“Occhi brillanti di speranza”. Bisogna cercare, per restare giovani. Parola di Papa Francesco

Sono rimasta colpita da una delle ultime udienze di Papa Francesco: “…i giovani che non cercano nulla non sono giovani, sono in pensione, sono invecchiati prima del tempo…”. Questo un passaggio, ma al termine, un’altra provocazione molto profonda: “Andiamo dai vecchi che hanno gli occhi brillanti di speranza!”. Forse uno dei motivi per cui i giovani non sanno più che cosa cercare è la mancanza di speranza che gli adulti non sanno più trasmettere! Come, secondo te, poter diventare uomini, donne e comunità cristiane “brillanti di speranza” da donare ai giovani? Grazie, Anna.

La virtù della speranza non s’improvvisa, cara Anna! È necessario, infatti, coltivarla sin dalla giovinezza, proprio come un’attitudine. Essa è strettamente collegata allo “sguardo” e alla capacità di intravedere ciò che “a occhio nudo” non si vede. San Paolo ne svela il segreto tratteggiando un possibile itinerario: “Noi non fissiamo lo sguardo sulle cose visibili, ma su quelle invisibili, perché le cose visibili sono di un momento, quelle invisibili invece sono eterne” (2Cor 4,18).
Questa virtù affonda le proprie radici nelle “cose invisibili”, alla luce delle quali anche quelle visibili acquistano consistenza, divenendo foriere di vita anche in situazioni di dolore e di precarietà. Nella misura in cui accettiamo di lasciarci illuminare “dall’alto” e “dal profondo”, diventiamo a nostra volta capaci di intravedere quel “tesoro” nascosto tra le pieghe del nostro cuore ed esclamare con il vecchio Simeone: “I miei occhi hanno visto la salvezza!”.

Due straordinarie testimonianze

La speranza è, perciò, il frutto buono di una vista interiore purificata e illuminata dallo Spirito. In una lettera scritta durante la sua straziante prigionia, il martire vietnamita Paolo Le-Bao-Thin († 1857) rivela il fondamento della sua fiducia:

Mentre infuria la tempesta, – scrive in una lettera – getto l’àncora fino al trono di Dio: speranza viva, che è nel mio cuore!

I bisogni e i desideri che abitano nella profondità di noi stessi possono, però, soffocare questi germogli di speranza! Confida Etty Hillesum:

Dentro di me c’è una sorgente molto profonda, e in quella sorgente c’è Dio. A volte riesco a raggiungerla, più sovente essa è coperta di pietre e sabbia: allora Dio è sepolto. Allora bisogna dissotterrarlo di nuovo.

Ha inizio, così, l’avventura della speranza, quella che conduce ogni persona a rialzarsi e ad affrontare la vita, con tutte le sue contraddizioni, illuminata da questa “Presenza”.
Non si tratta di negare l’evidenza della realtà, con le sue ombre e le sue oscurità, ma di custodire nel cuore e nella mente quella luce intravista anche solo per pochi istanti, capace, con i suoi tenui bagliori, di illuminare nostra strada, anche nella sua più fitta oscurità.

Una preghiera di Newman

Lasciamo, allora, risuonare anche nei nostri cuori la nota preghiera di J.H. Newman:

Guidami, dolce luce, nell’oscurità che mi circonda! La notte è oscura, io sono lontano dalla mia dimora. Non ti chiedo di vedere l’orizzonte lontano: un passo alla volta è sufficiente per me!”. La luce che brillerà sui nostri volti non passerà inosservata.