Un altro sole, nuovi pianeti. E il mistero che resta

Immagine: Così potrebbe apparire uno dei sette pianeti scoperti

Non siamo soli al mondo, e forse, chissà, nemmeno nell’universo. Scoperta dopo scoperta, è arrivata quella più dirompente: un altro sole, un altro sistema solare, magari un’altra Terra con acqua, e dunque vita. Gli scettici (cioè gli scienziati agnostici o atei) diventano i fedeli, e i fedeli (ossia i cattolici) gli scettici. Ogni scoperta scientifica, infatti, aggiunge un tassello a un mosaico cosmico sempre più diverso da quello biblico.

La Bibbia  non insegna come va il cielo

Ma non è il caso di lasciarsi prendere dal panico: dalle speculazioni copernicane al darwinismo, i credenti (salvo qualche fondamentalista) hanno da tempo accettato, con adulta saggezza, che la Bibbia insegna “non come vadia il cielo, ma come si vadia in cielo” (Galilei).
Anche di fronte alle scoperte più scandalose e conturbanti (come si pongono la vicenda di Gesù e la sua incarnazione in relazione a un altro mondo?) rimane in ogni caso un grande limite: la scienza può spiegare sempre più il “come” e il “quando”, ma non potrà spiegare “chi” e “perché”. E, soprattutto, come mai per l’uomo è così cruciale rispondere anche a queste due domande.

Una insopprimibile nostalgia di infinito

C’è in noi un desiderio (de-sidera, dalle stelle) che non è interesse astrofisico, ma mistero profondo. È un mistero che viene da lontano, ancora più lontano di quei lontanissimi pianeti che le osservazioni scientifiche riescono oggi a individuare e a descrivere. Da dove nasce questa nostra nostalgia di infinito, di pienezza, di bene, chi l’ha insitillata in noi che siamo finiti, imperfetti e capaci di male?
C’è un’altra Terra, ci sono altre vite? Il mistero resta, ancora più intenso, ancora più ricco di domande e bisognoso di risposte. Un domani, eventualmente, chiederemo agli Esseri di Altrove se il nostro mistero è anche il loro.