Consuelo Ceribelli, missionaria bergamasca in Rwanda: il Vangelo diventa vita accanto ai bambini disabili

«In Africa avevo una fattoria ai piedi degli altipiani del Ngong. A centocinquanta chilometri più a nord su quegli altipiani passava l’equatore; eravamo a milleottocento metri sul livello del mare». È l’incipit de «La mia Africa» di Karen Blixen, dichiarazione d’amore che la scrittrice danese dedicò alla natura, agli abitanti e alle atmosfere di questo continente.

Karen Blixen possedeva una fattoria in Kenia, Lucia Consuelo Ceribelli, missionaria laica, si trova a Nkanka, una parrocchia di 60 mila abitanti a dieci chilometri dalla diocesi di Changugu nella zona Ovest del Rwanda al confine con il Congo e il Burundi. «Vivo in Africa da dieci anni e mi occupo di un centro diurno che accoglie bambini e adulti con diverse tipologie di handicap (epilettici, sordi, muti, chi ha problemi mentali leggeri e gravi, chi ha problemi fisici e chi ha problemi di vista). Inoltre ho la responsabilità di alcune adozioni a distanza nate per aiutare gli orfani o i bambini più poveri ad avere la possibilità di studiare. Pago loro le tasse scolastiche e acquisto il materiale per la scuola», chiarisce Lucia Consuelo che è originaria di Martinengo in provincia di Bergamo.

La vita che la missionaria laica conduce in Africa è semplice e impegnativa allo stesso tempo. Lucia Consuelo si sveglia alle 6 di mattina e spesso dopo aver visto sorgere il sole va a Messa. Puntuale alle 7,30 apre il centro e accoglie i bambini. Le ore della mattina corrono via velocemente spese tra una riunione con il personale del centro, la colazione dei bambini, le loro diverse attività e il pranzo. Nello stesso tempo controlla i progetti che vi sono al centro «falegnameria; sartoria; agricoltura; allevamento. Sorveglio nelle classi il lavoro degli insegnanti per conoscere meglio le esigenze dei bambini in modo tale da adattare il programma individuale». Il pomeriggio, dopo essere andata a casa a preparare il pranzo per sé e per suo marito «quando c’è», la missionaria laica si dedica alla formazione per gli insegnanti.

«Ogni pomeriggio c’è un programma diverso, per esempio: il lunedì “come utilizzare il materiale didattico con i bambini”, oppure organizzo una riunione generale; il martedì c’è uno psicologo che spiega agli insegnanti come riconoscere il significato delle diverse tipologie di handicap. Il mercoledì relazione sulla lezione di musicoterapia che si è svolta il mattino; il giovedì si studia il linguaggio dei segni con il nostro insegnante sordo e il venerdì si lavora solo al mattino, perché il programma dello Stato ha riservato il pomeriggio per fare lo sport, quindi ognuno torna a casa sua». Quando Lucia Consuelo torna a casa, inizia a occuparsi delle faccende domestiche, come lavare i panni. Qui la lavatrice non esiste «si lava tutto a mano e a volte devo preoccuparmi di dove poter recuperare l’acqua, perché normalmente vivo con l’acqua piovana e non sempre piove. Poi faccio il programma per il giorno dopo al lavoro, preparando prima il mangiare dei bambini e poi la formazione per gli insegnanti. A volte i pomeriggi sono riservati ad andare a fare le varie spese soprattutto per il centro diurno, mangiare e altro. Devo andare nel paese vicino che dista 8 km e la strada è spesso impraticabile soprattutto nel periodo delle piogge. La sera preparo la cena e poi vado a letto alle nove se non ho niente da fare al computer, qui la connessione è molto lenta, altrimenti posso arrivare anche a mezzanotte per lavorare», precisa la missionaria laica.

Anche mercoledì 8 marzo, Festa della donna, Lucia Consuelo ha vissuto questa importante ricorrenza nel migliore dei modi, cioè lavorando. Le domandiamo se la fascinazione per l’Africa è una “malattia” che dura per tutta la vita. «Per molte persone credo che duri per tutta la vita, ma per me no, ho voglia di ritornare in Italia, là c’è la mia famiglia e i miei amici. Ma è anche vero che quando sono arrivata in Rwanda nel 2007 mi ero detta “ci rimango solo per un anno” e ora ne sono trascorsi già dieci e in più mi sono anche sposata… per cui forse mi sa che la fascinazione per l’Africa anche per me durerà per tutta la vita. Anche se ritornerò in Italia, l’Africa resterà sempre nel mio cuore e poi con un marito africano sarà difficile dimenticare questo continente».

Il genocidio dei tutsi in Rwanda è stato il più tragico della Storia: oltre un milione di persone uccise all’arma bianca in pochi mesi. Eppure a più di vent’anni dall’orrendo genocidio dei tutsi e degli hutu moderati in Rwanda, dove vive Lucia Consuelo, oggi regna la pace.  È un caso unico nel continente africano e forse nel mondo: in meno di un quarto di secolo in Rwanda è stata costruita una vera democrazia, facendo convivere vittime e carnefici. «Qui c’è molta sicurezza, posso dormire tranquilla, posso girare la notte senza alcun problema, posso uscire dalla banca con un bel mucchio di soldi che nessuno tenta di sottrarmi. Ma la riconciliazione tra le due etnie hutu e tutsi, no, non c’è per tutti. Ci sono persone che vivono ancora oggi con il rancore nel cuore e questo non permette loro di perdonare».

Il genocidio del 1994 e i violenti scontri tra hutu e tutsi hanno pesato in misura maggiore sulle donne anche per le pesanti conseguenze che hanno dovuto affrontare dopo le violenze e gli stupri subiti: gravidanze e contagio del virus dell’Aids. Le donne hanno, però, sviluppato la solidarietà tra loro per cercare di migliorare le loro condizioni di vita. Il lavoro di ricostruzione e riconciliazione delle donne del Rwanda è consistito nella creazione di «cooperative soprattutto per le vedove, dove possono avere un sostegno psicologico, un sostegno finanziario per trovare un lavoro, e la giustizia. E il governo aiuta queste cooperative sostenendole finanziariamente», spiega Lucia Consuelo. Inoltre il governo ruandese ha premiato le capacità delle donne ruandesi sostenendo l’uguaglianza di genere a qualsiasi livello della società. La costituzione prevede almeno il 30% di rappresentanza femminile per tutte le cariche istituzionali con poteri decisionali facendo del Rwanda di oggi un Paese dove la maggioranza nel parlamento è donna. Infatti, in parlamento vi sono almeno il 40 % di donne».

Papa Francesco ha confidato di ascoltare il parere di una donna prima di prendere decisioni importanti, perché la visione femminile completa lo sguardo sulla realtà e sui suoi problemi. Più volte il Papa ha descritto a chiare lettere il ruolo essenziale femminile nella Chiesa: “Voglio farvi riflettere sul fatto che la Chiesa è femminile; la Chiesa è donna”, “Le donne stanno ponendo domande profonde che vanno affrontate. La Chiesa non può essere se stessa senza la donna e il suo ruolo. La donna per la Chiesa è imprescindibile”. «Credo che sia vero, al principio della creazione, Dio ha visto che l’uomo aveva bisogno della presenza della donna. Maria, prese da sola la decisione incisiva nella storia della Chiesa di accettare di diventare la madre di Gesù. Ebbene sì la figura femminile è essenziale nella Chiesa cattolica», conclude Lucia Consuelo nella sua mail prima di tornare al suo lavoro di straordinaria normalità.