“Contro venti e maree”: Enrico Letta ragiona sul futuro dell’Europa “unica speranza per battere i nazionalismi”

L’Europa è la nostra “unica speranza per battere i nazionalismi”. E’ una posizione coraggiosa quella espressa da Enrico Letta, studioso europeista, ex presidente del consiglio, più volte ministro, parlamentare europeo e nazionale, espressa nel suo ultimo lavoro “Contro venti e maree. Idee sull’Europa e sull’Italia” (Il Mulino): lo presenta a Bergamo, alla Fiera dei Librai, mercoledì 26 aprile alle 17 allo spazio incontri. Si tratta di un libro-intervista nel quale Letta dialoga con Sébastien Maillard, corrispondente del quotidiano cattolico francese La Croix, sul futuro dell’Europa.
Lo scenario che gli si presenta è complesso: dalla Brexit all’elezione di Trump, gli elementi che turbano il quadro generale della geo-politica sono molti, e altrettante le sfide che i popoli europei si trovano oggi ad affrontare. 
Letta resta, nonostante tutto, un “irriducibile europeo” nonostante tutte le crepe delle istituzioni europee, nonostante i venti di tempesta, i nazionalismi emergenti, i colpi che essi affondano nel progetto – che ormai appare ai più svuotato di significato – dell’integrazione europea così come l’avevano immaginato i padri fondatori dell’Unione. Nell’introduzione al volume, diviso in dodici capitoli,  scrive che l’Europa ha un grande futuro, e che resta ancora l’unico orizzonte per il quale vale la pena di combattere, anche se non ci si può accontentare del panorama di oggi, non è questa l’immagine dell’Ue che va difesa. Per cambiarla ci vogliono passione e idee: “soprattutto con chi le vorrà discutere, con chi non sarà d’accordo. Ho imparato che non ho la verità in tasca e che cercarla insieme è il viaggio più affascinante. L’unico che dà vero senso alla vita. Soprattutto se è contro venti e maree”. Quando Maillard chiede a Letta come si può continuare a difendere l’Europa, lui, semplicemente, ammette che “Lo spirito europeo, cioè il desiderio di superare i limiti di ogni nazione per progredire insieme, il desiderio di cooperare e non solo di farsi concorrenza, è svanito. Fare l’Europa non s’improvvisa. Se non esiste una ferma volontà legata a una visione chiara e condivisa, si va avanti solo per inerzia. Da tempo ormai l’Unione Europea viene percepita come un impero dominato sempre di più dalla Germania di Angela Merkel”. E i vincoli imposti da Bruxelles vengono comunemente considerati dall’opinione pubblica “punizioni ingiuste da infrangere clamorosamente”. Nonostante questo, però, Letta, “contro venti e maree”, resta “europeo con la consapevolezza di tutto ciò che avvicina culturalmente, storicamente, i nostri popoli”, e “con la convinzione che la nostra unità può essere un valido aiuto per proteggerci e affermarci in un mondo in piena trasformazione”. Afferma anche la necessità di ridisegnare il ruolo dell’Italia, rendendola di nuovo protagonista dell’Unione, sostenendone la leadership, nella speranza di costruire davvero un’Europa diversa, più equilibrata ed efficace. La soluzione proposta da Letta, che nel libro affronta molte questioni “calde”, dall’immigrazione alla disoccupazione, dagli investimenti al ruolo politico dei social media, è quella di alimentare una “buona politica” capace di proporre davvero nuove soluzioni, e non di proporsi (come spesso avviene negli ultimi anni) come alternativa al peggio. “Ci sono tanti giovani – scrive – che hanno solo voglia che qualcuno dia loro fiducia”. Sogna – ed è un po’, in fondo, il sogno di tutti – un ritorno vero alla politica come battaglia di idee e di valori.