Papa Francesco: «Tanti cattolici si sentono perfetti e disprezzano gli altri. Ma Gesù apre le braccia ai peccatori»

“Gesù spalanca le braccia ai peccatori. Quanta gente perdura anche oggi in una vita sbagliata perché non trova nessuno disponibile a guardarlo o guardarla in modo diverso, con gli occhi, meglio, con il cuore di Dio, cioè con speranza. Gesù invece vede una possibilità di risurrezione anche in chi ha accumulato tante scelte sbagliate”. Così Papa Francesco, nella catechesi dell’udienza generale del mercoledì in Aula Paolo VI. “Sempre lì con il cuore aperto – spiega Francesco fuori testo –, spalanca quella misericordia che ha nel cuore, perdona, abbraccia, si avvicina. Così è Gesù”. “A volte – avverte il Papa – dimentichiamo che per Gesù non si è trattato di un amore facile, a poco prezzo. I vangeli registrano le prime reazioni negative nei confronti di Gesù proprio quando lui perdonò i peccati di un uomo”. È allora che “alcuni scribi, quelli che si credono perfetti”, e “tanti cattolici – aggiunge di nuovo a braccio – si credono perfetti e disprezzano gli altri; è triste questo, sono scandalizzati da quelle parole di Gesù, che suonano come una bestemmia, perché solo Dio può perdonare i peccati”. “Noi che siamo abituati a sperimentare il perdono dei peccati, forse troppo ‘a buon mercato”, dovremmo qualche volta ricordarci di quanto siamo costati all’amore di Dio”.
“Ognuno di noi è costato abbastanza, la vita di Gesù: Lui l’avrebbe data per ognuno di noi”. “Gesù non va in croce perché sana i malati, perché predica la carità, perché proclama le beatitudini”, “perdona i peccati, perché vuole la liberazione totale, definitiva del cuore dell’uomo. Perché non accetta che l’essere umano consumi tutta la sua esistenza con questo ‘tatuaggio’ incancellabile, con il pensiero di non poter essere accolto dal cuore misericordioso di Dio”. “E con questi sentimenti Gesù va incontro ai peccatori dei quali tutti noi siamo i primi”.
Dove “c’è una persona che soffre, Gesù se ne fa carico, e quella sofferenza diventa sua”, Gesù “condivide il dolore umano” perché “il suo cuore è misericordioso”. Lo ha detto questa mattina Papa Francesco ai pellegrini e ai fedeli riuniti nell’Aula Paolo VI per l’udienza generale del mercoledì, la seconda dopo l’interruzione di luglio, commentando la pagina evangelica della peccatrice perdonata. “Quelle donne poverette – aggiunge a braccio – che servivano solo per essere ‘visitate’ di nascosto anche dai capi o per essere lapidate”. “Abbiamo sentito la reazione dei commensali di Simone il fariseo”, prosegue Francesco, perché “Gesù ha appena compiuto un gesto scandaloso”. “Tutti mormorano: se Gesù è un profeta, non dovrebbe accettare gesti del genere da una donna come quella. Secondo la mentalità del tempo, tra il santo e il peccatore, tra il puro e l’impuro, la separazione doveva essere netta”. “Ma l’atteggiamento di Gesù – fa notare il Pontefice – è diverso. Fin dagli inizi del suo ministero di Galilea, Egli avvicina i lebbrosi, gli indemoniati, tutti i malati e gli emarginati. Un comportamento del genere non era per nulla abituale, tant’è vero che questa simpatia di Gesù per gli esclusi, gli ‘intoccabili’, sarà una delle cose che più sconcerteranno i suoi contemporanei”.
“Laddove c’è una persona che soffre, Gesù se ne fa carico, e quella sofferenza diventa sua”; Gesù “condivide il dolore umano, e quando lo incrocia, dal suo intimo prorompe quell’atteggiamento che caratterizza il cristianesimo: la misericordia”. “Il suo cuore è misericordioso” aggiunge fuori testo Francesco, e “prova compassione”, ossia “sente fremere le sue viscere”. Il cuore di Cristo “incarna e rivela il cuore di Dio, che laddove c’è un uomo o una donna che soffre, vuole la sua guarigione, la sua liberazione, la sua vita piena”.
“Sono rimasto molto addolorato dalla strage avvenuta domenica scorsa in Nigeria, all’interno di una chiesa, dove sono state uccise persone innocenti. E purtroppo stamattina è giunta notizia di violenze omicide anche nella Repubblica centroafricana contro le comunità cristiane. Auspico che cessi ogni forma di odio e di violenza e non si ripetano più crimini così vergognosi, perpetrati in luoghi di culto, dove i fedeli si radunano per pregare”. Questo l’accorato appello lanciato da Papa Francesco a conclusione dell’udienza generale in Aula Paolo VI, con riferimento al tragico attacco che nella mattina di domenica 6 agosto, nella chiesa di San Filippo ad Ozubulu, in Nigeria, ha causato 13 morti e 26 feriti tra i fedeli in preghiera. Il 7 agosto, in un telegramma – a firma del cardinale segretario di Stato, Pietro Parolin – il Pontefice aveva espresso profondo cordoglio a mons. Hilary Paul Odili Okeke, vescovo di Nnewi, e “a tutti i fedeli della diocesi, in particolare alle famiglie delle vittime e a quanti sono stati colpiti da questa tragedia”. Oggi la notizia di violenze nella Repubblica centroafricana: “Pensiamo ai nostri fratelli e sorelle della Nigeria e della Repubblica centroafricana, preghiamo per loro tutti insieme”, ha esortato Francesco invitando i presenti a recitare con lui l’Ave Maria.