Festa al santuario della Cornabusa di Cepino in Valle Imagna: un luogo che racconta secoli di storia religiosa e sociale

Si chiama santuario, ma in realtà è una grotta con tanto di acqua che scorre o che a gocce cade dall’alto. È la grotta-santuario della Madonna della Cornabusa, nella parrocchia di Cepino in Valle Imagna, veneratissima in tutta la valle, ma la cui festa, la seconda domenica di settembre, richiama sia i numerosi emigranti dei paesi valdimagnini tornati appositamente, sia devoti da numerose località. È un luogo che può narrare interi secoli di storia religiosa e sociale della Valle Imagna. Nella seconda metà del Trecento, anche questa valle era funestata dai sanguinosi scontri tra guelfi e ghibellini. Per sfuggire alle scorrerie, gli abitanti si nascondevano sui monti e nella grotta della Cornabusa. Secondo l’ininterrotta tradizione, durante una fuga un’anziana lasciò nella grotta una statuetta della Madonna Addolorata, quella che ancora oggi viene venerata. Pochi anni dopo, una pastorella sordomuta di Bedulita entrò nella grotta, scoprì la statuetta e riacquistò la parola e l’udito. Diffusasi la notizia, gli abitanti di Cepino e di Bedulita ambivano al possesso della statuetta. Di nascosto, di notte, alternativamente, la popolazione delle due parrocchie portava nella propria chiesa la statuetta. Misteriosamente, però, il giorno seguente era rintracciata nella grotta. Si decise di riportarla a valle in processione. Narra ancora la tradizione che, iniziato il corteo, il volto di Maria si voltò a guardare la grotta. La popolazione vide in questo segno la volontà di Maria di restare nel luogo dove era stata scoperta. In quel momento, un anziano raccontò di aver rinvenuto la statuetta prima della pastorella, ma di non aver detto nulla, per lasciare alla Provvidenza i tempi e i modi per manifestare la sua presenza. Da allora, la Madonna della Cornabusa è iscritta nel Dna dei valdimagnini. La grotta-santuario è facilmente raggiungibile da una strada. In essa scorre dell’acqua, considerata taumaturgica dai fedeli di ogni epoca, che vi intingono le mani, toccano gli occhi e fanno il segno della croce.

Per lunghi decenni, la Valle Imagna è stata terra di emigrazione. Per vincere l’opprimente miseria, i valdimagnini partirono per diverse nazioni europee, per le Americhe e l’Australia. Fu sempre la Madonna della Cornabusa a costituire un legame invisibile ma effettivo con l’amatissima valle. Per conservare il ricchissimo bagaglio locale di storia, cultura e tradizioni, è stato fondato il Centro Studi Valle Imagna. Nei pressi del santuario è allestita una mostra di ex voto e documenti. Papa Giovanni XIII era devotissimo alla Madonna della Cornabusa. Fu presente alla solenne incoronazione della statua il 4 ottobre 1908 come segretario del vescovo Giacomo Maria Radini Tedeschi. Il 16 e 17 agosto 1958, nel 50° dell’evento, vi tornò come cardinale patriarca di Venezia. E due mesi dopo, il 28 ottobre, venne eletto pontefice.

Questo il programma delle iniziative. Fino a venerdì 8 settembre, alle 15,30 preghiera dei sette dolori di Maria, seguita dalla Messa. Mercoledì 6, alle 21, nella sala riunioni, incontro con don Vittorio De Paoli, assistente spirituale nazionale dell’Apostolato mondiale di Fatima. Venerdì 8, alle 20,30 adorazione eucaristica, Vespri e vestizione della statua. Il giorno seguente, vigilia, alle 19 inizio della fiaccolata dal paese al santuario e alle 20,30 Messa presieduta dal cardinale Giovanbattista Re, prefetto emerito della Congregazione vaticana per i vescovi. Al termine, spettacolo pirotecnico. Domenica 10, festa della Cornabusa e dell’emigrante: alle 11 Messa solenne presieduta dal cardinale Re.