«Qui Tanda, Costa d’Avorio. Insegno a leggere alle giovani madri e porto nel cuore le loro storie»

Febbraio è il mese più corto dell’anno ma a me pare il più lungo di tutti. Sarà il tempo africano, sarà il caldo che alcune volte sembra rallentare il moto delle cose, i movimenti stessi sembrano più dilatati e gli uomini sono molto più adagiati, mi vien da dire quasi rallentati. L’erba che circonda il cortile e che un tempo era verde ora è gialla come se si trattasse di un campo di grano e gli animali  ormai da un paio di mesi sono costretti e cercare l’ombra per mangiare gli ultimi ciuffi d’erba rimasti.                                                                                                                                                       Nell’attesa della pioggia noi sotto un’apatam cerchiamo di svolgere il corso d’Alfabetizzazione iniziato proprio durante questo nostro caldo febbraio. Il corso è rivolto alle giovani ragazze che dall’oggi al domani si son ritrovate in panni di giovani madri. Qui in Costa d’Avorio come di fatto in molti altri paesi del Terzo Mondo l’educazione più che essere un diritto diventa una possibilità riservata a pochi. Non tutti infatti hanno avuto la chance di frequentare la scuola e non è un caso che la maggior parte delle nostre iscritte hanno un livello di alfabetizzazione pari a zero.

A lezione le osservo, mi perdo in quegli occhi scuri in quei loro abiti color cangianti, nella bellezza e nella dolcezza con cui solo loro possono tenere un bambino sulla schiena. Mi viene spontaneo pormi tante domande alle quali vanamente cerco una risposta, soprattutto perché si tratta di mie coetanee e la differenza d’età non dovrebbe farsi sentire. Ho iniziato a conoscere le loro storie, una per una e ammetto che ognuna di loro mi ha rimandato a queste parole e mi hanno ricordato il mio essere qui in missione: “uscire verso gli altri per giungere alle periferie umane non vuol dire correre verso il mondo senza una direzione e senza senso. (…) rallentare il passo, (…) per guardare negli occhi e ascoltare, o rinunciare alle urgenze per accompagnare chi è rimasto al bordo della strada.” (Evangelii gaudium)

Le ho ascoltate con piacere e se il primo giorno l’ufficio della Caritas in cui lavoro mantenevano un’aria timida, ora anche per loro sta diventando un luogo sicuro dove poter entrare senza nessun timore.

Dopo una giornata di viaggio in taxi da Abidjan (capitale facto della Costa d’Avorio) sono finalmente giunte alla missione di Tanda, le macchine da cucito che serviranno per l’altro progetto che ha preso piede a inizio Gennaio, per la formazione sempre di giovani ragazze, a un lavoro, quale la sartoria. L’obiettivo di questi progetti è di rendere le giovani donne africane autonome, nell’ambito dell’educazione  e in quello lavorativo, in questo loro  gran bella Terra d’Africa nella quale ci troviamo.