Basta parole: associazioni, sindacati e centri antiviolenza a Bergamo chiedono azioni concrete

Sono già 474 le donne che nei primi nove mesi del 2017 si sono rivolte ai centri antiviolenza di Bergamo e Treviglio per chiedere aiuto. Un numero significativo e in crescita, che però dà solo un’idea del fenomeno: parlarne è difficile, arrivare a una denuncia ancora di più e la maggior parte dei casi affonda nel silenzio. In occasione della Giornata contro la violenza delle donne del 25 novembre, il 23 in città si svolgerà un corteo a partire dal piazzale della stazione ferroviaria dalle 17,30.La manifestazione è promossa da quindici associazioni del territorio provinciale, in collaborazione con i tre sindacati confederali e le istituzioni locali. È un’iniziativa di mobilitazione, un segno per chiedere risposte concrete alla violenza di genere: lo slogan, infatti è «Basta parole».

Il corteo è stato organizzato per giovedì 23 in modo da non sovrapporsi all’appuntamento nazionale che si svolgerà a Roma sabato 25. Ci sarà un presidio a partire dalle 17.30 nel Piazzale della Stazione di Bergamo. Nei giorni scorsi allo Spazio Viterbi della Provincia di Bergamo l’iniziativa è stata illustrata da Luisella Gagni per conto di CGIL, CISL e UIL, Federica Poli per Non una di meno Bergamo, Oliana Maccarini in rappresentanza dei centri anti-violenza e, per conto delle istituzioni, Isabel Perletti, consigliera di parità della Provincia di Bergamo.

Aderiscono all’iniziativa: Adesso donne 3.0; Aied Bergamo; Arcilesbica XX Bergamo; Associazione Aiuto Donna Uscire dalla Violenza; Associazione Dòne de Térem; Associazione Fiordiloto contro la violenza e maltrattamento alle donne; Casa delle donne Treviglio; Centro antiviolenza sportello donna Sirio Treviglio; CGIL-CISL-UIL; Commissione Pari Opportunità Provincia di Bergamo; Conferenza provinciale donne PD Bergamo; Consigliera di Parità Provincia di Bergamo; Consiglio delle donne Comune di Bergamo; Donne in nero; Donne per Bergamo; Fuori dal coro; I.F.E. Italia iniziativa femminista europea; Non una di meno Bergamo; Politeia; UDI – Unione Donne in Italia.

Nel manifesto legato all’iniziativa si legge una dichiarazione d’intenti che può essere un punto di partenza, appunto, per molte azioni concrete, a partire dall’ambito educativo.

«SIAMO STANCHE DI PAROLE»
Vogliamo concretezza: un lavoro serio, continuato ed incisivo sul tema da parte delle Istituzioni.
LA VIOLENZA DI GENERE È UN PROBLEMA DI TUTTA LA SOCIETÀ
Il fenomeno è strutturale, investe tutti i settori della società e il femminicidio è solo la punta di un iceberg.
È NECESSARIO UN NUOVO LINGUAGGIO
Basta con le parole sessiste, che discriminano e rappresentano le donne come oggetti o come vittime compiacenti e passive. Non esistono “delitti passionali” né “raptus di follia”, la violenza è un fenomeno sociale e come tale va raccontato.
BISOGNA PARTIRE DALLA FORMAZIONE
L’educazione alle differenze deve diventare strumento fondamentale per il superamento degli stereotipi e della cultura della violenza. La scuola pubblica è lo spazio in cui insegnare il rispetto e un nuovo modo di intendere il femminile e il maschile.
L’AUTONOMIA È FONDAMENTALE
Quella dei centri antiviolenza, luoghi di trasformazione culturale e di supporto per le donne maltrattate, e quella delle donne stesse, che devono essere libere di decidere del proprio corpo, del proprio tempo e della propria sessualità.
VOGLIAMO DIRITTI
Chiediamo l’applicazione piena della Convenzione di Istanbul, documento europeo che tutela le donne dalla violenza e dal sopruso maschile, e di tutte le leggi che già esistono per supportare e proteggere le donne maltrattate.

Intanto a livello nazionale a seguito di un confronto tra la Consulta femminile del Pontificio Consiglio della cultura – istituita nel 2014 dal cardinale presidente Gianfranco Ravasi e riunitasi il 21 novembre – la sottosegretaria di Stato alla Presidenza del Consiglio con delega alle pari opportunità, Maria Elena Boschi, e la consigliera della sottosegretaria in materia di pari opportunità, Lucia Annibali hanno parlato anche di violenza sulle donne, femminicidio, stalking, stereotipi di genere, e di iniziative e progetti concreti per promuovere le pari opportunità e tutelare il ruolo e la dignità delle donne nella società. Con la nuova campagna di comunicazione realizzata dal Dipartimento per le pari opportunità per promuovere il 1522, il numero pubblico gratuito antiviolenza e antistalking, “abbiamo inteso incoraggiare le donne vittime di violenza e di stalking a ‘sbloccare il coraggio’ per denunciare tramite il numero gratuito 1522”, ha spiegato Boschi richiamando il “primo G7 sulle pari opportunità da poco conclusosi a Taormina”. “Più fondi, negli anni, sono stati stanziati per i centri antiviolenza e le case rifugio per le donne vittime di violenza – ha concluso la sottosegretaria -, mentre in settimana presenteremo in conferenza unificata il nuovo piano triennale antiviolenza e in conferenza Stato-Regioni le linee guida sanitarie per le donne vittime di violenza”.