La crocifissione di Franco Normanni al Macs di Romano di Lombardia: «Un’opera libera e forte che denuncia gli orrori della guerra»

“Tre crocifissi” il quadretto realizzato nel 1988 dall’artista bergamasco Franco Normanni è stato al centro dell’incontro dedicato all’approfondimento di un’opera d’arte nella prima domenica del mese di giugno. È stato anche l’ultimo appuntamento dell’iniziativa «Un’opera al mese» promossa e organizzata dal Macs, Museo di Arte e Cultura Sacra di Romano di Lombardia.

«Siamo all’ultima tappa del nostro itinerario – iniziato a novembre – in cui sono state commentate varie opere presenti nel nostro museo da parte di storici, critici e professori di storia dell’arte» introduce Don Tarcisio Tironi parroco di Romano di Lombardia e fondatore del Macs. In questa occasione è intervenuto don Giuliano Zanchi, Segretario Generale della Fondazione Bernareggi.

«Nel corso della storia, il tema della crocifissione è stato rappresentato in molti modi e con stili divers» spiega Don Giuliano Zanchi e aggiunge «poi, nell’arte contemporanea, con l’abbandono dei paradigmi formali, il tema della crocifissione è diventato un costante esperimento per molti artisti anche locali, come per esempio, Normanni, Maffioletti, Cornali, Longaretti, Manzù e Brolis».

Nel dipinto Tre Crocifissi, titolo originale Crocifissione realizzato nel 1988 da Franco Normanni, emerge «la sua libertà di interpretare, la forza antropologica, l’esistenzialismo, il suo stile scrupoloso e maniacale; i crocifissi sono qui rappresentati in maniera antropomorfa e longilinea, richiamando l’opera di Foppa del 1450 e le atrocità naziste della Seconda Guerra Mondiale» commenta Don Giuliano Zanchi.

Franco Normanni nasce a Bergamo il 18 febbraio 1927 ed è figlio di Domenico e di Milesi Lodi, una famiglia di San Giovanni Bianco. A soli undici anni Franco perde il padre e instaura un legame speciale con la madre a cui dedica una grafite nel 1933. A seguire, tra il 1942 e 1943 Franco frequenta il Liceo Artistico a Milano ma i suoi studi subiscono una battuta d’arresto quando l’istituto viene chiuso per i bombardamenti. Perciò, nel 1946 Franco Normanni riprende poi all’Accademia Carrara di Bergamo prima dedicandosi alla scultura e poi alla pittura diventando allievo di Achille Funi il quale gli commissiona, nell’ultimo anno di corso, alcuni affreschi in vari spazi pubblici: nella sala consiliare del Comune di Bergamo ovvero Palazzo Frizzoni, nella sala del Consiglio Provinciale e nella prefettura di Bergamo.

«Nel dopoguerra, in alcune città e soprattutto Bergamo cominciano a rinascere sotto vari punti di vista e in particolare quello culturale attraverso la promozione di iniziative ed eventi e l’emergere di nuovi talenti dall’Accademia Carrara; ad esempio Andrea Mastrovito, uno degli artisti bergamaschi più affermati all’estero» afferma Don Giuliano Zanchi.

Dal 1948 Normanni inizia la sua attività artistica di pittore e scultore. Un anno dopo, entra a far parte di «Arte Artigianato Orobico» costituito da un gruppo di artisti bergamaschi quali Algosi, Bernardi, Cornali, Lazzarini, Maffioletti, Morelli, Recchi e Rossi e patrocinato dall’industriale Luciano Rumi. Purtroppo, «questa piccola corporazione si scioglie nel 1952 per i sentimenti di complicità e competizione tra i vari artisti che andavano a caccia di committenti per esprimersi e per differenziarsi tra loro» spiega Don Giuliano Zanchi e aggiunge «sono giovani artisti che definiscono una concezione di arte locale in modo accentuato senza disgiungerla dal commercio e dall’industria e quindi un’arte che guarda anche i bisogni pratici e concreti della vita; ad esempio Normanni si cimenta nella pittura, nella scultura, nella ceramica e nella decorazione facendosi guidare da un intenso e meticoloso lavoro di bozzetti e di ricerca di soggetti». Negli anni seguenti, Franco Normanni partecipa a concorsi di pittura in varie città quali Melzo, La Spezia, Roma, Bergamo, Dalmine e Bologna mentre per il disegno a Milano. A seguire, nel 1950 si dedica alla scenografia per il Teatro delle Novità di Bergamo al Teatro Donizetti mentre su incarico degli architetti Angelini Alessandro e Vito Sonzogni, scolpisce e decora edifici pubblici e privati in Bergamo tra cui le grandi vetrate e le sculture della chiesa di Celadina.
Cinque anni dopo, Franco Normanni comincia a insegnare presso l’Accademia Carrara di Bergamo come assistente dell’architetto Pino Pizzigoni, nel 1956 consegue la Maturità Artistica, il diploma di Capo d’Arte presso l’Istituto Adolfo Venturi di Modena e, nello stesso anno, prosegue a insegnare nelle scuole di Bergamo come l’Istituto Cesare Pesenti e infine nei licei artistici continuando ad esporre i suoi dipinti anche con mostre personali a Bergamo e a Milano. Muore a Bergamo nel 2005.