Nunzio apostolico a Parigi, Angelo Roncalli scrive a Saragat: “Scusi se non posso invitare le signore”

Ecco il secondo dei due inediti concessi in anteprima al settimanale diocesano Santalessandro.org dalla Fondazione Papa Giovanni XXIII in occasione della presentazione dell’archivio digitale. Ricordiamo che mediante una semplice procedura di iscrizione nel sito www.fondazionepapagiovannixxiii.it, gli studiosi e più in generale tutte le persone interessate hanno già da ora la possibilità di consultare le scansioni di numerosi manoscritti o dattiloscritti di Angelo Giuseppe Roncalli. 

«Questa lettera – racconta don Ezio Bolis, direttore della Fondazione Giovanni XXIII – fu indirizzata il 16 febbraio del 1946 a Giuseppe Saragat – futuro presidente della Repubblica -, che per un breve tempo rivestì il ruolo di ambasciatore italiano in Francia (nel giugno dello stesso anno fu eletto all’Assemblea Costituente, che poi presiedette). Roncalli era dal 1944 nunzio apostolico a Parigi: nella sua missiva, ringrazia per aver ricevuto un biglietto nell’anniversario della conciliazione tra lo Stato e la Chiesa e invita a pranzo (o a cena) Saragat e i collaboratori di quest’ultimo. Roncalli si scusa, anzi, per non aver formulato prima l’invito: spiega di essere stato “assai distratto dal passaggio di una decina di cardinali tra vecchi e nuovi” che egli aveva dovuto accogliere a Parigi. Costoro erano diretti a Roma, al primo concistoro indetto da Pio XII, dopo gli anni della guerra. Interessante è che questi cardinali avessero trovato opportuno incontrarsi con Roncalli – che all’epoca ancora cardinale non era -, quasi per potersi consultare con lui prima del vero e proprio concistoro».
Dal testo emergono anche aspetti del carattere di San Giovanni XXIII, la sua affabilità, un certo umorismo: «Il tono della lettera – continua don Ezio – è comunque di grande affabilità, secondo uno stile che poi ritroveremo nel Roncalli Patriarca di Venezia e Papa. Nel testo vi sono anche degli accenti umoristici, per esempio quando egli scrive a Saragat che con l’invito a pranzo egli vorrebbe esprimergli la sua riconoscenza “in una forma tutta semplice e tutta italiana” o quando si scusa per non poter estendere l’invito alle signore mogli, “che il protocollo vaticano non ammette ai pranzi nelle Nunziature»

 

Parigi, 16 febbraio 1946

A S.E. il signor Giuseppe Saragat

Ambasciatore d’Italia, Parigi.

 

Eccellenza,

Il gesto suo e dei suoi collaboratori di inviarmi la carta nell’anniversario della Conciliazione mi ha toccato profondamente. Desidero di esprimerle quanto sia sensibile il mio spirito a questo gesto, in una forma tutta semplice e tutta italiana. Cioè: una modesta riunione conviviale qui alla Nunziatura, per lunedì prossimo 18 corrente, che è giusto l’ottavo giorno della Conciliazione.

Non ho potuto invitare prima perché assai distratto dal passaggio di una decina di cardinali tra vecchi e nuovi che era mio dovere accogliere qui a Parigi. Eccellenza mi voglia scusare. E insieme sia così amabile da passare – fuori di etichetta – l’invito ai suoi collaboratori, signori Benzoni, Solari, Jezzi, Staderini, Treves, Pierantoni e Renzi. Mi permetterò di aggiungere anche gli amici del Consolato.

Vostra Eccellenza vorrà comunicarmi se preferisce il ritrovo alle 13 o alle 20, e mi vorrà scusare presso le signore che il protocollo vaticano non ammette ai pranzi nella Nunziatura.

 

 

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