Papa Francesco: i santi ci ricordano che l’ultima parola sulla storia dell’uomo non è l’odio né la guerra

Papa Francesco: udienza, “non siamo soli”, i santi ci ricordano che “l’ultima parola sulla storia dell’uomo non è l’odio, non è la morte, non è la guerra”. “Non siamo soli, la Chiesa è fatta di innumerevoli fratelli, spesso anonimi, che ci hanno preceduto e che per l’azione dello Spirito Santo sono coinvolti nelle vicende di chi ancora vive quaggiù”. Ad assicurarlo è stato il Papa, che nell’udienza di oggi – infarcita di aggiunte a braccio – si è soffermato sulla figura dei santi, la cui presenza è risuonata per la prima volta nelle invocazioni del nostro battesimo. “Molti di noi in quel momento erano bambini, portati in braccio dai genitori”, ha ricordato Francesco: “Poco prima di compiere l’unzione con l’Olio dei catecumeni, simbolo della forza di Dio nella lotta contro il male, il sacerdote ha invitato l’intera assemblea a pregare per coloro che stavano per ricevere il Battesimo, invocando l’intercessione dei santi”. “Quella era la prima volta in cui, nel corso della nostra vita, ci veniva regalata questa compagnia di fratelli e sorelle maggiori, che sono passati per la nostra stessa strada, che hanno conosciuto le nostre stesse fatiche e vivono per sempre nell’abbraccio di Dio”, ha spiegato il Papa citando la lettera agli Ebrei. “I cristiani, nel combattimento contro il male, non disperano”, ha affermato Francesco: “Il cristianesimo coltiva una inguaribile fiducia: non crede che le forze negative e disgreganti possano prevalere. L’ultima parola sulla storia dell’uomo non è l’odio, non è la morte, non è la guerra”. In ogni momento della vita, infatti, “ci assiste la mano di Dio, e anche la discreta presenza di tutti i credenti che ci hanno preceduto con il segno della fede. La loro esistenza ci dice anzitutto che la vita cristiana non è un ideale irraggiungibile”.

I santi sono “angeli con un volto e un cuore umano, perché i santi di Dio sono sempre qui, nascosti in mezzo a noi”. Lo ha spiegato il Papa, nella catechesi dell’udienza di oggi. “Questo è difficile da capire – ha ammesso a braccio – anche da immaginare, ma i santi sono presenti nella nostra vita, e quando qualcuno invoca un santo o una santa è perché è vicino a noi”. “Anche i sacerdoti custodiscono il ricordo di una invocazione dei santi pronunciata su di loro”, ha ricordato Francesco: “È uno dei momenti più toccanti della liturgia di ordinazione. I candidati si mettono distesi per terra, con la faccia verso il pavimento. E tutta l’assemblea, guidata dal vescovo, invoca l’intercessione dei santi”. “Un uomo rimarrebbe schiacciato sotto il peso della missione che gli viene affidata, ma sentendo che tutto il paradiso è alle sue spalle, che la grazia di Dio non mancherà perché Gesù rimane sempre fedele, allora si può partire sereni e rinfrancati”, il commento del Papa: “Non siamo soli. Siamo polvere che aspira al cielo. Deboli le nostre forze, ma potente il mistero della grazia che è presente nella vita dei cristiani. Siamo fedeli a questa terra, che Gesù ha amato in ogni istante della sua vita, ma sappiamo e vogliamo sperare nella trasfigurazione del mondo, nel suo compimento definitivo dove finalmente non ci saranno più le lacrime, la cattiveria e la sofferenza”.

Il matrimonio è “per sempre, o niente”: “Non, come alcuni dicono, finché l’amore dura”. Lo ha detto, a braccio, il Papa, che nella catechesi dell’udienza di oggi ha fatto notare come “quando due fidanzati consacrano il loro amore nel sacramento del matrimonio, viene invocata di nuovo per loro – questa volta come coppia – l’intercessione dei santi. E questa invocazione è fonte di fiducia per i due giovani che partono per il viaggio della vita coniugale”. “Chi ama veramente ha il desiderio e il coraggio di dire ‘per sempre’, per poter vivere la vita matrimoniale per sempre, non come alcuni dicono: finché l’amore dura”, ha affermato Francesco: “Al contrario, è meglio che non ti sposi: o per sempre o niente”, ha aggiunto ancora a braccio. Per questo c’è bisogno “della grazia di Cristo e dell’aiuto dei santi”, invocati oltre che nel nostro battesimo anche nella liturgia nuziale. “E nei momenti difficili bisogna avere il coraggio di alzare gli occhi al cielo, pensando a tanti cristiani che sono passati attraverso la tribolazione e hanno custodito bianche le loro vesti battesimali, lavandole nel sangue dell’Agnello”, il consiglio del Papa sulla scorta dell’Apocalisse: “Dio non ci abbandona mai: ogni volta che ne avremo bisogno verrà un suo angelo a risollevarci e a infonderci consolazione”.

“Che il Signore ci doni la speranza di essere santi”. Si è aperta con questo auspicio, la parte finale dell’udienza di oggi. “Qualcuno di voi potrà chiedermi”, ha proseguito il Papa a braccio: “Si può essere santi nella vita di tutti i giorni?”. “Sì, si può”, la risposta: “Questo significa che dobbiamo pregare tutta la giornata? No, significa che tu devi fare il tuo dovere tutta la giornata: pregare, andare al lavoro, custodire i figli, ma fare tutto col cuore aperto verso Dio, con questa voglia… Anche nella malattia, nella sofferenza, nelle difficoltà: siamo aperti a Dio e così diventiamo santi. Si può”. “Il Signore ci da la speranza di esser santi”, l’auspicio del Papa: “Noi pensiamo che sia una cosa difficile, che sia più facile essere delinquenti che santi. No! Essere santi si può perché ci aiuta il Signore. È il grande regalo che ciascuno di noi può rendere al mondo”. “Che il Signore ci dia la grazia di credere così profondamente in lui da diventare immagine di Cristo per questo mondo”, ha proseguito Francesco: “La nostra storia ha bisogno di mistici: di persone che rifiutano ogni dominio, che aspirano alla carità e alla fraternità. Uomini e donne che vivono accettando anche una porzione di sofferenza, perché si fanno carico della fatica degli altri. Ma senza questi uomini e donne il mondo non avrebbe speranza”. “Per questo auguro a voi, e anche a me, che il Signore ci dia, ci doni la speranza di essere santi”, ha concluso il Papa ancora una volta fuori testo.