BergamoFestival: «Paure locali, risposte globali». Dialoghi, incontri, pensieri condivisi per combattere gli stereotipi

BergamoFestival “Fare la pace” quest’anno ha scelto un filo conduttore molto suggestivo “Paure locali, risposte globali”: nel programma si sentono tutte le urgenze del nostro tempo, dall’immigrazione alla politica, dal terrorismo alla “guerra mondiale a pezzi” paventata da Papa Francesco. Tra le righe si legge il coraggio di smontare i muri, rinunciare alle certezze, mettersi in discussione, sorretti da una convinzione fondamentale, quella che la vera arma da impugnare oggi sia quella del dialogo, con la consapevolezza che per usarla bene, come per qualunque altra, servono pazienza ed esercizio. La condivisione di approfondimenti, elementi concreti, diversi punti di vista, è la strada giusta per combattere le inquietudini che serpeggiano, le false convinzioni, il proliferare di notizie false.  Gli appuntamenti, come ha sottolineato don Giuliano Zanchi, segretario generale della Fondazione Bernareggi, alla guida del comitato scientifico della manifestazione, sono concentrati in un intervallo di tempo più breve del solito: dal 4 al 14 maggio, e si svolgono principalmente nel “quartier generale” del Centro Congressi di viale Papa Giovanni XXIII a Bergamo. Tra gli ospiti d’onore ci saranno docenti, saggisti, studiosi di fama internazionale come Marc Augé, etnologo e antropologo (13 maggio), intellettuali come Julia Kristeva, psicologa e filosofa (il 6 maggio), Mai Alkaila, ambasciatrice dello Stato di Palestina in Italia, José Tolentino Mendonca, teologo, scrittore e poeta, Michel Roy, che coordina le Caritas di tutto il mondo, e ancora storici, politici e giornalisti.

Alla base del BergamoFestival c’è un’idea concreta della pace, e la volontà di alimentarla attraverso gesti quotidiani, attraverso l’impegno dei singoli: «Fare la pace è possibile – ha sottolineato alla presentazione don Fabrizio Rigamonti, direttore dell’ufficio diocesano per la pastorale della cultura – se gli uomini se ne assumono la responsabilità concreta». Bisogna insomma innescare dinamiche e processi sociali, politici, economici, culturali di carattere globale, che richiedono un lavoro d’indagine, discernimento e comprensione arduo ma necessario, per evitare, come sottolinea don Fabrizio “il rischio di facili scorciatoie” come quelle proposte dalle ideologie populiste dei nostri giorni. Il Festival è presieduto da Casto Iannotta e diretto da Roberta Caldara. Il comitato scientifico è composto da esperti di diversi settori: Nando Pagnoncelli, presidente Ipsos, Giulio Brotti, saggista e giornalista, Paolo Magri, direttore di Ispi, Marco Marzano, sociologo, Elena Catalfamo, giornalista de L’Eco di Bergamo, e don Chicco Re, direttore dell’ufficio diocesano per la pastorale sociale e del lavoro (Elena e don Chicco sono gli acquisti più recenti, ne fanno parte da quest’anno).
Hanno lavorato insieme per mesi disegnando un progetto organico, che sviluppa il tema passando attraverso tematiche diverse, tutte attualissime, dalla politica al lavoro, dalle migrazioni alle povertà, dal terrorismo ai nuovi equilibri internazionali. «Pensare aiuta a vincere la paura – chiarisce don Zanchi -. La cultura può offrirci gli strumenti necessari per capire la realtà e allontanare le inquietudini quotidiane. Processi globali hanno un’influenza diretta sulla nostra vita quotidiana: le fabbriche che chiudano, gli spostamenti delle popolazioni. Vedere e comprendere le connessioni è importante». Nascono molte domande, ma le risposte migliori non sono necessariamente le più semplici o quelle che emergono per prime: «E’ necessario – aggiunge don Zanchi – decifrare il contesto, imparare a leggerlo, a comprendere i riflessi che avrà sul futuro, con una tensione di cui dovrebbe essere capace in primo luogo la politica». Se ne parlerà il 5 maggio nell’incontro «Identikit di un leader politico: derby tra onestà e competenza» (ore 18,30, Centro Congressi) che metterà a confronto Pier Ferdinando Casini, veterano della politica, Elsa Fornero, economista con una breve esperienza di governo, con risultati ancora molto discussi, e Giorgio Gori, sindaco di Bergamo, imprenditore e giornalista. Comporre posizioni diverse è una preoccupazione costante del BergamoFestival: «La presenza di più voci – sottolinea Giulio Brotti – consente di avere un’idea più completa del tema trattato e di partecipare a un incontro senza avere la certezza di cosa si ascolterà». Tutti gli appuntamenti sono gratuiti previa iscrizione online sul sito www.bergamofestival.it. Le prenotazioni sono già aperte.