Adolescenti iperconnessi: in chat per sei ore al giorno, così perdono il sonno

Un’indagine della Società italiana di pediatria (Sip) ha registrato, ininterrottamente, per sei anni, l’uso delle nuove tecnologie e dei social network da parte dei ragazzi e delle ragazze delle scuole medie. Sono usciti dati interessanti soprattutto per capire come vivono, socializzano e pensano i nostri adolescenti, in una realtà che è resa sempre più complessa dalla virtualizzazione dei rapporti.
L’indagine ha, prima di tutto, evidenziato un incremento esponenziale dell’uso di internet tra gli adolescenti, complice anche il crollo dei costi di accesso, che ha reso la connessione h24 alla portata di tutti e in ogni momento. Due sono le novità che emergono quest’anno. La prima è che si è conclusa la “migrazione” dal computer allo smartphone e la quasi totalità degli adolescenti, dunque, ha internet sempre a portata di mano, in qualunque momento della giornata. E internet, salvo qualche sporadico utilizzo, vuol dire essenzialmente social network. La seconda rilevante novità è rappresentata proprio dal boom di nuovi social, attraverso i quali gli adolescenti, ma oggi sempre di più tantissimi preadolescenti alla soglia delle scuole medie, esercitano le loro sperimentazioni sociali, talvolta intrecciate talvolta no, con la vita reale. Con tutti i rischi che ciò comporta.
Un altro aspetto che emerge dall’indagine è che cresce l’abitudine a navigare nelle ore serali e notturne. Il 56,6% % chatta la sera dopo cena e circa il 40% continua a farlo fino a tardi, prima di addormentarsi in una fascia oraria che interferisce con il sonno, con conseguenze non trascurabili sulla salute (e anche il rendimento scolastico, naturalmente).
L’indagine ha poi indagato i rischi dell’abuso, mettendo a confronto le abitudini di coloro che frequentano più di tre social con quelle di coloro che non li frequentano o al massimo ne frequentano uno (normalmente Facebook o WhatsApp). E i risultati mostrano che i primi sono più inclini ad avere comportamenti a rischio, non solo sul solo web (per esempio postare una foto provocante), ma anche nella vita reale. Chi frequenta più di tre social vorrebbe apparire più grande, fuma e beve di più (il 21% si è ubriacato). Ma i più assidui utilizzatori dei social risultano anche più fragili e insicuri. In un contesto in cui ciò che più importa è essere “popolari” (cioè totalizzare più “like” possibile sulla propria bacheca) non stupisce la larga insoddisfazione riscontrata per il proprio aspetto fisico. Preoccupazioni presenti in maniera largamente inferiore tra coloro che frequentano un solo social network o nessuno.
Giovanni Corsello, presidente della Sip, nell’illustrare i dati, ha affermato che: “I social network non vanno demonizzati, perché hanno anche aspetti di grande utilità e socializzazione. Il problema come sempre è l’abuso. La migrazione degli adolescenti dal computer al telefonino rende difficilissimo per i genitori rendersi conto del tempo effettivamente speso dai loro figli sui social. È inoltre difficile dettare regole di comportamento dal momento che la stragrande maggioranza degli adulti non ha idea di come si sviluppa la socialità sui nuovi social network, di come si strutturano le relazioni, non conosce il linguaggio utilizzato. In questo contesto parlare di controllo non ha più molto senso. Le nostre risorse per prevenire comportamenti a rischio sono il dialogo, l’ascolto, l’etica comportamentale che noi adulti di riferimento abbiamo insegnato ai figli. I quali prima di essere adolescenti sono stati bambini”.Paola Dalla Torre