augurarti di saper volare.
«Vola, vola tu, dov’ io vorrei volare
verso un mondo dove è ancora tutto da fare
e dove è ancora tutto, o quasi tutto, da sbagliare…».

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