La festa di San Rocco, invocato contro le pestilenze. In diocesi si venera in 88 chiese

San Rocco è uno dei santi più venerati nel cattolicesimo di ogni epoca. Per almeno cinque secoli fu invocato dalle popolazioni come «santo antipestifero», cioè protettore contro le ricorrenti pestilenze. La devozione al santo — la cui festa ricorre il 16 agosto — è molto radicata anche nella diocesi bergamasca, in cui si contano ben 88 chiese (10 parrocchiali e 78 sussidiarie) dove San Rocco è titolare o contitolare. Alcune chiese sorsero in ringraziamento per la cessazione di una pestilenza, altre invece in un’ottica preventiva: invocare la protezione del santo affinché la località fosse risparmiata dalla peste. Ancora oggi, sono numerose le feste parrocchiali solenni in onore del santo, spesso accompagnate dalla sagra. Fra le più note quella che si tiene nella chiesa di San Rocco in via Broseta, costruita nel 1481 dopo un voto espresso dagli abitanti della contrada in ringraziamento per la cessazione di una pestilenza. Sottoposta a radicali lavori di ristrutturazione nel Sei-Settecento, la chiesa conserva numerose opere d’arte, fra cui tele del pittore bergamasco Gianpaolo Cavagna e affreschi di Federico Ferrari. Nel 1796 nella chiesa venne istituita anche una fiorente Congregazione mariana per l’educazione della gioventù. Soppressa durante la dominazione francese a Bergamo, essa rinacque a inizio Ottocento nel vicino oratorio di Sant’Antonino, diventando il nucleo, a inizi Novecento, dell’attuale oratorio dell’Immacolata. Questo il programma della festa del 16 agosto: alle 9,30 Messa, alle 16 Rosario, processione e Vespri, alle 17 Messa. Festa del santo il 16 agosto anche nella chiesa parrocchiale di Fontana sui Colli di Bergamo Alta: Messe alle 9,30 e 17, seguita dalla processione. Dall’11 al 16 agosto sagra con cucina tipica dalle 19 alle 22,30 (a Ferragosto aperta anche a pranzo).
La vita di San Rocco rimane avvolta in un alone di mistero. Gli studi più recenti ne collocano la nascita fra il 1345-50 nella città francese di Montpellier, in una famiglia nobile e influente, e la morte il 16 agosto fra il 1376-79 a Voghera (Pavia). Dopo la scomparsa dei genitori, il santo partì pellegrino verso Roma, fermandosi ad assistere gli appestati negli ospedali di Acquapendente (Viterbo), Cesena, forse Rimini e Roma, dove guarì miracolosamente un alto prelato. Nel viaggio di ritorno, fu contagiato nell’ospedale di Piacenza. Si ritirò allora in una capanna nel bosco dove, secondo la tradizione, venne sfamato da un cane che quotidianamente gli portava un tozzo di pane. Guarito, si rimise in cammino. Giunto a Voghera, epicentro di una guerra, venne incarcerato dai Visconti perché sospettato di essere una spia del nemico. La sua fede e gli avvenimenti misteriosi accaduti nella sua cella lo resero famoso. La sua identità venne scoperta soltanto dopo la morte, grazie a una croce incisa sul petto: il santo era zio diretto del governatore della città. Quest’ultimo lo fece seppellire solennemente il santo, sulla cui tomba sorse poi una chiesa. I suoi resti vennero trafugati dai Veneziani nel 1485.
Lo sviluppo del culto a San Rocco coincise con l’abbattersi in Europa di devastanti pestilenze scalzando nel ruolo San Sebastiano. Questo passaggio era anche conseguenza del prevalere, in medicina, della teoria contagionista (peste trasmessa per contagio) sulla teoria miasmatica (peste trasmessa per via aerea). La scomparsa delle pestilenze determinò un declino del culto al santo, poi ripreso vigorosamente nell’Ottocento a causa delle ricorrenti epidemie di colera, tifo, malattie del bestiame e fillossera. Anche nel nostro tempo, San Rocco viene invocato come protettore contro i mali del corpo e dello spirito.