Una bambina di pochi giorni è morta. Servono parole giuste. Ma ci sono parole?

Ho partecipato al funerale di una bambina che ha vissuto solo pochi giorni. La piccola bara bianca… straziante. Questi “funeralini” erano normali ai tempi dei bisnonni. Adesso sono rari. In queste occasioni rare bisognerebbe anche trovare parole “rare” per accompagnare eventi del genere. Tu ne avresti in serbo qualcuna? Giovanna

Cara Giovanna, comprendo il tuo smarrimento, ma è sempre difficile pronunciare parole ai funerali, ed è ancora più impegnativo quando le esequie sono per una neonato.

Lo strazio dei genitori: sopravvivere ai propri figli

La morte fa parte della vita e riguarda prima o poi tutte le famiglie, ma quando tocca gli affetti più cari, non riesce mai ad apparire naturale. Per i genitori, sopravvivere ai propri figli è qualcosa di particolarmente straziante, che contraddice la natura stessa dei rapporti familiari. La perdita di un figlio è come se fermasse il tempo e tutto, passato e futuro, entrasse nel silenzio. La morte che si porta via una figlia è come una violenza alle promesse, ai doni e ai sacrifici d’amore gioiosamente consegnati alla vita che è stata fatta nascere.

Per una donna, che da poco ha gioito per il dono della maternità, perdere una figlia appena nata, è come svuotare di senso l’attesa di mesi durante i quali ha percepito in sé il progressivo sviluppo di una vita: essa ha trasformato il suo corpo e tutto il suo essere, ha orientato pensieri e progetti, disegnato i lineamenti di un volto lungamente sognato e desiderato.

La bimba dà forma all’amore di una donna con il suo uomo, dà voce alla vita che vuole essere eterna, prolungandosi in lei. Tutti questi sentimenti durano il breve tempo di qualche giorno e aprono a un dolore immenso, a un vuoto incolmabile.

La protesta contro Dio e la possibile consolazione di una fede condivisa

In questa situazione può essere comprensibile prendersela anche con Dio, proiettando su lui la sofferenza e la rabbia, colpevolizzandolo per non essere intervenuto; le parole lasciano il posto al silenzio e alla preghiera, alla vicinanza e alla prossimità di familiari e amici, fattisi vicini per asciugare lacrime, per attraversare insieme il cammino ripido del lutto.

Il dono della fede condivisa, poi, si fa piccola fiammella di speranza, consolazione vicendevole, nella consapevolezza che il Signore ha vinto ogni morte e che l’amore è più forte della morte. I nostri cari, ancor più una piccola bimba di pochi giorni, sono nelle mani forti e buone di Dio, che si prende cura di ogni suo figlio abbracciandolo con la sua misericordia.

Dal lutto alla solidarietà

La strada del dolore condiviso diviene opportunità per rendere l’amore più concreto e solido, perché esso custodirà la vita fino al giorno in cui ogni lacrima sarà asciugata, e non ci sarà più morte, né lutto, né pianto, né lamento, né affanno. Se ci lasciamo sostenere da questa fede, l’esperienza del lutto può generare una più forte solidarietà dei legami familiari, una nuova apertura al dolore, per rinascere insieme nella speranza.

Il dolore non viene negato e il pianto si fa parola silenziosa, ma il passaggio della morte può divenire anche riconoscimento della presenza sicura del Signore crocifisso e risorto, e della sua immutabile promessa di resurrezione dalla morte.

I piccoli, primi nel Regno dei cieli

Il “lavoro” dell’amore di Dio è più forte del “lavoro” della morte. Non chiediamo al Signore perché ha voluto con sé così velocemente quella piccola, ma lo ringraziamo perché è passata tra noi come un angelo, messaggero celeste, per beneficarci con la sua piccola presenza.

Ci ricorda che i piccoli hanno accesso al Regno dei cieli e preparano ai propri cari e a tutti noi il posto che Dio ha pensato da sempre. Il Signore restituirà a noi tutti i nostri cari che se ne sono andati e che ci hanno preceduto nel regno dell’amore!

Saluti a te, piccola bimba!

Allora piccola bimba, adagiata in una semplice bara bianca, ti salutiamo, certi che tu dal cielo sei nella gioia e ci proteggi! Con le parole di santa Chiara ti salutiamo: “Va sicura, carissima, perché hai buona scorta nel viaggio. Va, perché Colui che ti ha creata, ti ha santificata e custodendoti come una madre il figlio suo piccolino, ti ha amato di tenero amore. E tu, Signore, sii benedetto che l’hai creata!”