Il prete va in vacanza

Castione della Presolana

Ebbene sì, anche i preti vanno in vacanza. Ma cos’è la vacanza per un prete? È chiaro che ciascun sacerdote avrebbe una sua risposta da dare. Io qui condivido la mia.

Quando sono in vacanza non mi piace “staccare”

Personalmente, la mia vacanza è riassumibile in quattro verbi chiave: riposo, preghiera, studio e lavoro. Una piccola premessa è necessaria: non amo definire il tempo di vacanza col termine “staccare”. Questo verbo, peraltro adatto per lo più a delle azioni su degli oggetti, mi richiama una sorta di distacco, una sospensione dalla quotidianità, una ricerca di identità altra rispetto a un tempo definito come “normale”. No, il prete è prete sempre, anche in vacanza.

Ciò detto, come si svolge la vacanza? Per me in primis consiste nel raggiungere la casa della mia famiglia a Castione della Presolana. Qui vivo questo tempo non impegnato nelle mie comunità di Grumello e Telgate, con i miei genitori e mio fratello Luca. In questi luoghi respiro l’aria buona di montagna, rivivo lo stupore di panorami mozzafiato non filtrati da smartphone e schermi. A Castione il cellulare si accende solo per pochi minuti, per vedere se a casa (nelle parrocchie di servizio) serve qualcosa e se qualcuno ha bisogno: per il resto, mi piace riassaporare il gusto del silenzio, necessario all’ascolto.

Il gusto del silenzio. Preghiera e studio

Nel silenzio, trova il suo clima ideale la preghiera. In vacanza cerco di aumentarla molto, in quantità e soprattutto qualità, leggendo la Bibbia e lasciando soprattutto che la Parola legga me, perché per questo è stata scritta. La preghiera è un passaggio decisivo, perché senza di essa non si perde solo il Signore, ma anche la realtà. In secondo luogo, cerco di studiare. Teologia, sociologia, psicologia e pedagogia non sono per me semplicemente passioni, ma un modo concreto e fondamentale per voler bene alla mia gente.

Non si tratta di mostrare erudizione o un parlare dotto, ma di saper compiere quell’impegno, fondamentale per tutti, chiamato “discernimento”. Si tratta di una lettura obiettiva del reale, degli elementi costitutivi dell’uomo, della cultura, dei comportamenti delle persone, del modo di vivere della gente. Senza lo studio, una ricostruzione adeguata dello scenario nel quale si vive il ministero pastorale e l’annuncio evangelico risulta impossibile: si rischia di cadere nell’eterna ripetizione di gesti, parole e attività che col tempo finiscono per perdere efficacia, in quanto inadatti ai tempi che cambiano.

Mi preparo l’immediato futuro

Infine, nel tempo della vacanza si cerca di preparare già quello che durante l’anno la molteplicità degli impegni rende difficoltoso predisporre: il programma di scuola, alcuni incontri con i genitori, i percorsi di formazione interparrocchiale. In tutto questo, il ritmo meno serrato rispetto alla giornata-tipo del curato di oratorio rende possibile il ristoro di anima e corpo: pertanto, la vacanza è tempo prezioso anche per il prete, che in quei giorni si prepara ad affrontare l’intenso anno pastorale con le forze umane e spirituali necessarie.