Angelo Giuseppe Roncalli cappellano militare ai tempi della Grande Guerra: «Io amo l’Italia»

È appena uscito il quarto numero del 2016 della rivista «Joannes XXIII», Annali della Fondazione “Papa Giovanni XXIII”. Una rivista nata per diffondere e condividere contributi qualificati, relativi alla persona, alla vita e agli insegnamenti di Angelo Giuseppe Roncalli, e che si propone come occasione di un continuo aggiornamento dell’ampia attività di indagine su Papa Giovanni e di riflessione su ciò che rappresenta ancor oggi nella Chiesa e nel mondo. Questo numero riflette in particolare, con un ampio contributo dello storico don Goffredo Zanchi, sulla vita di Roncalli durante la Prima Guerra Mondiale. Riportiamo l’editoriale di don Ezio Bolis, direttore della Fondazione.

«Indimenticabile fu il servizio che compimmo come Cappellano negli ospedali del tempo di guerra. Esso ci fece raccogliere nel gemito dei feriti e dei malati l’universale aspirazione alla pace, sommo bene dell’umanità. Mai come allora […] sentimmo quale sia il desiderio di pace dell’uomo, specialmente di chi, come il soldato, confida di prepararne le basi per il futuro con il suo personale sacrificio, e spesso con l’immolazione suprema della vita». Queste parole di papa Giovanni XXIII, pronunciate l’11 giugno 1959 in un’udienza ai cappellani militari, possono ben introdurre questo numero di «Ioannes XXIII» che nella sezione Studi presenta il contributo ampio e documentato di Goffredo Zanchi: «Io amo l’Italia». Don Angelo Roncalli e la Grande Guerra (1915-1918). Suddiviso in due parti, lo studio getta luce su uno dei periodi meno conosciuti di colui che, da papa, avrebbe firmato la Pacem in terris. La prima parte ricostruisce minuziosamente l’attività di Roncalli durante la Grande Guerra, dapprima sergente di santità e poi cappellano militare negli ospedali di Bergamo; la seconda parte si concentra sul patriottismo di Roncalli, dalle prime manifestazioni durante la guerra di Libia, fino alla conclusione della Prima guerra mondiale. Come osserva opportunamente Roberto Morozzo della Rocca nell’introduzione allo studio, Roncalli soffre la guerra, la subisce, la sente come un esilio. In lui gli accenti retorici, pur presenti, sono lontani da quelli enfatici dei nazionalisti e dei bellicisti. Il suo patriottismo è motivato da una visione spirituale: il cristiano non può estraniarsi dalle situazioni storiche, ma deve viverle in profondità, per trarre il bene anche dal male che pure c’è, e cercare i fili della Provvidenza nella storia, comunque si presenti.
È soprattutto nel lavoro quotidiano che Roncalli mostra una spiccata sensibilità pastorale: sempre disponibile a stare con i soldati, stabilisce rapporti di amicizia e legami personali profondi; prova compassione per chi soffre o rischia la vita. Le anime gli interessano tutte, una per una, siano di ufficiali borghesi o di soldati contadini. La Prima guerra mondiale rappresenta per lui un allargamento di prospettive missionarie, di umanità, di sensibilità, che tra l’altro lo condurrà successivamente a scelte sempre più motivate e convinte in senso pacifista. Nella sezione Documenti, Alessandra Roncalli presenta l’inedito dossier relativo alla lunga opera di edizione degli Atti della Visita Apostolica di San Carlo Borromeo a Bergamo nel 1575, lo studio che attraversa l’intera vita di Angelo Giuseppe Roncalli, dal primo decennio del Novecento fino all’elezione al soglio pontificio. Questa ricerca fa emergere il gusto delle carte e la confidenza del sacerdote bergamasco con gli archivi, e aiuta a cogliere l’incidenza dello studio storico sulle sue scelte pastorali. Immergendosi nel vissuto religioso, nella spiritualità e nella devozione popolare, Roncalli considera la storia non come fredda ricostruzione dei fatti, ma come una realtà viva. Sempre tra i Documenti riportiamo il testo della commemorazione che monsignor Bruno Forte, arcivescovo di Chieti-Vasto, ha tenuto nella chiesa parrocchiale di Sotto il Monte, il 30 maggio 2016, al termine dei funerali del cardinal Loris Francesco Capovilla. Vuol essere un ricordo e un segno di gratitudine per la preziosa opera svolta dall’indimenticabile porporato, soprattutto per aver tenuto viva la memoria di san Giovanni XXIII. La rubrica Vita della Fondazione dà conto di varie iniziative che nel corso del 2016 hanno caratterizzato lo studio e la divulgazione del patrimonio giovanneo. Degna di speciale nota è la nomina del nuovo Comitato scientifico della Fondazione, organismo che ha il compito di definire gli indirizzi di ricerca, le pubblicazioni, l’organizzazione di seminari e convegni, e tutto ciò che riguarda l’attività scientifica della Fondazione Papa Giovanni XXIII. I nuovi membri sono personalità di chiara fama nel campo storico, teologico e archivistico. Essi provengono da importanti centri universitari italiani ed esteri, laici ed ecclesiastici. Di rilievo è stata la celebrazione di un convegno su monsignor Giacomo Maria Radini Tedeschi, a 100 anni dalla pubblicazione della biografia a lui dedicata dal suo segretario don Angelo Roncalli. Tra le nuove pubblicazioni a cura della Fondazione, vanno segnalati i due volumi, a cura di Francesco Mores, che raccolgono gli articoli roncalliani apparsi sul periodico «La Vita diocesana» dal 1909 al 1912, e che verranno completati con un ultimo tomo per gli anni 1913-1914. Infine, nella sezione Archivi, ospitiamo due note brevi ma assai significative. Una si riferisce alle esplorazioni che Luca Testa ha recentemente condotto presso l’archivio del Seminario Romano, dove Roncalli fu alunno dal gennaio 1901 all’aprile 1905, tranne un intervello per il servizio di leva. Benché diverso mate- 7 editoriale riale sia già stato studiato e pubblicato, restano ancora da indagare alcune carte su figure che esercitarono un influsso decisivo sul chierico Roncalli: per esempio, il rettore monsignor Bugarini, il vice-rettore monsignor Spolverini, il direttore spirituale canonico Borgia e il confessore padre Pitocchi. Una visione d’insieme sull’ambiente educativo nel quale si formò il futuro papa, si può ricavare inoltre dal corposo questionario accuratamente compilato dal rettore nel 1904, in seguito alla Visita Apostolica che riguardò anche il Seminario Romano. Prezioso materiale documentario è confluito negli archivi della Fondazione da una donazione di monsignor Arturo Bellini. Si tratta di lettere, talvolta autografe, che monsignor Roncalli indirizza, tra gli altri, a figure eminenti del clero bergamasco: il cardinale Gustavo Testa, il vescovo Luigi Drago e i monsignori Giacomo Drago e Piermauro Valoti. Ci piace riportare qui quanto ha scritto monsignor Bellini: «Mi è sembrato naturale che, dopo averne fruito per la ricerca, la documentazione possa essere conservata presso la Fondazione Papa Giovanni XXIII, “luogo” istituito a servizio della memoria e della conoscenza della spiritualità del papa del Concilio. In tale sede può giovare a confronti e a ulteriori esplorazioni». A monsignor Bellini e a tutti coloro che vorranno seguire il suo esempio, la Fondazione è molto grata e si impegna a garantire la tutela, la conservazione e la valorizzazione di un patrimonio che vuol essere sempre più a disposizione di quanti desiderano conoscere e studiare san Giovanni XXIII, il papa del Concilio Vaticano II.

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