I cristiani in politica. In mezzo e in disparte

Alcune puntate fa, ai cattolici che si impegnano in politica facevo presente che nel Vangelo si possono trovare delle indicazioni preziose e molto concrete, per quanto generali. Parlavo, ovviamente, non da politologo, ma da parroco, e, per giunta, emerito, e, come tale, riportavo tre passi della Parola del Signore in cui una piccola locuzione (“in mezzo”) indica chiaramente chi e che cosa i credenti impegnati in politica e nel sociale son chiamati a mettere al centro della loro attenzione e della loro premura. E i lettori ricorderanno che nei tre passi evangelici segnalati erano messi in chiara evidenza, da sempre, i piccoli (Mt 18, 1-4), i deboli (Mc 3, 1-5) e gli irregolari (Gv 8, 3-1).

Non solo in mezzo, ma anche in disparte

Parlandone con l’amico parroco di Belsito, egli mi fece però notare che nel Vangelo c’è anche un’altra locuzione (“in disparte”), che, all’opposto di quella che suggerivo io, sembra spingere i credenti a star fuori dalla mischia e dall’attualità caotica e superficiale. E mi citò Mc 9, 2-3 secondo cui

Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e li portò sopra un monte alto, in un luogo appartato, loro soli

e aggiunse Lc 9, 29 in cui si precisa che, lassù in cima, Gesù pregava con loro. In quel preciso contesto,

si trasfigurò davanti a loro e le sue vesti divennero splendenti, bianchissime: nessun lavandaio sulla terra potrebbe renderle così bianche.

In disparte, fuori dal mondo, immersi in un clima circonfuso di un’inverosimile luce celestiale.
Molti spiritualisti effettivamente, pur senza arrivare agli estremi dei testimoni di Geova, la pensano così, ma ebbi buon gioco a rispondere all’amico di Belsito facendogli notare che Luca, nel suo racconto, ci fa utilmente sapere anche quello di cui Gesù parlava con Mosè ed Elia durante la Trasfigurazione.

Parlavano – dice – della sua dipartita che avrebbe portato a compimento a Gerusalemme.

Parlavano cioè dell’esito del combattimento cruento, dell’agonia (il “prodigioso duello”), che agli avrebbe affrontato a Gerusalemme contro “i dominatori di questo mondo tenebroso” (Ef 6,12).

Però niente estraneità

Perciò quel'”in disparte” non potrà mai essere preso dai cristiani come un incitamento ad estraniarsi dalla storia e a disimpegnarsi dai problemi che essa presenta. Tutt’altro! In quelle parole ci si deve sentire la raccomandazione di Gesù e della Chiesa ai fedeli impegnati nel sociale e nel politico perché, prima e durante il loro impegno, che spesso è un vero combattimento, si raccolgano in preghiera, in disparte, su un alto monte, cioè fuori dalla superficialità piatta e dai populismi chiassosi.
In disparte, capiranno anche meglio la parola del Signore che insegna chi e che cosa si deve mettere “in mezzo”, al centro. Oltre a ciò, scopriranno utilmente che, se il loro impegno sociale e politico lo porteranno avanti non isolatamente, ma con altri fratelli di fede, in mezzo a loro ci sarà il Signore stesso, il quale nel Vangelo (Mt 18,20) dice appunto: “Dove sono due o tre riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro”, in mezzo, con tutta la mia combattività contro il male del mondo.

Gesù in mezzo, tra i cristiani impegnati, ma attenzione…

Naturalmente, i cristiani impegnati in politica non sono autorizzati a pensare che, in base a queste ultime parole, il Signore desideri da loro che si riuniscano in un partito cattolico, e che egli si metta poi in mezzo a loro a fornire le ricette per le soluzioni dei problemi. A qualunque partito essi legittimante aderiscano, (il pluralismo di schieramento è in loro facoltà), la fatica della ricerca delle soluzioni dei problemi dovranno sostenerla loro.
Ma, in ogni caso, il porsi spesso in disparte, in preghiera, a prendere coscienza della presenza dinamica del Signore in mezzo a loro, sarà per tutti di incoraggiamento, di stimolo e di responsabilità.