Assunzione. La terra entra in cielo

Si aprì il tempio di Dio che è nel cielo e apparve nel tempio l’arca della sua alleanza Un segno grandioso apparve nel cielo: una donna vestita di sole, con la luna sotto i suoi piedi e, sul capo, una corona di dodici stelle. Era incinta, e gridava per le doglie e il travaglio del parto (Vedi libro dell’Apocalisse 11,19; 12,1-6.10. Per leggere i testi della festa dell’Assuznione della beata Vergine Maria, clicca qui)

Strana festa, quella di metà agosto. Strana per le coincidenze con il periodo più “svagato” dell’anno, con le distrazioni delle vacanze, e strana per gli stessi testi liturgici che ci vengono offerti. In particolare il primo: Apocalisse, capitolo 11 e 12. L’Apocalisse, come noto, è l’ultimo libro della bibbia, libro visionario, affascinante e difficile.

La donna, il popolo di Dio, il bambino, il  trionfo di Dio sul drago

Il testo dell’Assunzione descrive il trionfo definitivo del regno di Dio e la condanna delle nazioni avverse a Dio. Appare, anzitutto, l’arca. L’arca era la grande cassa, preziosa e decoratissima, nella quale si conservavano le tavole della Legge, quelle che Dio aveva dato a Mosè, la legge santa sulla quale tutta la vita di Israele si regolava. Dunque il veggente che scrive l’Apocalisse mentre è prigioniero in un’isola del Mar Egeo, racconta di vedere l’Arca segno della presenza di Dio in mezzo a Israele con la legge santa. Dio, dunque, continua a restare in mezzo al suo popolo, il popolo nuovo nato dalla Risurrezione di Gesù.

Dopo l’arca appare la donna. Essa rappresenta precisamente il popolo di Dio, esposto alle grandi tribolazioni, alle tentazione delle persecuzioni. Domina il sole e il colore bianco che sono, nell’Apocalisse e negli altri libri della bibbia, i colori di Dio. La donna porta una corona di dodici stelle. E’ il numero che ricorda Israele, con le sue dodici tribù e il nuovo popolo di Dio, fondato sui dodici apostoli.

La donna è incinta e grida per le doglie del parto. La partoriente è l’immagine che i profeti spesso usano per annunciare i tempi finali della storia umana, quelli nei quali si sarebbero realizzate le grandi promesse di Dio. Il veggente dell’Apocalisse è come se volesse annunciare la verità strabiliante: quei tempi sono arrivati, sono i tempi del parto, tempi di grandi sofferenze e di inattesi inizi. Tutto rinasce, tutto ricomincia da capo.

Di fronte alla donna che sta per partorire e grida per le doglie del parto appare un enorme drago rosso. L’immagine vuole, evidentemente, richiamare l’antico serpente che ha sedotto l’umanità e continua a sedurla. Le sette teste adorne di diademi, le dieci corna e la terza parte delle stelle che egli trascina giù dal cielo (immagine degli angeli da lui sedotti) dicono in maniera allusiva quanto sia grande il suo potere.
La donna partorisce un figlio maschio. Chi è questo figlio del popolo eletto che la donna partorisce di fronte al grande, pauroso drago rosso? Chi sia questo figlio che la donna (immagine del popolo di Dio) dà alla luce è precisato dalle due frasi: “E’ destinato a governare tutte le nazioni con scettro di ferro”: dunque è il Messia di cui parla il salmo 2: “Annunzierò il decreto del Signore. Egli mi ha detto: ‘Tu sei mio figlio, io oggi ti ho generato’. Chiedi a me, ti darò in possesso le genti e in dominio i confini della terra. Le spezzerai con scettro di ferro, come vasi di argilla le frantumerai”.
Poi il testo dice che il bambino “fu rapito verso Dio”: chiara allusione alla Risurrezione. Il figlio viene dunque strappato dalle grinfie del drago e portato in cielo. Le forze dal male non prevalgono, il Messia torna presso Dio e non muore più. La donna, il popolo di Dio fugge nel deserto, luogo dell’esperienza ineguagliabile di Dio, dell’intimità con Lui. Dunque il Messia torna presso Dio e il popolo che egli ha lasciato sulla terra continua a godere la compagnia di Dio, come Israele durante la sua attraversata del deserto.
Davvero “Ora si è compiuta la salvezza…”, come canta una “gran voce” che viene dal cielo. Dio ha vinto, il male è sconfitto. La morte cede il passo alla risurrezione.

Spesso chi vive è morto e chi è morto vive

L’assunzione di Maria ci “costringe” a parlare del Paradiso, della vita eterna. Siamo chiamati, tutti interi, con la nostra vita, il lavoro, gli affetti, la nostra intera storia a essere salvati. Questo significa che Maria è assunta in cielo anche con il suo corpo.
La morte è la grande negazione delle relazioni. Lo strazio che si prova di fronte a una persona che ci ha lasciato deriva dal fatto che sono finiti i rapporti. Questa è la vera morte e quindi si muore anche prima di morire quando si fanno morire i rapporti. Si può dire, quindi, che molta gente che vive è morta.

Noi celebriamo questa festa per dire il contrario: molta gente che è morta vive. La garanzia è Maria. Maria che è quella che ripristina la grandezza degli inizi (la nuova Eva) e anticipa la gloria della fine: Assunzione.