Sacra Spina: a San Giovanni Bianco in un anno quasi ottantamila pellegrini

Tutte le foto del dossier sono di © Gianvittorio Frau

La fede, si sa, non è una questione di numeri ma quelli dei pellegrini che sono arrivati a San Giovanni Bianco nel corso dell’ultimo anno sono impressionanti: 408 gruppi, quasi ottantamila persone, contando solo quelli organizzati e quindi «censibili». A richiamarli in questo paesino della Valle Brembana che di abitanti in tutto ne fa poche migliaia è stato il segno della fioritura della Sacra Spina, l’antica reliquia conservata nella chiesa parrocchiale, che si è manifestato l’anno scorso, il 28 marzo, alla vigilia di Pasqua. Un segno che al di là di queste manifestazioni così evidenti di devozione popolare ha portato però anche la vita della comunità a «germogliare» in molti modi. «Se dovessi parlare di vita ordinaria – sorride il parroco, don Diego Ongaro – mentirei. Non ci siamo mai fermati». Sono arrivati gruppi dalla Svizzera, Francia, Belgio, Polonia, Slovenia, Austria, Australia, Cile, Argentina, tutti luoghi in cui ci sono dove ci sono comunità di migranti originari di San Giovanni. Molti sono arrivati poi anche dalle altre parrocchie della diocesi. «La comunità di San Giovanni – continua Don Diego – ha dovuto adattare i suoi ritmi e fare spazio per l’accoglienza, non solo dal punto di vista fisico, ma spirituale». San Giovanni Bianco è diventato in questi mesi il santuario della valle dove la gente va per confessarsi, partecipare alla Messa, ma anche per trovare occasioni di preghiera, di adorazione eucaristica. «Posso dire – sottolinea don Diego – che la mia parrocchia non sia cambiata molto esternamente ma interiormente sì, c’è stata davvero una svolta significativa, anche e soprattutto tra adolescenti e giovani». In una zona che si sta impoverendo dal punto di vista demografico (quest’anno in paese ci sono stati sessanta funerali e solo dodici battesimi) c’è stato invece un profondo rinnovamento della fede e della preghiera. «La reliquia della Sacra Spina – racconta don Diego – viene dalla corona di Spine di Gesù, dalla scena della crocifissione. Ci spinge dunque a concentrarci sulla figura di Cristo e sulla cristologia, per rimetterle al centro, com’è giusto che sia. La gente di San Giovanni Bianco si è scrollata via l’immagine dei montanari duri e puri, anzi, hanno dimostrato una grande disponibilità all’accoglienza, attenzione, sensibilità».  Durante la Quaresima don Diego sta proponendo la Messa al mattino alle 6,30, con una presenza costante di circa quattrocento persone. “I fioretti fine a se stessi servono a poco – sottolinea don Diego – mentre un accompagnamento serio si rivela alla lunga prezioso e importante per chi sceglie di impegnarsi e di seguire le proposte che vengono fatte.”
Si è rivelata per molti versi interessante anche l’occasione di incontrare gruppi diversi durante l’anno, ognuno con il suo stile, con le sue particolarità: “Anche i miei parrocchiani sono entrati così in contatto con diversi modi di pregare e di celebrare. Col tempo, poi, hanno capito che uno dei loro timori peggiori, quello di finire in secondo piano rispetto alla cura dei pellegrini, non aveva ragione di esistere. Come prete mi ritengo davvero fortunato”.