Lady Diana, la principessa del popolo, a vent’anni dalla morte. Aldo Cazzullo: “Si ribellò al suo destino”

«La vita è solo un viaggio». Diana Spencer, Principessa di Galles 36 anni conosciuta come Lady Di, rimase vittima la notte del 31 agosto 1997 di un incidente automobilistico sotto il tunnel del Pont de l’Alma a Parigi, con il suo compagno Dodi al-Fayed, quando la loro Mercedes, guidata dall’autista Heny Paul, s’infranse contro il tredicesimo pilastro della galleria. Lady Diana divorziata dal Principe di Galles, Charles erede al trono del Regno Unito e madre di due bambini, William e Henry, che allora avevano 15 e 12 anni, aveva mantenuto il titolo di Principessa di Galles ma senza il trattamento di Altezza Reale, rimanendo membro ufficiale della famiglia reale come madre del futuro erede al trono, fatto unico nella storia della famiglia reale britannica.

Aldo Cazzullo inviato e editorialista del “Corriere della Sera” che si trovava nella capitale francese il 31 agosto del 1997, ricorda per noi: «Tutte le estati andavo a sostituire il corrispondente titolare da Parigi de “La Stampa”. Alle due e trenta del mattino il caporedattore di turno del giornale mi svegliò dicendomi, “Accendi la televisione, c’è stato un incidente sotto il tunnel dell’Alma che ha coinvolto Lady Di e, il suo compagno, Dodi al-Fayed che è morto, lei è rimasta gravemente ferita. Vai sul luogo dell’incidente e scrivici subito un pezzo”. Mi recai sul posto, ovviamente non facevano passare nessuno, da lontano si vedevano i fari delle ambulanze e delle auto della polizia. La prima versione che girò fin dalla notte fu che la colpa era stata dei fotografi, si diceva addirittura che una moto avesse superato l’auto andando a zig zag davanti alla macchina per consentire ai paparazzi di fotografarli. Poi si disse che i fotografi non avevano prestato soccorso subito dopo l’incidente, anche se si seppe che il primo a dare l’allarme era stato proprio un fotografo. In seguito vi fu la tesi che l’autista fosse ubriaco, che la macchina era usurata. Iniziò poco tempo dopo a circolare il tam tam dell’attentato. Lady Di e il suo compagno morirono a causa di un incidente stradale, solo che sembrava impossibile che una star del nostro tempo se ne fosse andata per un banale incidente stradale dovuto sicuramente all’inseguimento dei paparazzi ma anche al fatto che Dodi al-Fayed conduceva uno stile di vita frenetico, ossessivo, con continui cambi di programma, elicotteri, auto veloci… Lady Di abituata a vivere in un ambiente protetto si è trovata alla mercé di un uomo d’infinita ricchezza e di grande ambizione che la ostentava come un trofeo, il quale con il suo modo di fare maldestro alla fine ne ha provocato la morte».

Rapidamente la scena si spostò dall’altra parte della Manica, la regina Elisabetta (soprattutto il principe Filippo) non amava Diana, non capì subito l’impatto sull’opinione pubblica inglese che ebbe la tragica morte della Principessa del Galles. «Com’è ricostruito nel bellissimo film “The Queen” (2006) diretto da Stephen Frears, con Helen Mirren, fu Tony Blair, giovane Premier laburista, eletto il 1° maggio di quello stesso anno, a capire che era invece successo qualcosa nell’animo del popolo inglese. Fu lui a coniare la definizione di “Principessa del popolo”». L’incidente commosse il mondo, scioccò una nazione, l’emozione e il dolore della popolazione del Regno Unito fu tale che a Lady Diana, il giorno dei suoi funerali, di fronte a due milioni di telespettatori e a circa tre milioni di persone, che per le strade di Londra piangevano accalcandosi intorno alle transenne gettando fiori al passaggio del feretro lungo tutto il percorso, fu restituito quello che da viva le era stato tolto e non avrebbe mai più potuto avere, il rango di Sua Altezza Reale.

A vent’anni dalla morte di Lady Di, quarta dei cinque figli dell’VIII conte Spencer con il titolo di Visconte Althorp, (Spencer è una delle più antiche e importanti famiglie britanniche, strettamente connessa con la Famiglia Reale da diverse generazioni), e della Viscontessa Althorp il ricordo della Principessa del Galles resta più vivo che mai. «È stata un grande personaggio. Non ho una visione mitica di Lady Diana. Forse lei commise l’errore di pensare che diventando principessa sarebbe stata anche felice, credette alla sua stessa favola, pensò davvero che la sua favola sarebbe finita con la più classica delle versioni: “E vissero tutti felici e contenti”. Non andò così. Diana Spencer, giovane e bella, intelligente ed elegante, poteva essere una formidabile arma per la famiglia reale inglese. Non ha funzionato e non solo per colpa di Lady Di, ma anche per colpa di Carlo, per il suo atteggiamento. Diana ha saputo affrancarsi dai Windsor, riprendersi la sua libertà, anche di parola, e per questo è piaciuta alla gente oltre che per il suo impegno umanitario. Lady Di ha saputo ribellarsi al destino che era stato scritto per lei» puntualizza Cazzullo. «Mi piacerebbe essere regina nei cuori delle persone, ma non mi vedo come regina di questa nazione» disse la Principessa del Galles durante un’intervista trasmessa dall’emittente inglese BBC. «Questa fu la frase di una persona consapevole del posto in cui era finita. Diana aveva capito che Elisabetta non avrebbe mai ceduto volentieri il trono al Principe del Galles e che il suo futuro non era più accanto a Carlo». Moglie tradita e madre amorevole, donna tormentata da un’infanzia infelice e alla ricerca perenne dell’amore, icona di stile e fascino. «Sono uno spirito libero, ad alcuni non piace, ma io sono fatta così». Lady Di dal sorriso contagioso impegnata nel sociale, madrina di associazioni benefiche che lavoravano con i senza tetto, i giovani, i tossicodipendenti e gli anziani, nonché presidente, dal 1989, del Great Ormond Street Hospital for Children di Londra, vicina ai malati di lebbra e di Aids, ai portatori di handicap fisici e psicologici. Inoltre Lady Di aiutò i bambini poveri dell’Africa e fu accanto a personalità come Nelson Mandela, il XIV Dalai Lama e Madre Teresa di Calcutta. Quest’ultima diventò la sua guida spirituale, Madre Teresa morì soltanto cinque giorni dopo la principessa, alla quale il Premio Nobel per la Pace 1979 era molto legata.

«Non c’è dubbio che l’impegno umanitario di Lady Di fosse sincero, autentico, il fatto di essere entrata nella famiglia reale inglese le dava un palcoscenico mondiale. Diana aveva anche il senso delle pubbliche relazioni, aveva una grande intuizione mediatica, la Principessa del Galles sapeva assommare la sua personalità a quelle altrui. Madre Teresa era una donna molto amata e popolare, Lady Di, diversissima da lei, è diventata, l’altra faccia della medaglia. Il primo incontro tra Lady Di e Madre Teresa di Calcutta fu a Roma nel febbraio del 1992, l’ultimo in forma privata, a New York nel giugno del 1997. Una “strana coppia” per alcuni ma fin da subito Diana sposò la causa della suora albanese sfruttando al meglio il suo impatto mediatico e le proprie risorse per sostenere e visitare di persona i ricoveri costruiti per il mondo da Madre Teresa. Mi piace ricordare che pochi giorni prima della sua morte, Diana si fece fotografare dalla stampa mentre ispezionava un campo minato dell’ex Jugoslavia, le sue immagini, con elmetto e giubbotto protettivo, fecero il giro del mondo. Pochi mesi dopo la sua scomparsa, la Campagna internazionale per il bando delle mine antiuomo (ICBL) vinse il Premio Nobel per la pace nel 1997. Non fu solo un caso, la campagna contro le mine antiuomo fu senz’altro la sua pagina migliore. Sicuramente il Nobel venne assegnato anche ripensando all’emozione suscitata dalla morte di Lady Di» dichiara il giornalista/scrittore. «L’HIV non è una barriera per le relazioni sociali, puoi stringere la mano dei sieropositivi e abbracciarli. Solo Dio sa quanto ne hanno bisogno». Diana era tenuta come Principessa di Galles e secondo il protocollo reale, a fare regolari apparizioni pubbliche in ospedali, scuole e altre strutture, ma andò ben oltre sviluppando un sincero interesse per alcune cause solitamente ignorate dal resto della Famiglia Reale, tra cui l’AIDS e la lebbra. Cazzullo non vuole fare di Diana un’eroina, «era una donna coraggiosa e libera, dalla mille contraddizioni che aveva una grande spiritualità, ma consideriamola nel suo contesto. La Principessa del Galles da una parte aveva attenzione, rispetto e sensibilità per gli altri, dall’altra faticava a stare lontana dal jet set. Diana lasciò un uomo potente come il Principe di Galles per legarsi a un uomo facoltoso, visibile come Dodi al-Fayed. Magari non era l’uomo della sua vita e forse l’avrebbe lasciato una volta tornata a Londra». Infine chiediamo a Cazzullo com’è cambiata la monarchia inglese dopo il ciclone Diana. «La monarchia inglese ha rischiato molto proprio perché Elisabetta non comprese subito l’impatto emotivo che la tragica fine di Lady Diana aveva avuto sul suo popolo. Paradossalmente però la regina è più forte di vent’anni fa, perché la Famiglia Reale ha ripreso il rapporto con il popolo. Resta da capire cosa accadrà quando Elisabetta non ci sarà più. È interessante che i figli di Diana, William ed Henry, abbiano espresso la volontà di “modernizzare” la monarchia. Mi aspetto che coerentemente con la lezione appresa dalla loro madre, sapranno anche rendere la monarchia più sobria. Quindi meno pompa, un po’ meno sfoggio e sfarzo e più vicinanza alle persone comuni» conclude Cazzullo.