Chiesa bergamasca e carità. A proposito di un dibattito

Foto: il cardinal Carlo Maria Martini (1927-2012)

Fare la carità nella città di tutti

Come molti altri, ho seguito con interesse il dibattito avviato sull’edizione bergamasca del Corriere della Sera a proposito di come nella chiesa bergamasca ci si prende a cuore degli immigrati. Non mi appassiona la questione – che è fuorviante e non mi appassiona – pro o contro don Davide Rota o don Claudio Visconti, pro o contro uno stile di gestione di un’emergenza – quella dei rifugiati – che rappresenta  la vera sfida del nostro tempo. Lascio perdere anche le considerazioni sull’opportunità di affidare alla stampa dichiarazioni che rischiano di essere utilizzate malamente o strumentalizzate. Resta, invece, a mio avviso, la domanda principale: cosa vuol dire, per un credente, fare e vivere la carità nella città di tutti? Significa stare nelle regole? E se le regole contraddicono il Vangelo (“ero forestiero e mi avete accolto”) come bisogna muoversi per custodire quella che papa Francesco chiama “la carne di Cristo”? E se la prudenza soffoca la testimonianza? E se l’imperizia tradisce l’intelligenza? Ed ancora: che rapporto c’è tra carità e assistenzialismo, tra carità e business, tra carità e giustizia?

Tutta la comunità cristiana in gioco

Domande aperte che chiedono di essere assunte – e non ignorate – dall’intera comunità cristiana. Che non dovrebbe anzitutto preoccuparsi di ciò che pensa il politico di turno (che generalmente, in nome della laicità, fa la predica ai cristiani). Dovrebbe, piuttosto, avviare un serio discernimento che metta in gioco, insieme, la fedeltà al Vangelo, l’opzione preferenziale dei poveri, l’analisi seria del presente e la forma della cittadinanza.

Forse si scoprirà che non ci sono risposte univoche, valide una volta per tutte. Che i cristiani si sono mossi, da sempre, sia sulle vie della sapienza e della mediazione che su quelle della profezia. Che hanno avuto testimoni del calibro di Vincenzo de Paoli, Giovanni Bosco, Madaleine Delbrel, Dorothy Day, Madre Teresa di Calcutta, Abbè Pierre, don Oreste Benzi. Donne e uomini che hanno seguito il Vangelo più del buon senso. Maestri perché testimoni. Che non hanno dimenticato le regole della città di tutti ma hanno cercato di segnare la differenza cristiana.

Un augurio del cardinal Martini

Lo scriveva con lucidità il cardinal Martini:

Il valore della laicità chiede di essere continuamente attuato ed esplicitato in figure concrete di cristiani che prendono sul serio l’amore di Gesù per il mondo e inventano modi geniali e attuali per servire i fratelli. La società attuale ha bisogno di uomini di pace e di dialogo; occorre che i valori vengano vissuti, difesi, coltivati attraverso un serio impegno morale, una ricerca del vero bene dell’uomo, una rinuncia a ogni forma di egoismo e di strumentalizzazione degli altri. E occorre che questi valori, nati nella coscienza e nella vita etica personale, diventino mentalità comune, costume sociale, legge civile.