Un mondo di tecnodipendenti. Digital detox? I trentenni proprio non ne vogliono sapere

Se ancora qualcuno dubita su quanto le nuove tecnologie facciano ormai parte del nostro mondo, anzi “siano” il nostro mondo, plasmandolo, cioè, in forme nuove ed inedite, basti che dia un’occhiata ad un recente studio di Gfk, condotto in 17 Paesi del mondo (tra cui l’Italia) che ha coinvolto 22mila persone e che riguarda il rapporto dell’uomo con la tecnologia.
In cima alla classifica dei più tecno dipendenti ci sono Cina, Brasile e Argentina dove il numero di persone che trova difficile fare una pausa dallo schermo è più alto. In Italia si è dipendenti dalla tecnologia, ma si è consapevoli di esserlo. Le risposte degli italiani sono abbastanza allineate con quelle registrate nel resto del mondo, con alcune peculiarità interessanti, però.
Nel nostro Paese, la percentuale di chi ammette di avere problemi di dipendenza da tecnologia è del 29%, mentre il 20% dichiara di non avere nessun problema. Anche in Italia – come nel resto dei Paesi coinvolti nell’indagine – non ci sono differenze significative tra uomini e donne nel livello di dipendenza dalla tecnologia, mentre osservando i dati per reddito e fasce d’età emergono alcune particolarità tipicamente italiane. Innanzitutto, nel nostro Paese la fascia d’età maggiormente dipendente dalla tecnologia è quella dei 30enni (37%) e non i teenager (35%), come succede nel resto del mondo. Al terzo posto ci sono i 40enni con il 34% mentre la fascia 20-29 anni è solo al quarto posto con il 32%. Come succede anche a livello internazionale, le persone con più di 60 anni sono quelle che hanno meno problemi in assoluto (18%) con la dipendenza da tecnologia. Anche guardando al reddito, l’Italia presenta dei risultati diversi rispetto alla media internazionale. Nel nostro paese le persone che fanno più fatica a mettere in pratica la “digital detox” sono quelle a reddito medio-alto (32%) e basso (31%) mentre la fascia ad alto reddito è quella che ha meno problemi in assoluto (27%). L’esatto contrario di quello che succede nel resto del mondo.
Lo studio ha evidenziato, poi, alcune differenze tra i Paesi coinvolti nell’indagine. La Cina ha in assoluto la percentuale più alta di persone (43%) che dichiara di avere problemi a staccarsi dalla tecnologia, seguita dai paesi dell’America latina (Brasile 42%, Argentina 40%, Messico 38%) e dagli Stati Uniti (31%). Al contrario, la Germania ha la percentuale più alta (35%) di persone fortemente in disaccordo con l’idea che sia difficile fare una pausa dalla tecnologia. Seguono in classifica i Paesi Bassi (30%), il Belgio (28%), Canada e Russia (entrambi con il 27%).
L’indagine mette in luce come – a differenza di quanto succede in Italia – a livello internazionale gli adolescenti (15-19 anni) siano la fascia d’età con più problemi di dipendenza da tecnologia: poco meno della metà (44%) dichiara di avere difficoltà a staccarsi, anche quando è consapevole di doverlo fare. Seguono nella classifica dei più dipendenti i ventenni (41%) e i trentenni (38%). Al contrario, i gruppi di età più maturi soffrono meno di dipendenza da tecnologia e la percentuale più bassa in assoluto (15%) si registra tra le persone con più di 60 anni. Guardando invece ai risultati per fasce di reddito, si nota come le persone ad alto reddito siano quelle più dipendenti dalla tecnologia: ne è convinto il 39% degli intervistati. Al contrario, la fascia a reddito più basso è anche quella che ha meno problemi a prendersi una pausa dalla tecnologia.
Sono dati che fanno riflettere perché, al di là della patologia ormai riconosciuta della tecnodipendenza, significa che i nostri rapporti con il mondo sono sempre più e soltanto veicolati da queste nuove tecnologie che modificano completamente la nostra comprensione dello stesso.Paola Dalla Torre