Sorella morte nel monastero

Nancy Borowick, A Life in Death (Una vita nella morte), progetto fotografico premiato al World Press Photo del 2016.

Arrivano i morti. Come vivete la morte di una sorella nella vostra comunità? Magari sentire come vivete voi il lutto mi può aiutare. Ho perduto recentemente una persona cara e mi pesa enormemente. Enzo

È doloroso per tutti affrontare e attraversare un lutto, caro Enzo: la sofferenza per il distacco, così radicale e drammatico, da una persona cara, spezza il cuore; ci si sente impotenti e soli, incapaci di trovare risposte che diano pace al cuore.

La morte possibile “momento di grazia”

Alcune persone, però, vivono questa esperienza come occasione di un vero e proprio cammino spirituale e di crescita nella fede: a volte, infatti, la perdita di un proprio congiunto costituisce un momento di grazia poiché risveglia nel cuore interrogati veri, spesso accantonati e dimenticati nel profondo della propria interiorità: “Che senso ha la vita, se tutto passa?” “Perché la morte?” “E Dio?”, facendo muovere timidi, ma coraggiosi passi alla ricerca di risposte esaurienti. Non pochi fratelli approdano, così, all’incontro con il Signore Gesù, il Vivente, Colui che, essendo stato solidale con noi nella morte, è stato in grado di vincerla per sempre.

Anche il cristiano si pone davanti alla morte, con le sue paure, i suoi dubbi, a volte anche con le sue resistenze; la luce della fede, tuttavia, lo illumina aiutandolo a guardare all’ultimo momento della propria esistenza, come a un Kàiros, un “momento favorevole”, da vivere affidandosi completamente a Dio e alla sua fedeltà. L’esempio di Gesù che, sulla croce, muore consegnandosi al Padre, aiuta tutti a guardare alla morte con fiduciosa confidenza in Dio che non ci lascerà soli in quel momento, ma che ci prenderà per mano, accogliendoci nella vita per sempre dove non ci saranno più né pianto né  lutto: “E tergerà ogni lacrima dai loro occhi; non ci sarà più la morte, né lutto, né lamento, né affanno, perché le cose di prima sono passate»” (Ap. 21,4). Allora la nostra vita giungerà alla sua pienezza .

Il “viaggio verso casa”. Il testamento di don Sergio Colombo

Questi pensieri non sono solo “pie riflessioni” nel disperato tentativo di “addomesticare” il più terribile nemico dell’uomo, ma profonde certezze, che aiutano ad affrontare e attraversare questo “viaggio verso casa” dove saremo per sempre con Dio e con i nostri cari. Eloquente a questo proposito è uno stralcio tratto dal testamento spirituale di don Sergio Colombo (+ Redona 2013):

Ho tanta voglia di vedere il Signore, di incontrarlo. Sono curioso di vedere che cosa saprà darmi di più di quanto mi ha già dato in questa vita. Sono emozionato nel pensare a che cosa vorrà dire per me vivere accanto a lui!… Ho voglia di ritrovare la bellezza di questo mondo che abbandono con tanta nostalgia.

Sono queste alcune verità che aiutano anche noi a guardare alla nostra morte e a quella delle nostre sorelle come a una “sorella”, alla stregua del nostro serafico padre san Francesco che sentendosi ormai alla fine della vita, esclamò: “Ben venga sorella morte”!

“E tu, Signore, sii benedetto perché mi hai creata”

Accanto al dolore e alle lacrime che rigano i nostri volti, ogni volta che una sorella ritorna alla casa del Padre sperimentiamo tanta pace: la certezza che ormai gode della piena comunione con Dio, cercato e amato lungo tutta l’esistenza, lenisce il nostro dolore e dona speranza ai nostri cuori. Sappiamo, per fede, che il distacco è solo un arrivederci: quando il Signore ci chiamerà, ci ritroveremo tutte insieme e sarà gioia piena.

Siamo fatti per il cielo e solo lassù, in piena comunione con Dio e con tutti i nostri fratelli e sorelle, comprenderemo fino in fondo il valore grande della vita che ci è stata donata in modo totalmente gratuito. E, come la nostra madre santa Chiara, anche noi, giunti al termine della vita, innalzeremo al Padre la nostra gratitudine: “E tu, Signore, sii benedetto perché mi hai creata”.