“Prega per me”. Il rischio di liberarsi dalle nostre responsabilità con la preghiera

“Prega per me”, mi ha detto un’amica qualche giorno. Ha giustificato la sua richiesta dicendo che si trova in grosse difficoltà familiari. Ho sempre avuto un po’ di sospetti verso queste preghiere che dovrebbero “dare una mano” per sostenere le nostre debolezze. E se, poi, le difficoltà familiari della mia amica non si risolvono, di chi è la colpa: della mia amica, della sua famiglia, o della preghiera e quindi di Dio che non si è fatto sentire? Grazie per la tua risposta. Cherubina.

La preghiera, ultimo spiraglio di speranza

I tuoi interrogativi ci sono familiari, cara Cherubina! La nostra particolare vocazione dedicata alla preghiera e all’intercessione, ci chiede, infatti, di farci mediatrici di fronte a Dio per tanti fratelli che si trovano nella necessità fisica o morale, materiale o spirituale. Conosciamo bene, perciò, il “peso” e il significato di questo “ministero”, la cui efficacia costituisce spesso per tante persone l’ultimo e l’unico spiraglio di speranza! La preghiera è un gesto di carità, forse il più grande, poiché offre aiuto e sostegno nel tempo della prova, permettendo a molte persone di continuare a rimanere salde nella fede e a sperare.

“Mettersi in mezzo”

Il significato del termine intercedere è quello di “mettersi in mezzo” proprio come il profeta che sta sulla breccia presso Dio a favore del popolo. “Io ho cercato fra loro un uomo che costruisse un muro e si ergesse sulla breccia di fronte a me, per difendere il paese perché io non lo devastassi” (Ez 22, 30).

Solamente Gesù è l’unico intercessore e mediatore per gli uomini. Lui solo, infatti, sta eternamente davanti Dio per pregare a nostro favore, sicuro di essere sempre ascoltato dal Padre! Al cristiano è donato di inserirsi nel mistero della preghiera di Cristo, per divenire, come Lui e in Lui, voce che sale continuamente al Padre per la salvezza di tutta l’umanità. Dentro questo mistero, anche noi possiamo invocare aiuto dal cielo per coloro che ci stanno a cuore, sicuri di giungere al cuore stesso di Dio.

Quelli che bussano alla porta del cuore

Accompagnare con l’affidamento orante le persone che bussano alla porta del cuore è una missione molto grande. Essa, infatti, immette nel mistero di Cristo, donando anche la grazia di crescere in umanità. Pregare per coloro che hanno bisogno, infatti, oltre che a contribuire ad alleviare il peso della loro sofferenza, offre a noi la possibilità di “uscire da noi stessi” e dalle nostre fatiche quotidiane per aprirci alle sofferenze degli altri.  Assumiamo e portiamo al Signore le sofferenze dei nostri fratelli.

I cuori si dilatano e si dispongono ad accogliere le pene e le lacrime dell’umanità! Il ricordo orante per chi ci ha chiesto una preghiera rende gradualmente capaci di gioire con chi gioisce e di piangere con chi piange. Laa preghiera, infatti, spalanca i cuori e le menti sull’orizzonte del mondo, donando di giungere proprio là dove nessuno arriva e dove l’impotenza umana ha il sopravvento.

Una supplica al cielo per colui che è in difficoltà, trova sempre ascolto da parte del Signore, Padre buono. Sempre, infatti, la sua grazia scende abbondante su coloro che sono nel bisogno, anche se Egli non esaudisce “a puntino” le nostre implorazioni! A volte, infatti, non vediamo i risultati sperati. In questo caso è inutile chiedersi di chi sia la colpa! Sappiamo che il Padre dei cieli ci ama ed è sempre pronto ad aiutarci ogni volta che lo invochiamo. La nostra fede troppo fragile, però, ci impedisce di vedere “oltre” le nostre aspettative! Dio, infatti, risponde alle nostre richieste di aiuto anche se non sempre secondo il nostro desiderio immediato e concreto.

La supplica non appartiene alla categoria dell’efficienza, ma dell’efficacia. Per sua natura essa chiede solo abbandono, fiducia e tanta perseveranza; la sua fecondità è misteriosa, ma reale e avviene secondo i modi e i tempi di Dio.