La cananea, donna, straniera e pagana, trattata da figlia. Dio abolisce le nostre divisioni

Sidone: il “castello nel mare”

In quel tempo, partito di là, Gesù si ritirò verso la zona di Tiro e di Sidòne. Ed ecco una donna Cananèa, che veniva da quella regione, si mise a gridare: «Pietà di me, Signore, figlio di Davide! Mia figlia è molto tormentata da un demonio». Ma egli non le rivolse neppure una parola. (Vedi Vangelo di Matteo 15, 21-28)

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Gesù va all’estero. La donna pagana e il suo coraggio

Gesù si muove molto, ma sempre dentro i confini della Terra Santa. Solo qualche volta si permette, con il piccolo gruppo dei suoi seguaci, qualche breve puntata in terra straniera. È quello che si racconta nel vangelo di questa domenica. Gesù va dalle parti di Tiro e Sidone, città della Fenicia, il paese che sta al nord della Galilea, l’attuale Libano, dove abita il popolo dei cananea. Dunque siamo in territorio pagano. Qui Gesù viene accostato da una donna del posto, cananea e pagana, dunque.

Eppure proprio questa pagana chiama Gesù con l’appellativo di “Figlio di Davide”. La fama di Gesù, evidentemente, si era diffusa nei paesi vicini, come dice lo stesso Matteo (4, 24).
In un primo momento Gesù rifiuta il miracolo che la donna gli chiede. Israele è l’immediato destinatario di un messaggio che interesserà poi tutti. Gesù esprime drasticamente questa concezione tradizionale usando i termini che la gente usava solitamente: gli israeliti sono i figli, mentre gli altri sono i cani (animali spregevoli nella mentalità ebraica).

Dunque ciò che la gente pensa è una dura prova per la donna e tutto sembra supporre che lei, la straniera, lei che appartiene ai cani, non ha nulla da sperare.

Ma la donna mostra un’ammirevole intuito: non nega ciò che Gesù ha detto, ma lo sfrutta a suo vantaggio. Sì, è vero, dice di fatto la donna, io appartengo ai cani. Ma anche i cani hanno diritto di mangiare le briciole che cadono dalla mensa dei figli. Di fronte a questa arditezza, Gesù deve constatare che spesso chi è “fuori”, che vive in paesi stranieri e non ha la fede degli ebrei, spesso ha più fede di loro. Gesù ammira la fede della canana e guarisce sua figlia.

Il “mio” Dio che divide. Il Dio di Gesù che abolisce le divisioni

Abbiamo la tendenza, radicatissima, ad annettere Dio a quello che noi pensiamo e diciamo. Spesso si è arrivati a renderlo complice dei peggiori delitti. Dunque tendiamo a rendere “divino” ciò che è umano, spesso pesantemente umano. E così facendo rendiamo incolmabili le nostre divisioni. Se Dio è dalla mia parte, Dio condanna ciò che è dall’altra parte. Le differenze politiche, culturali, razziali sono “sanzionate” teologicamente: è Dio stesso che le vuole.
La logica del brano di oggi è esattamente il contrario. Dio non sanziona le divisioni, ma le abolisce. Anche la cananea ha diritto di essere ascoltata e finisce per avere gli stessi privilegi degli ebrei. I “cani” sono trattati da figli.
Anche oggi, quanti “cani” hanno il diritto, spesso inascoltato, di far parte della famiglia dei figli!