Bastabufale.it: una battaglia per l’uso etico delle notizie sul web. No alle fake news e all’odio in rete

L’ultimo in ordine di tempo è stato Francesco Totti, il capitano della Roma calcio, che si è offerto come testimonial per un’iniziativa che riguarda l’uso etico delle notizie tramite il web. Prima di lui era stato Carlo Verdone a registrare un suo messaggio, sempre sulle notizie false. Entrambi i videomessaggi sono giocati sull’ironia e la comicità, perché una delle forme efficaci di comunicazione nella nostra era digitale è proprio quella in chiave ironica, visto che, nell’epoca del “disincanto” in cui ci troviamo, ogni appello “serio” tende ad essere ignorato, cestinato o, peggio, ridicolizzato.
Ma tutta l’iniziativa è partita qualche mese fa dalla Presidente della Camera, Laura Boldrini, attraverso lo slogan “Essere informati correttamente è un diritto”. Questo claim, infatti, è stato utilizzato per lanciare una campagna di raccolta firme via web. Il titolo vuole essere uno slogan imperativo: basta bufale, per fermare il pericolo, sempre più preoccupante, che si individua nella cosiddetta misinformation, che si produce viralmente sul web. La pagina bastabufale.it contiene, perciò, un “Appello per il diritto a una corretta informazione” e conta alcuni testimonial, oltre a Totti e Verdone, come Gianni Morandi, Fiorello, il sociologo Marc Augé (teorico dei non-luoghi negli anni Novanta), Claudio Amendola. Scelta variegata ma che serve a rendere “visibile” l’appello e l’importanza del messaggio che si vuole veicolare. Sul sito è la stessa Boldrini a spiegare il senso dell’appello, rivolgendosi direttamente agli utenti: “Le fake news sono operazioni che vogliono alterare il senso della realtà, come successo con la magnitudo del terremoto o i vaccini. (…) Bisogna reagire a questo stato di cose e l’appello dà a tutti la possibilità di partecipare. (…) Ho deciso di lanciare questo appello perché ritengo che il web sia un importante strumento di conoscenza e democrazia. Ma spesso anche luogo di operazioni spregiudicate, facilitate dalla tendenza delle persone a prediligere informazioni che confermino le proprie idee”.
Il testo dell’appello si rivolge a cinque contesti: scuola, mass media, imprese, social network e mondo della cultura. Ognuno di essi è sia vittima che carnefice, in un certo senso, secondo la visione degli estensori. Cioè la scuola ha il dovere di creare gli anticorpi alla disinformazione, i mass media devono potenziare il loro fact checking per evitare di dare notizie false, le aziende dovrebbero selezionare le inserzioni pubblicitarie, i social network dovrebbero rafforzare le loro policy, le celebrità, specie del mondo dello spettacolo dovrebbero spendersi di più per campagne contro l’odio in Rete, l’hate speech. Come a dire: c’è bisogno di una presa di coscienza generale, in ogni ambito del nostro vivere, per poter arginare un problema come quello così nuovo ma ormai sempre più consueto (con tutte le conseguenze più o meno drammatiche che può portare con sé) delle fake news.