Molte Fedi, Martina Loreggian racconta le donne nell’ebraismo: «La trasgressione le ha rese grandi. Messe all’indice perché troppo sagge»

Tra gli incontri proposti quest’anno dalla rassegna “Molte fedi sotto lo stesso cielo”, tre costituiscono un micro percorso dedicato alla figura della donna nelle grandi religioni monoteiste. Il primo incontro ha visto protagonista nei giorni scorsi la donna nell’Ebraismo, spiegata da Martina Loreggian, filosofa, cantore e guida alla preghiera della comunità ebraica riformata di Milano.
L’intervento di Loreggian è stato una riflessione storica e allo stesso tempo contemporanea della figura femminile, descritta da un intreccio di aspetti religiosi e legali presenti nella Torah e nel Talmud.
Questa narrazione di tradizione inizia con la creazione dell’essere umano, Adam, creato da Dio a sua immagine, uomo e donna, e proprio questo aspetto di completezza insito nella natura divina attribuisce alla donna la stessa importanza dell’uomo. Dio, il cui nome è impronunciabile nella tradizione ebraica, è definito come essenza in cui si fondono insieme la legge maschile e la misericordia femminile. Questa totale duplicità dell’Essere divino è la stessa che Dio separa perché, a sua immagine, porti la vita: Eva, colei che viene tolta, è parte dell’uomo che da lui viene separata per stare al suo fianco ed essergli d’aiuto. Uomo e donna della Torah sono esseri divini.
Questa dimensione spirituale e divina della figura femminile, però, svanisce quando alla parola ispirata da Dio, si affianca la tradizione scritta dagli uomini e per gli uomini, una tradizione, Talmud, che dagli uomini viene fatta diventare legge e interdetta alle donne. La grandezza divina della donna viene ridimensionata dalla finitezza terrena degli uomini: il Talmud parla di donne, ma come soggetti giuridici, attribuendo loro il diritto di obbedire e il dovere di non trasgredire. Nel Talmud l’uomo resta divino, la donna diventa terrena.
E proprio la trasformazione della figura femminile, la sua discesa alla concretezza dell’umanità, la rende centrale nel processo di riforma dell’Ebraismo: è la donna a diventare promotrice dell’integrazione nella società contemporanea. La donna ebraica, se pur circoscritta dalla legge, ha un posto nella sua società e lo stesso posto è quello che sceglie di occupare nella società contemporanea cui si fonde e dalla quale riparte, trasgredendo, la riforma: donne rabbino e lettrici di Torah.
“Un passo della Torah recita “Per mantenere fede alla Torah, a volte bisogna trasgredirla” conclude Loreggian “Ed è la trasgressione che ha fatto grandi le donne dell’Ebraismo: poche, condannate di lascivia e adulterio perché troppe sagge, messe all’indice perché peccatrici. Eppure Dio, sul Sinai, è da loro che riparte per scrivere la storia di Israele”.