Teenager e social network: “Genitori, attenzione: sono online per ore dopo la scuola. Addestriamoli a regole e rischi”

Quasi un quarto degli adolescenti italiani dichiara di trascorrere oltre 6 ore al giorno online al di fuori della scuola. Le dipendenze da internet e dai social rappresentano un fenomeno sempre più diffuso, su cui occorre riflettere e tener alta l’attenzione. Questo uno dei temi al centro del convegno  dal titolo “La fragilità  nel contesto sociale”, organizzato dalla Caritas Diocesana Bergamasca e tenutosi nella mattinata di sabato 22 aprile all’auditorium della Casa del Giovane. L’incontro, a cui hanno partecipato anche il vescovo di Bergamo Francesco Beschi, padre Giacomo Costa, direttore di “Aggiornamenti Sociali” e don Claudio Visconti, direttore della Caritas, ha visto l’intervento del tenente colonnello della Guardia di Finanza Mario Leone Piccinni, a capo del Nucleo di Polizia Tributaria delle Fiamme Gialle di Lecco e uno dei massimi esperti in Italia di «crime-web», i reati commessi attraverso l’utilizzo della rete. “La vita virtuale dei nostri ragazzi è sempre più rischiosa, chiunque può infatti spiare nel mondo privato dell’altro affacciandosi al computer, il corrispondente della finestra nel mondo reale – ha sottolineato lo stesso Piccinni – Internet e le reti di socializzazione, in particolare, hanno spostato drasticamente in basso il livello di ciò che è personale e privato. E’ naturale che gli adolescenti siano fortemente attratti dal desiderio di esplorare i nuovi mezzi di comunicazione, ma la scarsa esperienza potrebbe fortemente accrescere la possibilità che internet ed i videofonini possano essere adoperati in modo imprudente ed immorale; i ragazzi della web generation sono difatti straordinariamente avvezzi e capaci nell’utilizzo di internet, ma poco coscienti dei rischi legali e giuridici che determinate condotte e l’inosservanza di specifiche regole possono comportare”. I giovani della generazione web sembrano inoltre tenere molto più alla propria reputazione online piuttosto che a quella nel vivere offline: occorre tener presente questo aspetto se si vuole comprendere a fondo il tema e aiutare i ragazzi a crescere, come evidenziato dallo stesso Piccinni. “Siamo ormai oltre il web 2.0, siamo entrati nell’universo chiamato reputazione.com- ha spiegato il tenente colonnello della Guardia di Finanza – i ragazzi della generazione web sono stati etichettati da qualcuno come collegati in rete e disconnessi nella vita reale. Relegando le proprie relazioni all’interno dei media sociali, la generazione web ha di fatto rinunciato alle relazioni interpersonali, a vantaggio dei rapporti di tipo auditivo e visivo. In realtà i nostri ragazzi hanno sempre meno modelli positivi cui ispirarsi, ma quel che è peggio è che gli adulti, coloro sui quali a diversi livelli ricadono obblighi educativi e formativi, sembrano rassegnati o, peggio, del tutto inconsapevoli ed ignari di quanto avviene nel mondo degli adolescenti”. Di fronte a queste nuove sfide gli adulti non devono dunque rinunciare al loro ruolo educativo, ma anzi darsi da fare per abbattere il “muro” tra generazioni. “Proibire l’utilizzo di internet o fare terrorismo psicologico sui minori, non è certamente la soluzione idonea, significherebbe negarsi ai cambiamenti generazionali in corso e non assolvere in modo corretto all’obbligo educativo proprio dei genitori e degli insegnanti – ha aggiunto Piccinni – i fatti testimoniano come le tecnologie e la rete soprattutto, abbiano accresciuto le distanze anagrafiche, creando di fatto una zona franca, ove aumentano le problematicità legate alla comunicazione tra le diverse generazioni e all’interno della quale gli adulti, pur essendo in possesso di password e chiavi di ingresso, non hanno cognizione di come accedere. Tocca agli adulti abbattere questa barriera tra generazioni, evitando che essa diventi irrimediabilmente uno sbarramento insormontabile, difficile da padroneggiare anche a causa di un linguaggio non usuale per generazioni antecedenti rispetto a quelle attuali”.