Le elezioni amministrative. La crisi della crisi. A Bergamo il 12% di astenuti in più

Bergamo ha battuto il suo record nelle ultime elezioni: 12 per cento in più di astenuti rispetto alle ultime elezioni amministrative, ben oltre il 7 per cento del resto dell’Italia.

La cosa fa pensare perché ormai sta assumendo dimensioni preoccupanti. Se va avanti così si rischia di arrivare a una democrazia di nome e a una aristocrazia di fatto. Con l’aggravante che l’aristocrazia tradizionale si basava su ricchezza, nobiltà o cultura. Quella verso cui stiamo andando è semplicemente quello che resta dopo un disinteresse generalizzato e dunque una aristocrazia assai poco aristocratica.

C’è anche un’aggravante: si trattava di elezioni amministrative, dunque della scelta dei politici meno politici, i vicini, gli amministratori “locali”, appunto. Si pensa di solito che se non si va a votare per le passioni ideologiche ci si dovrebbe andare almeno perché si vogliono le strade asfaltate, gli asili nido, le scuole decorose e funzionanti. E invece il disincanto per la politica “lontana” ha contagiato anche la politica vicina. Di solito avveniva il contrario: la passione per il particulare amministrativo si trasferiva sull’universale politico. E invece il contagio ha funzionato esattamente al contrario.

Queste amministrative, semmai, rappresentano un ulteriore passo in avanti. Si ripete, da un po’ di tempo a questa parte e su tutti i toni che, di tutta la passione politica è rimasta solo la protesta. Alcuni partiti nascono semplicemente per protestare. La Lega, prima e, poi, i grillini. Ma in questa elezione anche i grillini vacillano. Ci si è stancati non solo della vecchia politica ma anche degli strilli di Grillo. È la crisi della crisi. Dove si andrà a finire è difficile dire. Intanto, noi vecchietti, figli del ’68, si continua a ripetere un mantra che nessuno osa più ripetere. Questo: la politica è necessaria. Se non la si fa, la si subisce, se non la facciamo noi qualcuno la fa al nostro posto.

Redazione