Avvento. La nostra lunga vigilia

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: “Fate attenzione, vegliate, perché non sapete quando è il momento. È come un uomo, che è partito dopo aver lasciato la propria casa e dato il potere ai suoi servi, a ciascuno il suo compito, e ha ordinato al portiere di vegliare…” (Vedi Vangelo di Marco 13, 33-37)

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Si stanno avvicinando, per Gesù, i giorni della Passione e della morte. Mentre la sua vita volge alla fine, Gesù parla della fine di tutto, gli “escata”, gli “ultimi avvenimenti”. È il “discorso escatologico”, nella versione di Marco, il vangelo che dominerà l’anno liturgico che inizia oggi, prima domenica di Avvento.

“Vegliate”

Gesù ha descritto con immagini impressionanti la fine di tutte le cose. Ora, nel passaggio del Vangelo di questa domenica, fa ai suoi amici alcune raccomandazioni, su come affrontare quella fine. La parola dominante – nel passaggio brevissimo del vangelo viene ripetuta quattro volte – è “vegliare”.

Quando il Vangelo di Marco viene scritto era ancora viva, a tratti febbrile, l’attesa del ritorno del Signore, ritorno che molti ritenevano imminente. Ma il tempo passa e il Signore non torna. Non deve però, con questo, cessare lo stato d’animo dell’attesa. I cristiani anzi dovrebbero sentirsi e sentire come una sentinella che veglia nella notte. La veglia iniziava alle sei di sera fino alle nove, poi un’altra sentinella montava la guardia dalle nove a mezzanotte, un’altra dalla mezzanotte alle tre, un’altra dalle tre alle sei. Così usavano i Romani. La vita del cristiano è un’instancabile turno di veglia. Non si sa quando il signore verrà, durante quale turno di veglia “se alla sera o a mezzanotte o al canto del gallo o al mattino”. Non si fa altro che aspettare: la vita di tutti i cristiani e non solo dei pochi amici di Gesù, tutta la vita e non solo quella che viviamo adesso.

Il vuoto della notte e la sorpresa del mattino

Si aspetta, ma si aspetta il Signore. Ma del Signore si sa poco. Non si sa quando arriverà e non si sa neppure come sarà quel Signore che aspettiamo, il Signore della gloria. Questo margine misterioso della nostra attesa è paradossalmente il suo aspetto più attrattivo. Il nostro poco sapere, infatti, ci predispone alla sorpresa. Sarà una meravigliosa, strepitosa festa quando il Signore ritornerà.

E quella festa così piena dà senso alla fatica e ai vuoti dell’attesa. La nostra vigilia è lunga. Ma è una vigilia e il buio della notte rende ancora più intensa l’attesa dell’aurora, quando, finalmente, il sole arriverà.