La legge sul “Dopo di noi”: più del posto, della struttura e dei soldi valgono le relazioni umane

“La legge 112/2016 fa tesoro dell’esperienza giuridica e organizzativa cresciuta in questi anni in Italia, dando voce e valorizzando quanto fatto dalla società civile”. Al seminario di studio sul “Dopo di noi” organizzato a Bologna dall’Ufficio catechistico nazionale, l’avvocato Marco Masi (Foro di Bologna) ha illustrato i settori d’intervento delle nuove “Disposizioni in materia di assistenza in favore delle persone con disabilità grave prive del sostegno familiare”. Da una parte gli strumenti negoziali di diritto privato, dall’altra il fondo nazionale – 184 milioni previsti su un triennio – per i progetti sulla deistituzionalizzazione dei percorsi e la domiciliarità. Importante, ha evidenziato, è il compito educativo verso i genitori con figli disabili, “perché coniugare l’autonomia con il distacco dalla famiglia non è semplice”, e il rapporto con i corpi intermedi. “Associazioni di famiglie, fondazioni e cooperative possono avere un grande ruolo per la loro capacità progettuale e d’innovazione. Serve un’iniziativa comune tra le famiglie, nel territorio, cui anche la Chiesa possa rimandare. Più del posto, della struttura, dei soldi valgono le relazioni umane, valorizzarle è uno dei tanti scopi della legge – ha chiarito – ma se non c’è una progettualità sociale si può fare poco. Bisogna avviare processi e percorsi insieme, per dirla con Papa Francesco, affinché le finalità della legge possano essere meglio perseguite”.
“Dagli anni ’70 viviamo un rapporto di progressiva scoperta e amicizia con le persone disabili”. Al seminario di studio Cei sul “Dopo di noi” che si è svolto recentemente a Bologna è stata presentata anche l’esperienza della Comunità di Sant’Egidio, che porta avanti una vera e propria “adozione a figli delle persone con handicap, rendendole parte integrante della Comunità. Esse – ha evidenziato l’operatore – sono una contestazione reale e concreta della cultura dello scarto”. Se i diritti dei disabili possono essere più facilmente calpestati, la nuova legge sancisce il loro diritto a scegliere come e dove vivere e a “contare” nella società. “Sostenere la domiciliarità, il co-housing, forme nuove e diverse di famiglia, il valore di una casa aperta al quartiere, ai vicini, ai giovani, qualunque sia la soluzione concreta, questa è la strada da percorrere con e per questi nostri fratelli” ha aggiunto il responsabile di Sant’Egidio: “Il ruolo della comunità cristiana è centrale nel farsi carico, oltre l’aiuto pubblico, di coprire con il suo mantello coloro che hanno più bisogno”.