Il pellegrinaggio della Caritas diocesana con 50 «invisibili» ad Assisi: «È un richiamo a scoprire il valore dell’essenzialità»

Papa Francesco esprime il desiderio che “le comunità cristiane, nella settimana precedente la Giornata Mondiale dei Poveri, che quest’anno sarà il 19 novembre, si impegnino a creare tanti momenti di incontro e di amicizia, di solidarietà e di aiuto concreto”. Lo scrive nel messaggio intitolato Non amiamo a parole ma con i fatti.

Per questo motivo la Caritas Diocesana Bergamasca ha deciso di promuovere un pellegrinaggio ad Assisi per cinquanta persone povere che vivono in situazione di disagio e sono ospiti dei dormitori e mense della Caritas. Questo pellegrinaggio si è svolto il 13 e 14 novembre 2017. La scelta di andare ad Assisi è stata significativa, in quanto il Papa nel suo messaggio riconosce l’esemplarità di san Francesco d’Assisi nei confronti dei più poveri: “Egli non si accontentò di abbracciare e dare l’elemosina ai lebbrosi, ma decise di andare a Gubbio per stare insieme con loro. Lui stesso vide in questo incontro la svolta della sua conversione: «Quando ero nei peccati mi sembrava cosa troppo amara vedere i lebbrosi, e il Signore stesso mi condusse tra loro e usai con essi misericordia. E allontanandomi da loro, ciò che mi sembrava amaro mi fu cambiato in dolcezza di animo e di corpo» (Test 1-3: FF 110). Questa testimonianza manifesta la forza trasformatrice della carità e lo stile di vita dei cristiani”.

Inoltre il Papa ricorda che San Francesco fu “testimone della genuina povertà” e, “proprio perché teneva fissi gli occhi su Cristo, seppe riconoscerlo e servirlo nei poveri”.

 

Cosa significa per un povero andare ad Assisi?

È un’occasione per valorizzare la parte povera di ciascuno, un richiamo a riscoprire il valore dell’essenzialità, fatto stile di vita dal Poverello d’Assisi. Essere poveri di beni materiali non equivale a essere poveri spiritualmente. Un povero a volte dà esempi di carità superlativi, come la vedova che nel Vangelo dona al Tempio una piccola moneta, che per lei rappresentava tutto ciò che aveva per vivere in quella giornata.

Cosa abbiamo scoperto noi?

Tornati a Bergamo abbiamo scoperto che è possibile avvicinare il povero al bello. Lo abbiamo vissuto in questi due giorni. La Basilica di san Francesco è meravigliosa , Cimabue e Giotto padroni indiscussi delle pareti con i loro affreschi toccanti e didascalici mostrano passaggi cruciali della vita di San Francesco e di Gesù. Abbiamo pregato davanti alla tomba del santo,  in un sentito momento di silenzio. Il Duomo con la sua imponente facciata medievale ha colto tutti di sorpresa. La ciliegina sulla torta è stata la Basilica di santa Chiara. Due giorni intensi. Toccata e fuga si può dire.

Avvicinare il povero al bello ci apre ad un’altra prospettiva. Per esempio: il kintsugi è una pratica giapponese con cui attraverso l’utilizzo dell’oro si rattoppano le crepe di ceramiche e porcellane, si passa così con questa arte ad ottenere dai cocci un nuovo oggetto più bello e di maggior valore. Allo stesso modo, le donne e gli uomini che noi volontari abbiamo accompagnato si sono comportati meravigliosamente bene.

Portare i nostri poveri ad Assisi ad ammirare gli affreschi di Giotto e Cimabue e ad ascoltare la vita esemplare di san Francesco ci commuove, ci affascina e ci trasforma tutti in persone più belle più ricche spiritualmente.

 

I volontari Vittorio, Alex, Effrem