Homeschooling: la scuola a casa per «coltivare i talenti fin da piccoli» . La storia di una famiglia di Trescore Balneario

In Italia sono più di mille le famiglie che scelgono di non mandare i figli a scuola e sono in continua crescita. L’educazione parentale si chiama “homeschooling” ed è un percorso educativo che consente ai genitori di istruire i propri figli in modo diretto e autonomo.
L’Articolo 30 della Costituzione dichiara: “È dovere e diritto dei genitori mantenere, istruire, educare i figli, nei casi d’incapacità dei genitori, la legge provvede a che siano assolti i loro compiti”. Quindi la nostra Costituzione sottolinea la responsabilità primaria dei genitori sull’istruzione dei figli. L’Articolo 34 disponendo che «l’istruzione inferiore, impartita per almeno otto anni, è obbligatoria e gratuita» sancisce l’obbligatorietà dell’istruzione comunque impartita non necessariamente dalla scuola. «L’articolo 33 dice che “l’arte e la scienza sono libere e libero ne è l’insegnamento. Enti e privati hanno il diritto di istituire scuole e istituti di educazione”. Dunque l’educazione parentale non è illegale» puntualizza Anna, mamma di Leonardo, 9 anni, vivace e sereno homeschooler, che insieme al marito vive a Trescore, in provincia di Bergamo.
Anna racconta la sua esperienza di genitore che volentieri fa da insegnante a suo figlio. «Mio marito ed io abbiamo preferito l’istruzione familiare all’istruzione tradizionale per vari motivi, il principale è che vogliamo dedicarci in prima persona all’educazione di Leonardo. Inoltre secondo noi non è giusto che in classe un bambino sia costretto a restare seduto per tante ore, soprattutto quando è tanto piccolo. Intervalli brevi e pochi minuti all’aria aperta. Leonardo ha frequentato la prima elementare ma non era felice, anche se l’esperienza non è stata del tutto negativa. Alcune metodologie utilizzate non rispecchiavano le nostre convinzioni. Per me e mio marito l’interesse è alla base dell’apprendimento, quindi quando un bambino è interessato a qualche materia, la apprende subito e la ricorda meglio delle altre. Ciascun bambino è diverso dall’altro, dunque è meglio permettere al bambino di scegliere il suo percorso formativo in base ai suoi interessi, che non riguardano solo le materie scolastiche, ovviamente la matematica e l’italiano restano fondamentali. In parole povere un percorso formativo a misura di bambino, da scegliere in tutta libertà, indipendente dalle mura statali. Un’altra cosa sono i tempi, scanditi a scuola dalla campanella, come se quest’ultima volesse dire agli studenti: ora basta, passate ad altro, proprio nel momento semmai di massimo interesse nei confronti di una determinata materia» chiarisce Anna.
Leonardo nel pomeriggio va a lezione privata di inglese e di musica. «Alla fine di ciascun anno scolastico Leonardo sostiene un esame, c’è chi non lo fa. La situazione legislativa in tal senso è un po’ nebulosa e in via di evoluzione. Ci sono delle circolari che chiedono ai genitori che praticano l’istruzione familiare di far sostenere l’esame ai propri figli. Nostro figlio ha sostenuto un esame scritto e orale di tre ore, è andato bene. Certo che per i bambini è un vero stress sostenere questi esami tutti gli anni e che riguardano materie scolastiche quando magari il percorso formativo del bambino è completamente diverso, non così rigido e standard. Sarebbe meglio invece di fare un esame, ideare un confronto più aperto. In tutto il mondo vi sono bravi studenti universitari ex homeschooler che hanno prima sostenuto gli esami da privatisti per accedere alle diverse facoltà. Per tutti quei genitori che volessero praticare l’insegnamento parentale, ricordo che è importante inviare ogni anno una lettera alla propria scuola di riferimento in cui si comunica la scelta dell’istruzione familiare».
Anna e Leonardo, generalmente la mattina si dedicano allo studio delle materie classiche, per esempio matematica, italiano, scrittura, poi «il resto della giornata è più spontaneo, ci sono momenti in cui approfondiamo la storia e la geografia» spiega Anna, che prosegue: «Molto dipende dalla giornata, se siamo fuori tutto il giorno, Leonardo apprende ugualmente interagendo con il mondo che lo circonda». È questa un’educazione più libera, più intensamente vissuta, non per questo meno completa, con modalità diverse. «Andiamo avanti così con la fiducia che nostro figlio continui ad apprendere sempre più cose sul mondo che lo circonda, nutrendosi del suo ambiente».
Il materiale didattico prevede l’uso del PC oltre quaderni e libri. «Certo Internet è pieno di risorse ma fondamentale è anche la biblioteca, dove facciamo incetta di volumi. Abbiamo anche i libri scolastici dell’anno corrente». Leonardo non è costretto a caricarsi sulle spalle lo zaino pieno zeppo di testi, come fanno la maggior parte dei suoi coetanei, anche se c’è chi dice che senza la scuola un ragazzino/a homeschooler rischia di restare isolato/a, senza amici. Non è questo il caso di Leonardo, che è «un bambino socievole, chiacchierone, ha da sempre manifestato la voglia di conoscere persone nuove, soprattutto bambini che frequenta anche durante i corsi pomeridiani, tra i quali quello di arte marziale brasiliana. A Bergamo abbiamo una fantastica rete di genitori, siamo circa una quarantina di famiglie che simpatizzano o praticano l’homeschooling. Alcune hanno figli in età prescolare che non frequentano la scuola materna. Ci ritroviamo nei parchi, nei musei, facciamo passeggiate nella natura, ora stiamo organizzando un laboratorio alla Riserva naturale Oasi WWF di Valpredina. Leonardo ha molti amici, anche se non sono compagni di scuola, e frequenta gli scout con profitto».
Mentre dialoghiamo con Anna, suo figlio sta giocando con un suo amichetto. Leonardo è un bambino felice, quando Anna gli chiede se vuole tornare a scuola, lui risponde no, perché preferisce andare avanti così. «Leonardo è un bambino sereno, entusiasta. La cosa importante è poter scegliere». Infatti, «la cosa più importante è comprendere cosa piace davvero, e questo talvolta si comprende da piccoli, perché è importante coltivare il proprio talento, il proprio sogno che si potrebbe trasformare in una futura professione, che non dovrebbe necessariamente essere un lavoro “accademico”. Magari chissà mio figlio da grande vorrà fare il falegname e non l’architetto. Dunque coltivare fin da bambini ciò che piace, un po’ come il senso dell’homeschooling» conclude Anna che ci saluta con Leonardo.

INORMAZIONI:
Per chi volesse saperne di più sull’homeschooling:
istruzionefamiliare.wordpress.com/
educazioneparentale.org
www.controscuola.it