Navarro Valls, la “voce di Papa Wojtyla”

Abbiamo chiesto a Enzo Romeo, vaticanista del Tg2, un commento sulla figura di Joaquín Navarro Valls

 

Il Papa polacco e il comunicatore spagnolo

Joaquín Navarro Valls è stato la voce di Giovanni Paolo II. Molto più che un semplice addetto stampa. Aveva un rapporto fiduciario con il papa polacco, che lo aveva scelto per svecchiare la comunicazione della Santa Sede. Entrambi erano dei moderni tradizionalisti: la polonesità di Wojtyla si sovrapponeva perfettamente all’impronta spagnola del murciano Navarro, un medico che aveva finito per fare il corrispondente da Roma del quotidiano conservatore madrileno ABC. In fondo, Giovanni Paolo II applicava alla sua nazione, ancora sotto il tallone sovietico, l’idea di reconquista che ha marcato per lunghi per secoli la fede cattolica in Spagna dopo la liberazione dai “mori”. Sempre accuratamente elegante, Navarro Valls incuteva un certo timore reverenziale, specie ai giovani giornalisti (e io ero tra loro) che iniziavano in quegli anni a frequentare la Sala stampa di Via della Conciliazione. Le colleghe subivano tutte il suo fascino (ne ricordo una perdutamente innamorata), pur sapendo che non c’era alcuna speranza di flirtare con lui, che era un numerario dell’Opus Dei e come tale aveva fatto voto di castità.

Dalla Chiesa della riconquista alla Chiesa ospedale da campo

L’appartenenza all’Opus, in anni di grande espansione dell’organizzazione, marcò lo stile e a volte la strategia di Navarro Valls. L’idea era di un controllo da dentro dei gangli vitali della Chiesa e della società, attraverso la presenza di cristiani fidati, pronti a eseguire le direttive dei loro superiori e della gerarchia ecclesiale. Giovanni Paolo II riconobbe l’Opus come prelatura personale, svincolandola dal controllo dei vescovi diocesani e dandole enorme autonomia. Un modello di evangelizzazione che oggi appare logorato dalla battaglia, apparentemente persa, contro la scristianizzazione e l’indifferentismo religioso, dilatatisi dappertutto in Occidente, a cominciare dalla nazione-madre dell’Opus, la Spagna. Da questa sconfitta (che è, in qualche modo, anche la sconfitta del wojtylismo) nasce l’immagine di Chiesa ospedale-da-campo inventata da Bergoglio, che cambia la prospettiva dell’annuncio: non più una conquista da ottenere (il proselitismo), ma un aiuto da offrire (la misericordia).

Il dramma della malattia del Papa

Tuttavia, anche un conquistador come Navarro Valls fece l’esperienza del limite e della finitudine, che del resto è insita nel credo del Dio della Croce. Fu la malattia di Giovanni Paolo II a far sperimentare al suo portavoce quel senso di impotenza così contraddittorio rispetto al piglio da condottiero del “suo” pontefice. Qualcosa di assurdo e inaccettabile, all’inizio. E infatti Navarro Valls arrivò in principio a negare e a nascondere la malattia di Giovanni Paolo II. Ricordo un drammatico viaggio in Ungheria – era il 1996 – quando di fronte ai tremori fisici del papa noi giornalisti al seguito incalzammo Navarro, che alla fine ammise un disturbo del papa alla “fascia extra piramidale”. Non erano altro che i segni del Parkinson.

Man mano che la malattia rendeva “muto” Wojtyla, Navarro Valls ne diveniva il ventriloquo. Con tutti i rischi del caso. Clamorosa, sebbene innocua nella sua goffaggine, fu la bugia che nel febbraio del 1996 ci disse in aereo durante il volo da Città del Guatemala e Caracas, riferendoci dettagliatamente di un faccia a faccia privato tra Giovanni Paolo II e la Nobel per la pace Rigoberta Menchù. Quando, poco dopo, una collega spagnola molto curiosa chiese al fotografo del Papa Arturo Mari com’era vestita la Menchù, questi cadde dalle nuvole e disse di non averla vista affatto. Alla fine, l’aiutante di Navarro, Vik van Brantegem, ci informò che c’era stato un «equivoco»: l’incontro non era mai avvenuto.

Altri tempi. Nell’era Francesco non c’è spazio per questi aneddoti. Anche adesso il portavoce papale è un impeccabile uomo dell’Opus Dei, l’americano Greg Burke, ma c’è poco da mediare e interpretare di fronte al linguaggio diretto e alla parresia bergogliane.