Quando la bussola perde l’orientamento. Gli ultratradizionalisti, la tradizione e la Chiesa

Allibito. Non trovo termine migliore per esprimere il mio sentimento di fronte a quanto riportato da certi siti di ultra-tradizionalisti “cattolici”. Una accozzaglia di espressioni colme di presunzione di possesso esclusivo (escludente!) della verità, di arroganza e di malcelata cattiveria. È decisamente interessante che autori che si pongono come difensori della fede cattolica autentica si permettano certe affermazioni.

Una visione esclusiva, escludente di verità

Lascio qualche assaggio di cotanta “saggezza”: Monsignor Mario Delpini, arcivescovo di Milano, definito “ambro-luterano” per aver affermato la necessità, dal mio punto di vista sacrosanta, di diminuire il numero delle Messe a favore di un maggior ascolto della Parola. Poi, a proposito del dialogo ecumenico nel quinto centenario della riforma luterana, uno studioso, riferendosi a Lutero, dice: “le cui letture spirituali protestanti declamate in una basilica cattolica farebbero il pari della lettura del Mein Kampf in una sinagoga”.

Alla faccia del dialogo ecumenico alla luce del Concilio! Poi, diversi attacchi a vescovi e studiosi, tra i quali stimati docenti nelle facoltà pontificie, tacciati di essere persone “a favore delle innovazioni che si battono contro la tradizione”.

Permettete, egregi signori. Io voglio bene alla Chiesa

Ora, signori “difensori della tradizione”, mi permetto il mio parere da semplice curato: non sono uno studioso eccelso; non ho nemmeno la licenza in Teologia… avevo quella da pesca ma è scaduta pure quella. Ma voglio bene alla Chiesa, pur con tutti i miei limiti e i tanti peccati! Non offendetevi, ma credo sia la Chiesa che ha disperato bisogno di difendersi da voi!

Perché se la tradizione è il “si è sempre fatto così”, se i vescovi da difendere perché paladini della tradizione autentica sono quelli che vanno vestiti da alberi di Natale, con chiroteche e mantelli purpurei lunghi metri e metri con tanto di chierici in tricorno che li sostengono, c’è qualcosa che non va.

La nostra non è la Tradizione

Non mi soffermo poi, anche se avrei molto da dire (e da ridire) sulle esternazioni riguardanti Amoris Laetitia e il suo tentativo di aprire mente e cuore alle ferite di molti fratelli e sorelle: un concentrato di fariseismo contemporaneo. No, signori, la vostra non è la tradizione autentica. La Tradizione è la trasmissione di quel Vangelo che sa parlare alle donne e agli uomini di ogni tempo, con l’aiuto dello Spirito del Signore. La Tradizione della Chiesa è viva e richiede un cuore aperto, non rigido.

Certo, per comprendere questo, abbiamo bisogno di una continua e quotidiana conversione, che ci permetta di ricordare e credere alle parole di Gesù: “io sono la via, la Verità e la vita; nessuno viene al Padre se non per mezzo di me”. È il Signore che dobbiamo seguire, non una bussola che ha perso l’orientamento. Le chiroteche, guanti preziosi utilizzati dai vescovi molti decenni fa, lasciamole nei musei: noi sporchiamoci le mani nella storia dell’uomo, che è anche storia di Dio.