La festa dei santi. Il paradiso è nel cavo della mano

Un fotogramma del film “Le chiavi del paradiso”, con Gregory Peck, tratto da “Le chiavi del Regno” di A. Cronin

In questi giorni si parla del paradiso. Quello dei santi e quello dei “nostri” morti.

“Le chiavi del Regno”

Mi viene in mente un romanzo, celeberrimo e lettissimo, a suo tempo, oggi forse un po’ dimenticato: “Le chiavi del Regno” di Cronin. Se ne era tratto anche un film e il protagonista era il leggendario Gregory Peck. Nelle prime pagine del romanzo, il vecchio padre Chisholm, tornato in patria dopo trentacinque anni in Cina, è sotto inchiesta. Il segretario del vescovo rimprovera al vecchio missionario alcune espressioni strane, al limite della stravaganza. Ha in mano un notes “rilegato in cuoio marocchino” e legge le frasi incriminate, pronunciate, in varie circostanze, da padre Chisholm.

La prima: “Non pensate che il paradiso sia nel cielo… è nel cavo della vostra mano… è ovunque, è non importa dove”.

La seconda, pronunciata addirittura durante la Settimana Santa: “Non è detto che tutti gli atei abbiano ad andare all’inferno. Uno ne conobbi che all’inferno non ci andò. L’inferno è solo per coloro che sputano sulla faccia di Dio”.

Interessanti, molto interessanti le provocazioni del vecchio missionario del romanzo di Cronin.

La misericordia di Dio è molto più grande della nostra. Il paradiso sarà la festa di quella misericordia, sarà l’inattesa rivelazione del perdono, della grazia… Dio non molla i suoi figli, anche se sono atei. Bisogna proprio sputare sulla sua faccia di Padre.

Il paradiso è ovunque

Circa l’altra frase. In realtà, ci dice, siamo già in paradiso. Il paradiso è nel cavo della nostra mano. La nostra vita, spesso così dimessa, è nobilitata da quella misericordia. Siamo sempre figli di Dio. Sempre. Quando lavoriamo, quando viviamo i nostri rapporti con gli altri, quando ci accorgiamo dei loro dolori, quando li rendiamo più felici condividendo la loro felicità…

I santi, in questo, sono i nostri modelli. Modelli insieme da imitare, ma “a modo nostro”. Nessun santo è perfettamente imitabile. È meglio che il santo non sia troppo “vicino”. Il santo mi dice: “fai a modo tuo, quello che io ho fatto a modo mio: ama il Signore e i fratelli…”. I santi sono un appello alla libertà, ad essere liberamente, gioiosamente figli, come lo sono stati loro.