“Amate i vostri nemici”. Lo straordinario paradosso del Vangelo

Avete inteso che fu detto: “Occhio per occhio e dente per dente”. Ma io vi dico di non opporvi al malvagio; anzi, se uno ti dà uno schiaffo sulla guancia destra, tu pórgigli anche l’altra, e a chi vuole portarti in tribunale e toglierti la tunica, tu lascia anche il mantello. E se uno ti costringerà ad accompagnarlo per un miglio, tu con lui fanne due. Da’ a chi ti chiede, e a chi desidera da te un prestito non voltare le spalle (vedi Vangelo di Matteo 5, 38-48).

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Dalla violenza sregolata all’amore verso chi non ci ama

Avete inteso che fu detto: Occhio per occhio e dente per dente.  È la cosiddetta legge del taglione. Esiste prima di molti libri della bibbia e diffusa in molta parte del Medio Oriente. Il codice di Hammurabi, che risale a quasi 1800 anni prima di Cristo: “Se uno schiaccia un occhio a un altro, il suo occhio sarà schiacciato”. Il valore di questa legge: quello di mettere comunque una regola alla violenza.
Anche nella bibbia si pone il problema di come arginare la violenza. Il libro della Genesi racconta di un truce personaggio primitivo, Lamech: “Ho ucciso un uomo per una mia scalfittura e un ragazzo per un mio livido. Sette volte sarà vendicato Caino ma Lamech settantasette”(Gen 4, 23s). Per cui, proprio per contrastare lo strapotere della violenza, anche nella bibbia viene accettato il principio della legge del taglione: Se uno farà una lesione al suo prossimo, si farà a lui come egli ha fatto all’altro: frattura per frattura, occhio per occhio, dente per dente; gli si farà la stessa lesione che egli ha fatta all’altro (Lev 24, 19-20). Ma la bibbia va oltre la legge del taglione e invita il giusto a non vendicarsi e ad affidarsi a Dio. È quello che troviamo nella prima lettura della messa di oggi. Non coverai nel tuo cuore odio contro il tuo fratello; rimprovera apertamente il tuo prossimo, così non ti caricherai di un peccato per lui. 
Non ti vendicherai e non serberai rancore contro i figli del tuo popolo, ma amerai il tuo prossimo come te stesso. Io sono il Signore (Lev 19, 17-18).

Dal prossimo “vicino” al prossimo “lontano”

Va notato però che il prossimo nel Vecchio Testamento è prevalentemente colui con il quale si vive, l’ebreo. I nemici non solo non vanno amati, ma vanno odiati. Clamoroso il caso del salmo 137. Gli ebrei che sono stati portati esuli a Babilonia pregano così: “Figlia di Babilonia devastatrice, beato chi ti renderà quanto ci hai fatto. Beato chi afferrerà i tuoi piccoli e li sbatterà contro la pietra”. Su questa tradizione – dove pure qualche timido segno di apertura talvolta appare – irrompe Gesù: “Amate i vostri nemici, dice. Il vertice massimo della legge evangelica.

I cristiani e il paradosso della loro difficile testimonianza

La novità di Gesù sta nel fatto che, per la prima volta il precetto dell’amore verso i nemici, diventa regola di tutta una comunità: il precetto dell’amore viene radicalizzato all’estremo. Non solo ma il precetto dell’amore ai nemici viene collegato strettamente con l’annuncio del Regno e quindi con l’amore di Dio, il re misericordioso: “siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste”.

Dentro di noi sonnecchia spesso Lamech. Quante violenze gratuite si commettono, quanti esibizioni di forza, tanto più esibita quanto più il destinatario della nostra forza è debole! Quando non sonnecchia Lamech è il taglione: la risposta simmetrica alla violenza subita. Hai sparlato di me, io sparlo di te, mi hai detto una parolaccia, io rispondo con una parolaccia, non mi guardi in faccia, io non ti guardo in faccia…

I cristiani esistono per rappresentare un’inattesa alternativa. Proviamo a meditare su questa frase: “Se tutti amassero i propri nemici non ci sarebbero più nemici” (Girard). Impossibile? Forse, ma bellissimo.