I dolori di Papa Bergoglio

Anche il papato di Francesco sta consumando la sua luna di miele con il mondo cattolico. Man mano il suo pontificato avanza nel tempo, aumentano le prese di distanza critiche, che ribollono dal fiume carsico, che da sempre scorre sotto la Chiesa istituzionale. Con una differenza: che le fratture appaiono oggi alla luce del sole, anche dentro la Chiesa istituzionale. Gruppi di cardinali e di vescovi stilano lettere, rilasciano interviste al calor bianco, contestando ora la teologia, ora la pastorale, ora il leaderismo fuori controllo di papa Francesco.

Critiche di merito e di metodo

Per chi conosca almeno superficialmente la storia della Chiesa cattolica, non si tratta di novità. D’altronde, sono passati solo 500 anni dalle tesi inchiodate da Lutero sulla porta della cattedrale di Wittenberg! Spesso chi non è d’accordo con il “merito” di Bergoglio si copre dietro la contestazione del suo “metodo”. Quali sono le novità/rotture che il nuovo Papa ha introdotto?

Prima novità. dall’Europa al sud del mondo

Intanto, una ricollocazione geo-politica della Chiesa universale. Se Ratzinger puntava sull’Europa, Papa Francesco si dirige verso l’Africa, l’Asia, l’America latina. Il grosso delle comunità cristiane sta là. La loro connessione con la storia culturale, civile, religiosa europea è sempre più tenue, benché fin dall’inizio la colonizzazione europea di quelle terre sia stata accompagnata e benedetta dal cristianesimo/cattolicesimo europeo. Mancano le contro-prove di verifica dell’ipotesi che il cristianesimo si sarebbe potuto insediare nel Centro-Africa o tra gli Aztechi senza l’appoggio delle armi e dell’organizzazione politica degli Stati europei. In ogni caso, si è insediato: ma l’uso di categorie del pensiero semitico e poi greco-romano ha dovuto fare i conti con altre culture e antropologie. Difficile raccontare in Asia che il maialino – bestia impura per la cultura semitica dei Vangeli – possa essere un ricettacolo di demoni, se addirittura le donne in Oceania lo allattano, perché è una risorsa vitale. Per non parlare della concezione della sessualità in Africa o in America latina. Il celibato dei preti per gli africani è una bestemmia antropologica.

Seconda novità. Dalla teologia alla pastorale

Di qui – ed è la seconda faglia – la torsione dalla teologia speculativa europea, di cui Ratzinger era maestro, alla pastorale bergogliana, relativa ai temi della sessualità, del matrimonio, della famiglia. Il depotenziamento del primato della teologia speculativa ha generato un nuovo ecumenismo, non tanto fondato su improbabili e impercettibili avvicinamenti di categorie teologiche, quanto sulla necessità esistenziale del Cristianesimo cattolico, protestante, ortodosso di reggere l’urto della secolarizzazione planetaria, pena la sua scomparsa. Nessuna religione nella storia umana è per sempre. Di qui anche il tentativo di operare per un’interlocuzione con l’Islamismo sunnita – si pensi al prossimo viaggio in Egitto – che isoli le interpretazioni più integraliste del Corano.

Terza novità. La riforma interna della Chiesa

Pertanto, la terza novità di Bergoglio riguarda l’assetto istituzionale ed organizzativo della Chiesa cattolica. Il centralismo burocratico della Curia romana pare il meno adatto a registrare e a governare il cambiamento geopolitico e teologico-pastorale che Bergoglio propone. I tentativi ricorrenti di riformare/mondializzare la Curia, inserendo cardinali da ogni parte del mondo, hanno prodotto l’effetto non inatteso di romanizzare e integrare i nuovi arrivati. Di più: Bergoglio tende verso una Chiesa che, se non è certo presbiteriana – nella versione calvinista e puritana – vorrebbe essere più episcopaliana, cioè valorizzare di più i Vescovi, le Conferenze episcopali nazionali, i Sinodi mondiali e, tendenzialmente, il Concilio.

L’istanza che muove papa Francesco non pare essere quella di una democratizzazione del comando della Chiesa istituzionale – che è ancora formalmente quello di una monarchia assoluta, che ha funto da modello per l’assolutismo statale europeo fin dal ‘500 – ma, più pragmaticamente, di rispondere tempestivamente e con maggiore efficacia alle sfide che il nuovo millennio getta in faccia ai credenti. La globalizzazione non spegnerà, probabilmente, la domanda religiosa, così come non l’aveva spenta l’avanzata della Seconda rivoluzione industriale né quella della Terza rivoluzione industriale, nonostante la retorica dell’eclissi del Sacro. Ma certo influisce sulla tessitura intellettuale delle risposte. Nel pieno avvio della nuova fase della rivoluzione industriale, nella seconda metà dell’800, mentre da parte laica si rispose con il marxismo o con il positivismo, la Chiesa contrappose il Concilio Vaticano I. Così, quando papa Giovanni convocò nel 1959 il Concilio Vaticano II, la Chiesa era già in grave ritardo nelle risposte alla matura seconda rivoluzione industriale, mentre già si vedeva l’alba della terza.

In bilico tra globale e locale

La proposta compatta di Bergoglio di una nuova Chiesa suscita resistenze molto forti, tanto ai vertici quanto alla base. Pare si riproponga al suo interno la tensione che si avverte in ogni società civile nazionale tra dimensione globale e dimensione nazionale, tra apertura e chiusura, tra sovranazionalisti e sovranisti, tra Global e Local. Molto cristianesimo europeo si è rivendicato “cattolico” – cioè, filologicamente, universale e perciò universalistico – finché è durata l’illusione di un’egemonia mondiale del Cristianesimo europeo. Ora che emergono i tratti di un cristianesimo africano, latino-americano, asiatico, quello europeo, peraltro in fase di rapida contrazione, cerca rifugio nell’identità cristiano-europea.

Le accuse

Papa Bergoglio governa la barca di Pietro tra simili marosi. Con ciò vive lui stesso una contraddizione, che i suoi avversari interni gli rimproverano animosamente: quella di chiamare le comunità cristiane al protagonismo attraverso l’esercizio di una leadership carismatica decisa, fatta più di gesti che di innovazioni dottrinali, che rompe le maglie della consociazione interna della vecchia classe dirigente ecclesiastica, catafratta in un Concistoro, controllato da un’oligarchia gerontocratica. Anche i cardinali preferirebbero i caminetti. Mentre papa Giovanni Paolo II aveva praticato una forte leadership, ma aveva lasciata immodificata la Curia vaticana e non aveva toccato la gerarchia dei poteri, Bergoglio ha fatto un passo oltre. Donde le accuse a lui rivolte di protestantesimo, di abbandono della tradizione, di anarchismo dottrinale strisciante e di leaderismo. L’ultima accusa, pittoresca, è quella di essere subentrato a Ratzinger a seguito di un complotto mondiale, tessuto da Obama, dalla Massoneria mondiale, dalla finanza mondiale. Ma, intanto, la nave va…