Il ballo del mattone: procedure più semplici per liberarsi delle case che nessuno vuole più

Semplificare le procedure per… liberarsi degli immobili che non si vogliono più. Se non è il mondo capovolto, poco ci manca. Il mattone è sempre stato una garanzia, la solidità su cui si basavano i nostri patrimoni, la sicurezza economica delle famiglie. Gli italiani, poi. Popolo di prime case (8 su 10) e di molte seconde case, possibilmente in località turistiche.
Fare un mutuo era un passaggio obbligato verso la sicurezza: un tetto, e poi si vedrà. Capita però di arrivare nell’Italia della crescita demografica zero; del figlio unico se c’è; dei borghi nelle montagne e nelle campagne, dei quartieri più degradati, delle aree meno sviluppate del Paese che si spopolano, che vengono pian piano abbandonati.
Chi frequenta le Basse padane, ha familiarità con le migliaia di edifici sparsi per le campagne, in stato di abbandono: i mattoni rossi che perdono i tetti, che vengono invasi dalle sterpaglie. Non hanno valore economico perché non v’è alcuna richiesta di essi.
Chi gira per buona parte degli Appennini, ma anche per alcune vallate alpine, per certe zone collinari non baciate dall’economia o dal turismo, vede borghi antichi e contrade in via di totale spopolamento. Edifici anche pregevoli lasciati lì: chi li abitava se n’è andato, e anche in questo caso non esiste richiesta da parte del mercato immobiliare.
Ma la casa, per il Fisco, rimane un bene fortemente tassabile: a cominciare da Imu e Tasi, in particolare poi se sono “seconde case”. Così il governo sta cercando di venire incontro a queste situazioni, creando modalità di “fuga” agevolate dal mattone che è diventato solo un peso economico per i bilanci di molti italiani. Si pensi solo a certe proprietà lasciate in eredità a più soggetti, alcuni dei quali completamente disinteressati al bene stesso.
Perché anche dire addio al mattone ha il suo bel costo: il notaio anzitutto, poi il Fisco che arriva rapace e voglioso di tasse varie. Ma ormai quel mattone è solo impasto di argilla, pietra senza il vero calore di una casa, legno abitato dalle tarme e non dagli umani. E ci si accorge che gli immobili sono una sicurezza solo se hanno – e finché hanno – un valore di mercato.
Attenzione, infine: certe aree del Nord sono sempre più ricche di capannoni abbandonati, di aziende che hanno chiuso tutto, compreso l’edificio che le ospitava. Per non parlare delle botteghe, soprattutto quelle nei quartieri e nei paesi. Pian piano tirano giù le serrande, rimanendo lì come ricordo di un’Italia che sognava il negozietto, prima che diventasse un incubo invendibile e schiacciato dai centri commerciali.Nicola Salvagnin