In viaggio nel Far web. Il lato oscuro dei social ha inquinato la rete

Un libro suggerisce cosa fare, e cosa non fare, per abitare un luogo – la Rete – che può spesso rivelarsi ostile e rabbioso.
Il giornalista Matteo Grandi ha scritto un libro che, viste le attuali, continue, notizie provenienti dal web come spazio di aggressioni verbali, odio, diffamazioni, fake news, è estremamente attuale. Si tratta di “ Far web. Odio, Bufale, bullismo. Il lato oscuro dei social” (Rizzoli), dove la rete viene raccontata come luogo inquinato, che “ha deragliato rispetto ai presupposti di partenza, dove la gente sfoga la propria rabbia, le proprie frustrazioni, arrivando persino a cambiare personalità, visto che sui social media le persone fanno e dicono cose che non farebbero o direbbero nella vita reale”.
Molteplici sono oggi i luoghi dell’odio: si va da Twitter, “dove l’insulto scatta in maniera automatica perché la sintesi incentiva l’offesa”, a Facebook, “dove spesso vengono presi di mira, anche grazie al fenomeno dei gruppi chiusi, donne, migranti, omosessuali, disabili”. Per arrivare poi a Instagram, dove imperversa “il meccanismo dell’invidia e dove a essere bersagliati, invece, sono attori o celebrità, ma anche gente comune, presi di mira per l’ostentazione del loro stile di vita”. E se chi è molto noto riesce più facilmente a difendersi, facendo leva sulla propria notorietà, a essere maggiormente colpite sono spesso le persone comuni, per le quali una denuncia può essere più difficile, oltre che molto costosa. Attraverso i consigli di esperti, il libro suggerisce cosa possiamo concretamente fare per difenderci dalle aggressioni verbali di cui è facile essere bersaglio.
Una regola aurea è quella del “don’t feed, non alimentare la polemica, perché chi offende spera proprio di entrare nella lotta nel fango. Attaccano per avere una cassa di risonanza, per cercare importanza”: quasi sempre inutile cercare di dialogare, anche pacificamente, anche perché generalmente le persone che attaccano sono spesso “persone che hanno una struttura di personalità antisociale, che conoscono l’aggressività come unica modalità. E quindi in qualche misura godono nel vedere la sofferenza altrui, che spesso la risposta esprime”, afferma Laura Sciuto, psicologa clinica ed esperta di psicosomatica.
Se proprio gli attacchi sono troppo pesanti, buona regola è quella di segnalare tutto ciò alla piattaforma, ma purtroppo, come scrive Matteo Grandi, “non sempre la segnalazione e la richiesta di rimozione dei contenuti funziona. Da un esperimento condotto dall’Associazione Carta di Roma, è risultato che non solo i contenuti non vengono rimossi in 24 ore, ma la percentuale di quelli rimossi si attesta intorno al 29%. È stato calcolato anche che un controllore di Facebook ha circa 10 secondi per capire se un post è violento o no, immaginiamoci di fronte alla satira cosa possa fare”.
Infine, tanta attenzione nei confronti degli adolescenti, le prime vittime del Far web. “Le aggressioni verbali”, spiega Laura Sciuto, “possono causare ansia e depressione. Occhio ad alcuni sintomi, come un aumento e una perdita di peso, un abuso di sostanze, ma anche emicrania cronica, dolori articolari e muscolari, disturbi del sonno. È facile inoltre che la vittima di questi attacchi manifesti vergogna e paradossale senso di colpa. Probabile che creda realmente di fare schifo così come gli viene detto e spera che magari, cambiando, i persecutori possano smettere, quando invece gli aggressori attaccano quasi sempre senza motivo. Fondamentale in questi casi è chiedere aiuto”. E, soprattutto da parte dei genitori, “sorvegliare” sui propri figli e difenderli da tutto questo.