I fratelli Karamazov secondo Ivan: Fausto Russo Alesi al Teatro Sociale

“Egli stesso ha dato il suo sangue innocente per tutti e per tutto. Ti sei dimenticato di lui, su di lui si fonda l’edificio ed è a lui che grideranno: ‘Tu sei giusto, o Signore, giacché le tue vie sono state rivelate’”.
Aleša Karamazov risponde al tentativo del fratello Ivan di provare il nonsenso dell’esistenza. Il male esiste, ammette il più piccolo dei fratelli Karamazov, ma il bene è più forte perché testimoniato dalla condivisione del dolore più lacerante e terribile, quello della crocifissione. Fëdor Dostoevskij, l’autore di uno dei romanzi più importanti, e non solo dell’Ottocento, (fu terminato nel 1880, un anno prima della morte dello scrittore) riesce ad andare in fondo come nessun altro nel cuore umano. E non solo il cuore di ieri. Sa che all’uomo dubbioso, sofferente, in crisi non servono solo parole, ma fatti. Cristo è un fatto, dice Aleša al fratello nichilista che crede solo all’atto umano, come se l’uomo stesso fosse divenuto il povero dio di un universo limitato e senza senso. Parte proprio da “I fratelli Karamazov”, lo spettacolo “Ivan”, al Teatro Sociale di Bergamo in prima nazionale martedì 14 e mercoledì 15 febbraio (ore 21), per la Stagione “Altri Percorsi 2016/2017” del Teatro Donizetti. Per la prima volta lo stesso Teatro Donizetti è impegnato nelle vesti di coproduttore, con Atir Teatro Ringhiera di Milano: affidato alle doti attoriali di Fausto Russo Alesi, per la regia di Serena Sinigaglia e la riscrittura di Letizia Russo, Ivan sarà poi rappresentato in altre città per quindi approdare al Piccolo Teatro di Milano, dove sarà in cartellone dal 28 febbraio al 5 marzo. Lo spettacolo si avvale delle scene di Stefano Zullo e delle luci di Roberta Faiolo. Durata 1 ora e 20 minuti senza intervallo. Mercoledì 15 febbraio (ore 18), alla Sala Riccardi del Teatro Donizetti, è in programma un incontro con Fausto Russo Alesi e con Fausto Malcovati, docente di Storia del Teatro Russo che ha collaborato come consulente alla realizzazione dello spettacolo. 
«Amo i classici – spiega Serena Sinigaglia -. Amo la grande letteratura russa dell’800 perché in essa gli uomini osavano ancora chiedersi il perché delle cose, osavano affrontare i grandi temi dell’esistenza, esercizio di spirito piuttosto inusuale per i nostri tempi chiassosi. Abbandonarsi alla lettura de I fratelli Karamazov è un viaggio nel tempo attraverso gli uomini, nell’uomo. Ed ecco spiccare un uomo tra gli uomini, o forse è solo un ragazzo troppo maturo per i suoi anni, il secondo dei figli Karamazov, il più tormentato, il più assolutamente umano: Ivan. L’uomo e l’intera umanità visti dagli occhi di Ivan Karamazov, questo il nostro viaggio. I fratelli Karamazov secondo Ivan, se volete». 
 E alla domanda su come e con chi intraprendere questo viaggio, la regista milanese ha così risposto: «Fausto Russo Alesi è perfetto per Ivan: di Fausto non voglio certo ricordare i meriti e i talenti, che sono già noti. Mi preme invece sottolineare l’amicizia profonda e l’antico sodalizio artistico che ci lega: ci scoprimmo amici e colleghi nel 1992, amanti di un teatro che non sapevamo ma avrebbe segnato le vite di entrambi. Lo stesso teatro, la stessa spasmodica ricerca di un senso per cui vivere, di un segno da tramandare. Ieri, coi tanti spettacoli vissuti assieme, oggi in questa nuova, meravigliosamente difficile, avventura. Ma noi due non bastavamo di fronte all’enormità dell’impresa. E così si sono uniti a noi due compagni di ventura:  Letizia Russo, autrice teatrale, intellettuale originale, unica, capace di guardare al mondo e di trascriverlo come fosse il suo da sempre. E infine Fausto Malcovati, uno dei più grandi conoscitori della lingua e della letteratura russa in Italia. Fausto ci ha aiutati a distinguere, a conoscere, a tradurre, a tradire senza “violare” l’opera dell’immenso autore russo».
 «Penso sia una grande opportunità il confronto con un testo così importante», racconta Fausto Russo Alesi, che il pubblico bergamasco ha già avuto modo di applaudire lo scorso dicembre, in qualità di interprete insieme a Natalino Balasso di Smith & Wesson, «I fratelli Karamazov è un  capolavoro sterminato e il percorso che abbiamo deciso di intraprendere si concentra nel raccontare uno dei protagonisti, con i suoi conflitti e le sue debolezze, “un uomo” che si interroga sui quesiti più complessi della vita e sui limiti della natura umana. Quindi, con Ivan abbiamo la possibilità di farci, insieme al pubblico, delle domande importanti. Quello che mi interessa molto è riflettere proprio sulla debolezza umana, su ciò che l’uomo deve affrontare nel rapporto con la vita e con se stesso. Nel testo ogni parola, ogni frase è un cassetto da aprire per vedere cosa c’è dentro: “salvateci da noi stessi” è una di queste. In queste parole è racchiuso molto del lavoro su cui dovrò concentrarmi».
 E a proposito dello stare in scena da solo per quasi un’ora e mezzo, l’attore di origine siciliana dice: «Sono abituato a stare in scena da solo: è una dimensione che mi piace molto. In verità, in teatro non si è mai soli: si è con il pubblico, si è con la squadra con cui si è costruito lo spettacolo .E poi qui, sono molto felice, sono con Serena! Credo che il teatro, in tutte le sue forme, debba essere sempre un momento di condivisione, di riflessione e di dialogo. Ed è questo a darne il senso». Informazioni e biglietteria: 035.4160601/602/603 da martedì a sabato ore 13-20.  Acquisti online su vivaticket.it. Biglietteria Teatro Sociale tel. 035 216660. Apertura un’ora e mezza prima dell’inizio dello spettacolo. Costo dei biglietti da 13 a 17 euro.