Le magie dell’orto con i bambini: seminare, curare, raccogliere. In quei gesti semplici c’è l’abc delle relazioni

Starei a guardarli per ore mentre curano l’orto. Lo fanno a modo loro, si sporcano, scavano con le mani, si perdono a osservare i lombrichi e le formiche. Si divertono. Con l’arrivo della bella stagione l’orto è per la nostra famiglia un passatempo irrinunciabile. Iniziamo a controllare se ciò che abbiamo seminato sta germogliando, piantiamo l’insalata, puliamo il giardino dalle erbacce.

Che soddisfazione. Seminare, curare, raccogliere. Trovo che l’orto sappia racchiudere in sé tutta una filosofia di vita. Bisogna aver fiducia, saper aspettare…e poi via, in un lampo e spesso tutti insieme eccoli lì: fragole, zucchine, fagioli, piselli, pomodori crescono di giorno in giorno. Le mele e le pere sugli alberi, i rovi di more e quelli di ribes. Un tripudio di colori e bellezza, una sferzata d’energia nel piatto.

Il contatto con la natura, la consapevolezza che la frutta e la verdura seguono propri cicli, che ogni stagione regala qualcosa di buono. I bambini imparano davvero in fretta. Noi abbiamo la fortuna di avere una baita in montagna che ci consente di stare immersi nella natura, ma anche a casa si può fare molto. Bastano alcuni vasi e la scelta delle verdure giuste per ricreare la magia dell’orto, anche se di spazio se ne ha poco. E poi il resto viene da sé. I miei figli, che di pazienza, garantisco, ne hanno poca, hanno imparato ad aspettare. Perchè la fragola che ora è bianca e piccola tra poco sarà rossa e dolce, la zucchina diventerà grande, i pomodori matureranno. E tutto sarà più buono. Hanno scoperto che frutta e verdura hanno un grande fascino, e che una volta raccolti devono assolutamente anche essere assaggiati.

Certo, per i genitori è un bell’impegno. La passione principale dei miei bambini, per esempio, è annaffiare. Ma non un goccino d’acqua, versato con misura e attenzione. Figuriamoci. “La nonna dice che le piante devono bere tanto”. E via di canna e di annaffiatoi più grandi di loro, con la situazione che sfugge di mano e ci si ritrova bagnati da capo a piedi, sotto gli occhi imploranti di una madre stanca che vorrebbe evitare l’ennesima lavatrice. Ma va bene, ci sta. La meraviglia con la quale poi vanno alla ricerca della verdura pronta, l’entusiasmo nel trovare il bottino sognato, ripagano di tutto.

E una volta tornati a casa il lavoro non è finito. Ora tutte queste cose buone vanno cucinate. E si apre per i bimbi un nuovo capitolo, fatto di ricette da scoprire, mani in pasta, verdure che si trasformano in piatti da gustare. Non sempre poi l’esperimento funziona, spesso tocca al papà mangiare i ben poco invitanti risultati ottenuti, ma in genere abbiamo imparato a cucinare cosucce facili dal risultato garantito. Come le polpette, delizia suprema. Ecco, a pancia piena e soddisfatti dei tanti lavori svolti resterebbe ora solo da andare a riposare. Peccato che la cucina sia un delirio e i vestiti da lavare una montagna. Inevitabili effetti collaterali più che accettabili all’interno di una splendida giornata da ricordare.