Domenica senza messa

Foto: mons. Francesco Panfilo, vescovo in Papua Nuova Guinea

Situazioni di emergenza

Quando sono andato in pensione, per un certo tempo, fino a che sono stato in forma, ogni fine settimana andavo ad aiutare un parroco di montagna. Questi aveva in cura ben sei parrocchiette e perciò ogni domenica doveva fare i salti mortali per arrivare a dare almeno una messa a ognuna di esse. Andavo su e celebravo una messa al sabato sera e una o due la domenica mattina.

Questa situazione non è rara in tante diocesi e minaccia pure di aggravarsi col tempo. Questo mi ha fatto tornare in mente ciò che ho vissuto in Svizzera negli anni ’70 in occasione del Sinodo della diocesi di Friburgo in cui mi trovavo a svolgere il mio ministero di cappellano degli emigranti.

Facendo parte di una delle Commissioni del Sinodo (quella dei sacramenti), trattando della Messa, fui coinvolto nella discussione sul precetto festivo comprendente, oltre al riposo e a una più intensa vita di famiglia e di carità verso i bisognosi, anche e soprattutto la partecipazione all’Eucaristia.

Soluzioni adeguate

Esattamente nel 1975 (42 anni fa !!!) detta Commissione sottopose all’assemblea sinodale la seguente raccomandazione:

È chiaro che ogni comunità parrocchiale aspiri a celebrare l’Eucaristia ogni domenica. Ma se il numero dei preti continua a diminuire ciò non sarà più possibile. Per questo il Sinodo svizzero prega la Conferenza episcopale di intraprendere ciò che è necessario affinché: 1) siano riconosciute nuove forme di ministeri ecclesiali e di servizio sacerdotale; 2) le comunità siano preparate per tempo a queste nuove situazioni; 3) dei laici, formati e ufficialmente incaricati, possano presiedere la liturgia della Parola e quella della Comunione.

L’assemblea sinodale accolse e approvò la raccomandazione, che quarant’anni fa a non pochi sembrò un po’ campata per aria, ma che poi si rivelò azzeccatissima. Ed è per questo che sto pensando che tale urgenza cominci ormai a prospettarsi anche da noi.

Dalla disposizione sinodale di Friburgo risultano con chiarezza due affermazioni importanti di ordine morale. Innanzi tutto che l’adempimento del precetto festivo richiede che si partecipi alla riunione della comunità, e, in secondo luogo, che la riunione della comunità va celebrata e partecipata anche quando non si possa celebrare la Messa.

Ma questa seconda puntualizzazione sinodale fu una sorpresa, perché era da sempre pacifico che, se per una ragione o per l’altra la Messa non poteva aver luogo, chiunque poteva stare tranquillo in coscienza in ordine all’adempimento del precetto festivo.

La situazione nella lontana Papua Guinea. Presto anche da noi

Noi che da sempre siamo abituati alla presidenza dei soli sacerdoti avremo forse qualche difficoltà a capire e a praticare una riunione domenicale senza la presidenza del presbitero. Eppure dobbiamo convincerci che non è impossibile che avvenga.

Io penso a mio fratello Vescovo nella isole del Pacifico. Nella prima diocesi dove è stato, con qualche centinaio di isole (la più lontana come da Bergamo a Napoli), c’erano solo una ventina di preti compreso il Vescovo. Non poteva perciò esserci la Messa ogni domenica, anzi in molti casi c’era soltanto una volta o due all’anno, ma ogni domenica in ogni comunità c’era la riunione presieduta da un laico (il “leader mission”) per l’ascolto della Parola, la preghiera dei fedeli e la Comunione. E la fede era nutrita e sostenuta, tant’è che il Vescovo nelle sue visite pastorali trovava anche in isole più lontane comunità fiorenti e vivaci.

A mio parere, dobbiamo incominciare anche noi a porci questo problema e a prepararci seriamente, per essere pronti quando sarà il momento, che, non illudiamoci, potrebbe non essere così lontano.